Siamo italiani, armati di pazienza da default, ma ogni tanto questo Paese – a volte simile ad una puntata di “Art Attack”, in cui con forbici, carta e colla si tenta di inventare qualcosa - ha il potere di sorprenderci con effetti speciali.
La pandemia, com’è chiamata la centrifuga più potente dai tempi dell’estinzione dei dinosauri ad oggi, non ha solo travolto le economie, ridotto alla fame migliaia di famiglie, sconquassato intere categorie e azzerato i consumi. È stata capace anche di ingarbugliare questioni che non avevano alcun bisogno di essere ingarbugliate.
Si prenda come esempio il caso delle patenti di guida, uno dei tanti che si aggira silente nei gangli della burocrazia italiana. È stata l’Unasca, l’unione nazionale autoscuole e studi di consulenza automobilistica, ad accendere i riflettori su una situazione che sarebbe paradossale, se non fosse tipicamente italiana. Causa pandemia, che si aggiunge alle ferie dei dipendenti, giacciono inermi sulle scrivanie qualcosa come 359.165 fogli rosa di altrettanti italiani pronti a sottoporsi agli esami della Motorizzazione Civile, ma che stanno perdendo la speranza di avere fra le mani la licenza di guida. Si parla di almeno quattro mesi di attesa, ma pare sia meglio mettersi l’anima in pace e considerarne cinque o sei.
Un allarme lanciato guardando i dati forniti dalla stessa Motorizzazione, che al 22 giugno scorso parlava di 212.990 statini in scadenza il 30 ottobre, 146.132 prorogati al 31 dicembre e 43 destinati a spirare nell’anno nuovo. Calcolatrice alla mano, serviranno quasi sei mesi per smaltire gli oltre 9.000 fogli rosa di Firenze, così come per i 14.884 di Torino e i 6.901 di Vicenza, mesi che diventano 7 per i 2.900 di Pistoia e 8 per quelli di Como, quasi 6.000.
“I dati mostrano che serve anzitutto una proroga slegata dallo stato di emergenza nazionale e che ha origine dai mesi di lockdown del 2020 e poi delle zone rosse – ricorda Emilio Patella, segretario nazionale delle Autoscuole Unasca – occorre sbloccare urgentemente l’impiego degli esaminatori in quiescenza, che ha avuto il via libera con il Milleproroghe, ma che ancora non possono tornare in servizio. Infine, va tenuto presente che sin qui restiamo nel perimetro dell’emergenza, che però va superato con un atto di coraggio istituzionale. Unasca lo ripete ancora una volta: occorre che la figura dell’esaminatore sia slegata dagli altri compiti oggi svolti negli uffici della Motorizzazione e, cioè, diventare una professione a tempo pieno. Solo così ne usciremo, perché i cinque mesi che noi abbiamo calcolato di media, in Italia, comprese le legittime ferie del personale della Motorizzazione, presuppongono che la situazione resti cristallizzata al netto di nuovi pensionamenti e non si cumulino fogli rosa dai nuovi esami di teoria”.
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