Ci siamo: i primi effetti dell’impatto dell’IA sul mondo del lavoro iniziano a farsi sentire, lanciando presagi nefasti sul futuro prossimo. Secondo una ricerca presentata al WEF di Davos dalla “PwC”, acronimo di “PricewaterhouseCoopers”, multinazionale di imprese e servizi professionali presente in 158 Paesi, le prime categorie di lavoratori a rischio scomparsa sono quelle che riguardano chi lavora nel mondo dei media, dell’intrattenimento, delle banche e delle assicurazioni.
Secondo la ricerca, corredata da stime e percentuali, almeno un quarto delle aziende a livello mondiale prevede entro quest’anno un drastico taglio del 5% dei posti di lavoro sostituibili con le tante applicazioni ormai possibili dell’Intelligenza Artificiale generativa. Il 32% l’ha già fatto, e il 58% attende migliorie delle applicazioni prima di partire deciso con la sforbiciata alla forza lavoro. Dati che sono la diretta conseguenza delle intenzioni di 4.702 fra manager e dirigenti di 105 Paesi diversi.
A rimetterci di più, almeno al momento, dovrebbe essere il comparto che comprende media e informazione, seguito a poche incollature da assicurazioni e banche.
Ma c’è chi non è d’accordo con i preoccupanti numeri messi insieme dalla PwC: per il colosso bancario “Morgan Stanley”, seguito dalla banca privata svizzera “UBS” e la tedesca “Deutsche Bank”, lo tsunami di posti di lavoro non sembra così drammatico come potrebbe apparire. Anzi, al momento, l’ingresso dell’IA nel tessuto aziendale sembra essere molto lento, cadenzato e limitato a pochi casi ancora in fase sperimentale, non sufficienti a lanciare l’allarme e gettare nel panico intere categorie di professionisti.
Per essere precisi, più di qualche testo e poche immagini create da ChatGPT non si andrebbe, anche perché le perplessità e i rischi di inesattezze dovuti ad una fase tutto sommato ancora sperimentale dell’IA restano tanti, e la ricerca della sicurezza suggerisce verifiche e controlli finali da parte di dipendenti in carne e ossa. Come a dire che vanno bene le macchine, ma l’ok finale spetta sempre a un essere umano.
E anche se mai fosse, i compiti assegnati all’Intelligenza Artificiale sarebbero quelli considerati più pericolosi o noiosi, come la contabilità ordinaria o alcune mansioni già sostituite in alcuni stabilimenti negli Stati Uniti, dove l’impatto sulla forza lavoro è pressoché nullo.
Anzi, secondo un altro punto di vista, l’aumento della produttività – oltre a generare guadagni – potrebbe portare per assurdo alla necessità di assumere nuovo personale con mansioni di controllo e supervisione, con un saldo finale più che positivo per i livelli occupazionali del genere umano.
Ma fra due visioni divergenti di un futuro governato dalle macchine, che secondo qualcuno evocherebbe l’inizio di una realtà distopica simile a quella raccontata da pellicole come “Terminator”, restano le previsioni degli esperti, secondo cui è soltanto questione di mesi, prima di assistere ai tanto temuti effetti dell’avanzare inesorabile dell’IA. Sono un pop’ le previsioni di “Accenture”, il colosso statunitense della consulenza strategica e dell’outsourcing, convinta che a livello globale il 40% del tempo di lavoro attuale sarà appannaggio esclusivo dell’IA. “L’adozione dell’IA da parte delle aziende porterà a un consolidamento dei posti lavoro: l'aumento di produttività significa che saranno necessarie meno persone per svolgere gli stessi compiti - conferma un recente report – e la preoccupazione maggiore riguarda i posti di lavoro di persone non preparate all’utilizzo dell’IA generativa: da una parte nasce quindi la responsabilità individuale di aggiornarsi ai nuovi strumenti, dall’altra quella che tocca Governi e aziende, chiamati ad accompagnare la forza lavoro in questa trasformazione epocale”.
Le notizie, in effetti, sembrano dimostrarlo: “Duolingo”, il social network dedicato all’apprendimento delle lingue, ha da poco annunciato un taglio del 10% dei dipendenti, sostituiti da un’applicazione di IA in grado di gestire il traffico delle lezioni di lingua. E lo stesso vale per “Chegg”, società californiana dedicata all’istruzione, l’aiuto nei compiti per i ragazzi e il noleggio di libri di testo, che a breve farà a meno del 4% delle proprie risorse umane. Per finire con il colosso “IBM”, che senza tanti giri di parole non nasconde di aver previsto il blocco totale delle nuove assunzioni fin quando non sarà chiaro quali posti di lavoro saranno sostituibili con qualche applicazione di IA.