21 giugno 2021

Bancomat, la giungla quotidiana

Sono sempre di più gli sportelli automatici che chiudono, mandando in crisi una quotidianità che ormai in Italia aveva raggiunto e superato i 36milioni di carte attive. Sulla situazione l’Antitrust ha annunciato un’inchiesta

Autore: Antonio Gigliotti
Una targa in marmo sull’edificio che ospita la Barclays Bank, a Enfield Town, Londra, ricorda ancora una data epocale per il mondo bancario, che ormai rischia di diventare archeologia: il primo prelievo di denaro contante da un distributore automatico. Era il 27 giugno 1967: nove anni dopo il primo esemplare del bancomat primordiale compare anche in Italia, all’esterno di un’agenzia della Cassa di Risparmio di Ferrara.

Da allora per le carte di debito e credito è stata una crescita continua, accompagnata da possibilità sempre più capillari di servizi che permettono di fare a meno del denaro in tasca, seguendo la teoria universalmente accettata che limitare quanto più possibile il contante equivale a spezzare le reni al sommerso. Nel 2014, la battaglia contro la diffidenza dei risparmiatori che ancora vedevano la tessera in plastica come il diavolo in persona è dichiarata vinta in modo definitivo: nel nostro Paese circolano oltre 36milioni di carte attive, con una crescita costante del +15% annui. A loro disposizione 53,3mila sportelli ATM, da cui partono 840milioni di prelievi e 1,3 miliardi di pagamenti.

Ma fra gli sconquassi della pandemia, una sorta di mareggiata che ritirandosi mostra i danni lasciati sul terreno, ci sono anche gli sportelli bancomat, che ormai chiudono con la stessa velocità con cui erano nati, lasciando lo sconcerto fra i correntisti, ma soprattutto facendo segnalare code chilometriche fuori dai pochi sportelli ancora aperti. In realtà, il processo di erosione è iniziato parecchi anni fa, ai tempi del fallimento “Lehman Brothers” e proseguito in modo costante, con un picco di chiusure che solo lo scorso anno nel nostro Paese ha messo i sigilli a 831 sportelli bancari automatici. La colpa, come accennato, è l’ennesima conseguenza dei lunghi mesi di lockdown, che per le banche ha avuto come conseguenza un’eccessiva liquidità dai costi di gestione troppo elevati. Tutto questo, insieme all’aumento esponenziale degli acquisti online e all’introduzione di programmi come il cashback e la lotteria degli scontrini, hanno fatto il resto, mostrando un mondo possibile in cui non solo i contanti sono scomparsi, ma anche le carte bancarie equivalgono a un ricordo.

Secondo i dati della Banca d’Italia, nel 2019 su tutto il territorio nazionale si contavano 23.841 filiali, una ogni 2.522 abitanti, malgrado per 7.904 piccoli comuni uno sportello bancomat resti ancora oggi un sogno ad occhi aperti. E ancora peggio andrà nel prossimo futuro, visto che diverse regioni stanno perdendo in modo graduale il numero di filiali: in Valle d’Aosta si è passati da 79 a 74 e in Liguria 677 dalle 638. Seguono nella classifica dei casi più eclatanti Abruzzo, Emilia Romagna, Basilicata, Sicilia, Friuli, Piemonte, Umbria, Sardegna e Lazio. A guidare la chiusura il gruppo inglese ING, che ha annunciato al 1,5 milioni di propri correntisti la chiusura dal prossimo 1° luglio di 63 fra casse automatiche e filiali, che scendono da 30 a 23. Mentre Fineco ha intenzione di chiudere i conti su depositi superiori a 100mila euro e UniCredit e Widiba annunciano un deciso aumento sul costo dei servizi.

A pagare le spese del nuovo scenario – ovviamente – è il gran popolo dei correntisti, costretto a ricorrere agli sportelli di altre banche, pagando commissioni a volte assurdamente alte. Qualche soluzione, tuonano le associazioni in difesa dei consumatori, si può tentare prelevando grosse somme, per ammortizzare il costo del prelievo, oppure l’esatto opposto, limitare ancora di più l’uso del contante in favore di carte di credito, debito e prepagate, e dei nuovi metodi di pagamento elettronici come Google Pay ed Apple Pay, formule collegate alle carte e prive di spese di commissioni. Per finire con il “catenaccio” da giocare in difesa: individuare conti correnti online privi di canoni mensili e commissioni, o ancora spostare il proprio conto in un istituto che (al momento) sembra disporre di sportelli sufficienti nella propria città.

Sulla questione si sono accesi i riflettori dell’Antitrust, che ha annunciato entro la fine dell’anno una profonda verifica della nuova tendenza bancaria, per valutare un’eventuale tentativo di falsare la concorrenza. E di conseguenza si è mossa anche la Bancomat SpA – consorzio leader del mercato italiano – che promette una revisione dei costi, spingendosi fino alla possibile abolizione delle commissioni interbancarie. Ma fino ad allora, meglio navigare a vista.
 © Informati S.r.l. – Riproduzione Riservata
Iscriviti alla newsletter
Fiscal Focus Today

Rimani aggiornato!

Iscriviti gratuitamente alla nostra newsletter, e ricevi quotidianamente le notizie che la redazione ha preparato per te.

Per favore, inserisci un indirizzo email valido
Per proseguire è necessario accettare la privacy policy