Il primo desiderio degli italiani, si sa, è avere una casa di proprietà. L’amore per il mattone tramandato dai nostri nonni e bisnonni. Ma sembra proprio che dovremo fare i conti con il fatto che questo desiderio sia, ormai, diventato solo un sogno impossibile.
I dati ISTAT rivelano un andamento in forte calo per il settore immobiliare residenziale in tutta Italia, sia nei piccoli centri che nei grandi centri. Calano le compravendite del 11% e i mutui addirittura del 31% su base annua. Dato questo che non sorprende, considerata la situazione attuale di incertezza e l’aumento dei tassi di interesse da parte della BCE (Banca Centrale Europea).
I dati dall’ISTAT sulle compravendite si basano sugli atti notarili e mostrano una forte contrazione del settore immobiliare residenziale rispetto al periodo gennaio-marzo 2022.
Nel primo trimestre 2023 le convenzioni notarili di compravendita e le altre convenzioni relative ad atti traslativi a titolo oneroso per unità immobiliari sono infatti 210.691 (-5% rispetto al trimestre precedente e -11% su base annua).
Il 93,9% dei trasferimenti di proprietà è relativo al settore residenziale (con 197.547 atti), il 5,9% a immobili a uso economico (con 12.474 atti) e lo 0,3% le convenzioni a uso speciale e multiproprietà (con 670 atti).
Rispetto al primo trimestre 2022, quindi, le transazioni immobiliari diminuiscono del’-11,6% nel comparto abitativo e aumentano dell’1,6% nell’economico.
La conferma dai dati dell’Agenzia delle Entrate - Lo stesso andamento era stato certificato anche dall’Agenzia delle Entrate che aveva evidenziato un calo nelle vendite di case, nei tre mesi successivi da aprile a giugno 2023, del -16%. Un calo più o meno sempre atteso, visto l’aumento continuo dei tassi di interesse che rendono sempre meno accessibili i mutui e poco sostenibili le rate mensili. L’Osservatorio dell’Agenzia delle Entrate fa notare che nel secondo trimestre del 2023, nel settore residenziale, sono state vendute 184.000 abitazioni, circa 35.000 in meno rispetto allo stesso periodo del 2022. A livello nazionale, le compravendite di abitazioni diminuiscono maggiormente nei comuni capoluogo, -17,2% (circa 12.000 abitazioni scambiate in meno rispetto al secondo trimestre 2022), ma subiscono una decisa flessione anche nei comuni minori, -15,4%.
L’andamento è in calo e generalizzato a livello territoriale, da Nord a Sud - Il settore residenziale segna variazioni percentuali negative, su base annua, in tutta Italia: Nord-ovest -16,5%, Centro -16,0%, Nord-est -7,8%, Isole -4,9% e Sud -4,6%.
Il settore economico cresce nel Sud (+5,5%), nel Nord-est (+2.8%), nelle Isole (+1,0%) e nel Nord-ovest (+0,7%), mentre diminuisce nel Centro (-1,8%).
Nel settore abitativo le compravendite si riducono sia nei grandi come nei piccoli centri (rispettivamente -18,3% e -6,4%); in quello economico, al contrario, aumentano (rispettivamente +1,5% e +1,6%).
Cosa è successo ai mutui – L’ISTAT dichiara che “ Nel primo trimestre 2023 il mercato immobiliare prosegue e accentua l’andamento in ribasso già osservato, sia a livello tendenziale sia congiunturale, nel terzo e quarto trimestre 2022. Dopo otto trimestri consecutivi di crescita, registrati tra il terzo trimestre 2020 e il secondo trimestre 2022, gli ultimi tre evidenziano una contrazione che è trainata principalmente dall’abitativo, settore di spinta dell’intero mercato immobiliare”.
Tradotto in numeri, le convenzioni notarili per mutui, finanziamenti e altre obbligazioni con costituzione di ipoteca immobiliare sono 73.582 (-12,6% rispetto al trimestre precedente e -31% su base annua). E il calo interessa tutto il territorio italiano.
Compravendite previsioni fino al 2026 - L'Osservatorio sul mercato immobiliare di Nomisma conferma i dati ISTAT e prevede una chiusura d’anno con 684 mila compravendite (contro le 780 mila del 2022), con un calo del 16 per cento nel solo quarto trimestre, mentre per il 2024 si stimano 624 mila compravendite, per il 2025 602 mila e per il 2026 608 mila.
Calano le compravendite e aumentano gli affitti - L'Osservatorio Nomisma fa notare che parte della domanda circa il 7,3%, non potendo acquistare un immobile per la difficoltà ad ottenere prestiti dalle banche e per l’aumento dei prezzi, vira verso le locazioni, provocando come conseguenza l’aumento dei prezzi degli affitti. Alla domanda abitativa si aggiunge infatti quella universitaria, turistica e di altro genere, determinando una carenza di offerta e alimentando la spirale degli aumenti dei canoni di affitto. Milano è la città con l'aumento maggiore dei prezzi di vendita degli immobili (+1,3%), mentre Bologna la più cara negli affitti (+5%). Il report di Nomisma, che analizza le performance immobiliari delle 13 principali aree urbane dello Stivale (Bari, Bologna, Cagliari, Catania, Firenze, Genova, Milano, Napoli, Padova, Palermo, Roma, Torino e Venezia), fa notare come il calo del mercato immobiliare residenziale è dovuto a vari fattori, tra tutti: l’aumento dei tassi di interesse della BCE e la mancata indicizzazione dei redditi (ossia, i prezzi salgono per tutti i beni e gli stipendi restano fermi) e le accresciute difficoltà di accesso al credito derivante dall’impennata del costo del denaro. Insomma, queste difficoltà, riscontrate dalle famiglie italiane, hanno trasformato l’affitto in una necessità e non più una scelta. E, così, della casa ci rimane solo il sogno.