Un governo in carica solo per il disbrigo degli affari correnti, una maggioranza ormai sfilacciata, alleanze rotte e incertissime elezioni in vista per ottobre. Il dibattito di ieri in Senato arriva appena prima di importanti scadenze, finanziamenti e approvazioni che ora sembrano più lontani.
Primo fra tutti era previsto a giorni un nuovo decreto anti-rincari, per il quale si era riusciti a raggiungere la cifra di finanziamento senza scomodare scostamenti. Senza una maggioranza esecutiva, però, l’intervento dovrà essere ridimensionato, al limite prorogando sconti fiscali già esistenti o in scadenza, come i crediti d’imposta per imprese energivore e gasivore, piccole imprese e carburanti. Considerando, per esempio, che anche i tagli da 30 centesimi sulle accise carburante cadranno entro fine agosto, senza interventi.
Per altri importanti temi, discussi e dibattuti ai tavoli di lavoro nelle scorse settimane, bisognerà attendere la linea del nuovo governo. Operativo, con stime ottimistiche, non prima di metà novembre. Rimangono in stand-by, così, gli interventi per il potere d’acquisto delle famiglie a redditi più bassi o per innalzare le soglie del bonus sociale per le bollette.
A franare anche le possibilità di concludere per tempo i lavori tecnici per la seconda tranche del PNRR: se la scadenza di giugno è stata consegnata prima della crisi di governo, con il raggiungimento dei 45 obiettivi previsti, come ha riportato nella Relazione il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Garofoli, si attende ancora la puntigliosa verifica da Bruxelles per il versamento di oltre 24 miliardi. Sfumata poi, la possibilità di raggiungere per tempo, invece, i 55 previsti per la scadenza di dicembre, per altri quasi 22 miliardi.
Senza un Governo nelle sue piene funzioni si spacca anche il versante della programmazione di finanza pubblica, affacciandosi a un autunno che si prevede difficile per il rialzo dei tassi, in discussione oggi a Francoforte, e un inverno ancora più rigido per le incertezze in campo energetico e la corsa al rialzo dell’inflazione. A uno scenario già abbastanza disastroso, si aggiunge così la probabilissima prospettiva di non poter definire entro i tempi tecnici il programma di bilancio da inviare a Bruxelles entro metà ottobre, senza nuovi spazi per interventi in ambito fiscale.
Una legge di bilancio più che mai a rischio, con la possibilità di un esercizio provvisorio altamente probabile, visto che le elezioni non saranno possibili prima di ottobre. Impossibile dunque mettere mano al taglio del cuneo fiscale, per il quale erano già iniziate le trattative tra le parti sociali e il governo Draghi. In tema fisco sfumano anche nuovi interventi su Irpef, Irap e Iva.
Tutte manovre urgenti e necessarie, ricordate dall’uscente ex banchiere centrale nel suo discorso ai senatori. Una chiamata alla responsabilità alle parti politiche che ha trovato un pubblico sordo. Si ferma così anche la riforma sulle pensioni, che senza nuove misure dall’inizio del 2023 torneranno ad essere regolate dalla legge Fornero 2011.
Alla lista degli inadempimenti legislativi e istituzionali che questa crisi di governo porta con sé, non si può non citare il Superbonus, principale campo di scontro tra le forze di maggioranza e l’esecutivo. Con i titolari di crediti d’imposta ancora bloccati e nessun governo che, in tempi utili, possa far ripartire la macchina governativa.
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