6 luglio 2024

Chronoworking, come lavorare seguendo i bioritmi

Negli Stati Uniti è un trend in crescita che piace a tutti e alza il livello di produttività. Come funziona e quali vantaggi offre

Autore: Germano Longo
“Nine to five”, dalle nove alle cinque. Così si intitolava una simpatica commedia degli anni Ottanta con protagoniste tre donne (Jane Fonda, Lily Tomlin e Dolly Parton) dipendenti di una grande azienda tiranneggiate da un capufficio maschilista.

Nel titolo, era racchiuso un orario di lavoro adottato nel mondo intero ovunque ci fosse un ufficio e degli impiegati, ma che a 44 anni di distanza dal film sembra ormai pronto ad andare in pensione. A darne notizia per primi lA “BBC” e il “Financial Times”, che di recente ha dedicato un’ampia inchiesta all’ingresso del mondo del lavoro in una fase definita “asincrona”.

Per cominciare, non sbaglia affatto chi pensa si tratti ancora una volta delle tante conseguenze a lungo rilascio della pandemia, a sua volta colpevole di aver mostrato al mondo le delizie dello smart working.

Il quotidiano finanziario britannico spiega in pratica quanto il mondo del lavoro si stia spostando ancora una volta verso un confine fino a pochi anni fa impossibile anche solo da immaginare: poter scegliere di lavorare dove e quando si vuole.

La parola d’ordine è “Chronoworking”, termine ideato dalla giornalista inglese Ellen Scott per raccontare contratti di lavoro con orari che si basano su bioritmi e i livelli di energia di ogni lavoratore, diversi uno dall’altro.

Negli States, dove certe aperture mentali passano con più facilità, sono ormai numerose le aziende che hanno approntato spazi virtuali di lavoro aperti 24 ore su 24 in cui ognuno può accedere senza alcun limite, scegliendo ritmi e orari della giornata pennellati su impegni ed esigenze personali.

E malgrado possa sembrare un azzardo, a conti fatti l’idea sembra funzionare, almeno così confermano aziende e imprese che hanno accettato l’esperimento, quasi stupite nell’ammettere che la produttività è aumentata e la felicità dei dipendenti anche.

Uno stato tra l’euforia e la soddisfazione ammesso dall’84% degli intervistati di un sondaggio, appagati dall’aver trasformato il proprio contratto di lavoro dettagliato in orari precisi in un concetto liquido e personalizzato come un abito di sartoria.


Per essere ancora più precisi, il “cronolavoro” piace a tutti, in modo trasversale: il 90% dei Millennials ne è entusiasta, l’80 della Gen Z anche, l’82% della Gen-X gongola e perfino il 79% dei “Boomers” applaude. “Grazie a questa modalità, un professionista non solo guadagna flessibilità nella sua vita personale, ma può anche adattare il proprio orario lavorativo in base a quello che ritiene essere il momento più produttivo della sua giornata – assicurano alla “Robert Walters Italia” -questo è un modello ricercato soprattutto dai profili senior con responsabilità familiari e dai profili junior del settore tecnologico, che sono sempre più inclini alla flessibilità”.

Un territorio nuovo e del tutto inesplorato che come primo passaggio ha richiesto il sacrificio di call e meeting aziendali, roba noiosissima che portava via ore e ore, favorendo al contrario l’avvento di nuovi strumenti come pro-memoria dettagliati per ognuno dei collaboratori sparsi per il mondo, brevi video esplicativi e documenti condivisi. Una strada nuova che secondo il sondaggio “New World of Work”, realizzato in Inghilterra, sembra aver convinto il 44% delle aziende interpellate, pronte a testare orari di lavoro sempre più flessibili e a cui sarebbero già pronti ad adeguarsi colossi come “Airbnb” e la californiana “Coinbase”, spinti dall’esperienza più che positiva di “GitHub”, servizio di hosting passato qualche anno fa sotto il controllo di Microsoft dove più di 3mila dipendenti lavorano quando gli pare e spesso sfruttano le ore notturne per condividere informazioni e documenti con colleghi dall’altra parte dell’oceano, annullando di fatto gli ostacoli di fuso orario a cui invece obbligava il canonico orario dalle 9 alle 17.

Perfino gli esperti non sembrano avere dubbi: siamo di fronte ad una vera rivoluzione del lavoro che presenta più vantaggi che lati oscuri. Da una parte la possibilità di un impegno flessibile che permetta di fare pace con la vita privata, la scomparsa dello stress da ufficio e un rapporto migliore e più produttivo fra colleghi.

Dall’altra, le solite controindicazioni: perdita del rapporto umano, rischio di incomprensioni e diminuzione delle possibilità di brainstorming.
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