La Commissione europea lavora da settimane per mettere a punto un intervento di contrasto all’emergenza energetica, valutando la proposta di alcuni Stati, Italia compresa, di porre un "price cap" (un tetto generalizzato) al prezzo gas, per far fronte al rischio che non si riescano a garantire le forniture necessarie ad affrontare l'inverno.
La crisi del gas, diventata ancora più preoccupante a seguito delle esplosioni che hanno colpito i gasdotti Nord Stream 1 e 2, rendendoli inutilizzabili, e dello scontro in atto tra l'azienda energetica ucraina Naftogaz e il colosso russo Gazprom che potrebbe portare alla chiusura del gasdotto che passa in Ucraina (attualmente il solo rimasto attivo per trasportare il gas russo in Europa, eccettuato il Turkish stream, che tuttavia, passando dalla Turchia, rifornisce solo i Paesi dell'Europa sudorientale), prospetta per l’Europa occidentale, in particolare, la resa ad un rigido inverno.
Una prospettiva, questa, che con le dovute proporzioni, evoca accadimenti del passato, riproponendoli secondo il copione di un tragico ricorso vichiano.
Fu “Il Generale Inverno” - come si ricorderà, recuperando qualche reminiscenza scolastica - il protagonista della disfatta di Napoleone nella Campagna di Russia, quando la sua Grande Armata, con cui nel 1812 aveva invaso l’impero Russo, fu costretta alla ritirata a causa delle rigide condizioni climatiche che decimarono un consistente numero di soldati, nient’affatto pronti né adeguatamente equipaggiati per affrontarle.
Con un audace volo d’immaginazione, mi viene da pensare che Putin – fanatico com’è dei successi e dei fasti della Russia d’un tempo – stia riproponendo quella stessa strategia, puntando perdipiù sulla convinzione di poter stavolta persino determinare egli stesso la misura dell’impatto della stagione sulle sorti degli Stati a lui avversi, piegandoli così al suo volere grazie al “potere” di tagliare loro i mezzi per fronteggiarla.
Che metta o meno concretamente in atto la sua minaccia (che tra l’altro, a confronto di quella nucleare, offre margini di maggior gestibilità, quanto meno in termini di sopravvivenza) il dato certo è che la sola sua enunciazione ha già avuto conseguenze destabilizzanti, dal momento che di fatto i costi del gas e dell’energia in genere sono triplicati.
Il dubbio, però, di quanto realmente tali aumenti siano direttamente discendenti dalla crisi corrente e quanto siano invece il risultato di quello sciacallaggio che è una cornice onnipresente in tutte le situazioni estreme, resta legittimo.
L’Italia non fa di certo eccezione. Prova ne sia – ed è notizia di questi giorni – che l’Antitrust ha avviato procedimenti istruttori contro quattro società distributrici di energia e chiesto informazioni ad altre venticinque per accertare condotte non rispettose dei diritti dei consumatori.
Il segnale d’allarme è scattato a seguito non solo dei rialzi ai prezzi di gas ed elettricità ma anche delle modifiche unilaterali illegittime e delle indebite risoluzioni contrattuali messe in atto, negli ultimi mesi, dalle quattro società di energia indagate: Iren, Dolomiti, Iberdrola ed E.ON.
Come ha spiegato l’Autorità, sarebbero state ripetutamente violate le previsioni del Decreto Aiuti Bis (il D.L. n. 115/2022 convertito in Legge n. 142/2022), che ha sospeso fino al 30 aprile 2023 l’efficacia sia delle clausole contrattuali che consentono alle società di vendita di modificare il prezzo di fornitura di gas ed elettricità sia delle comunicazioni di preavviso, lasciando valide soltanto le modifiche già perfezionate (e non quelle soltanto avviate e non concluse) prima dell’entrata in vigore del decreto stesso.
In particolare nel mirino del Garante sono finite “le comunicazioni di scadenza di tutte le offerte a prezzo fisso con la contestuale prospettazione delle nuove e peggiorative condizioni economiche di offerta, in alternativa alla facoltà del cliente di recedere dalla fornitura”; quelle che prospettano “la risoluzione del contratto di fornitura per eccessiva onerosità sopravvenuta come unica alternativa all’accettazione di un nuovo contratto a condizioni economiche significativamente peggiori”; quelle ingannevoli che evidenziano “l’impossibilità di fornire energia elettrica al prezzo contrattualmente stabilito a causa dell’aumento di quello del gas naturale, in espressa e grave contraddizione con le affermazioni diffuse nei messaggi promozionali, secondo le quali l’energia elettrica venduta proverrebbe esclusivamente da fonti rinnovabili”.
Quanto alle altre venticinque società attenzionate dall’Autorità, esse hanno ricevuto una richiesta di informazioni "per acquisire copia di eventuali comunicazioni mandate ai consumatori, a partire dal 1° maggio 2022, relative alle modifiche unilaterali delle condizioni economiche di fornitura o anche alla rinegoziazione/sostituzione/aggiornamento applicate dopo il 10 agosto 2022", sempre al fine di accertare eventuali condotte difformi dalle previsioni del D.L. Aiuti bis e quindi non rispettose dei diritti dei consumatori.
Fortunatamente per ora il freddo sta tardando ad arrivare, ma, allo stato attuale dell’arte, non è da escludersi che le misure in via di adozione saranno realmente così stringenti da imporci una drastica riduzione dei tempi di utilizzo del riscaldamento domestico.
L’assemblea del mio condominio s’è intanto portata avanti, approvando la soluzione di accendere l’impianto soltanto per due ore nella fascia serale. Il resto del giorno si dovrà resistere all’addiaccio, come le truppe napoleoniche.
Ma chissà che scelte di tal fatta non siano in fondo uno stratagemma per indurre a riscoprire il calore umano, un valore che, impiegato su larga scala, potrebbe persino riuscire a vincere una guerra, oltre che il freddo del Generale Inverno.