“Sono un liberale, e penso che alla base ci siano imprese che danno lavoro e sviluppo”. Con queste parole, il governatore della Regione Sicilia Renato Schifani ha annunciato un piano ideato per sorreggere il sistema imprenditoriale siciliano in un momento di grave congiuntura economica.
In pratica, la Regione si impegna a mettere a disposizione delle imprese i propri fondi per abbattere il costo del denaro grazie ad un andamento di cassa positivo. Il riferimento è ad un 2023 “chiuso con l’aumento delle entrate tributarie regionali di circa 1,3 miliardi, con un incremento di oltre il 10% rispetto al 2022 dovuto all’aumento di Irpef, Irpeg, Iva e Bollo auto. Grazie a questo maggiore gettito prevediamo che con il Rendiconto al 31 dicembre 2023 il disavanzo della Regione possa ridursi di altri 1,8 miliardi circa, arrivando così a 2,9 miliardi da coprire e riducendo quindi il periodo di ammortamento del disavanzo originariamente previsto di 6,2 miliardi nel 2015. La prossima settimana definiremo anche l’impianto delle Fsc 21-27 che ci assegna 6 miliardi”.
Da qui l’idea di rimettere in circolo il “tesoretto” per far ripartire il volano dell’imprenditoria siciliana, su cui pesa un cedimento verticale degli affidamenti alle aziende. “Abbiamo notato un crollo di 600 milioni nel 2023 e questo, riteniamo, sia dovuto all’aumento del costo del denaro e del calo degli investimenti – ha aggiunto il governatore Schifani - ecco perché pensiamo sia necessario intervenire, in linea con quanto abbiamo fatto sin qui”.
Resta da capire come ingegnerizzare un’iniziativa definita “coraggiosa perché senza precedenti”, definendo innanzitutto il perimetro delle risorse da utilizzare e le modalità di assegnazione. “Visto che abbiamo più risorse tributarie, dobbiamo interrogarci su come utilizzarle ma senza parcettizzarle, perché la parcellizzazione non è utile a nessuno. Ad esempio potremmo coinvolgere ancora una volta all’Irfis, la finanziaria regionale che ha lavorato molto bene sulle misure assegnate. Tra qualche mese è in programma una verifica e se tutto andrà come speriamo procederemo con l’iniziativa”.
Un 2024 che per la più grande isola italiana inizia con il vento in poppa grazie all’approvazione nei tempi corretti della Legge di Stabilità regionale dopo anni di esercizio provvisorio che inevitabilmente hanno creato problemi al sistema economico siciliano, a cominciare dal ritardo nei pagamenti che ha causato forti ripercussioni sulle imprese. “Nel 2023 sono stati immessi sul mercato 18,6 miliardi e i tempi di attesa sono stati ridotti di circa cinque mesi. L’incremento rispetto al 2022 è stato di 1,8 miliardi e di 2,4 miliardi rispetto al 2021”.
Dovrebbe finalmente avviarsi verso una soluzione la questione che riguarda l’area di crisi di Termini Imerese, l’ex stabilimento Fiat passato a Bluetec e attualmente in amministrazione straordinaria, uno dei fronti di crisi più caldi che il governatore Schifani ha affrontato nel corso di un incontro con il ministro del MIMIT Adolfo Urso: “A fine mese dovrebbe arrivare il responso dei commissari Bluetec che stanno vagliando le offerte. Ma il polo industriale di un tempo, non ci sarà più: dovrebbe aggiudicarsi il tutto un soggetto che creerà lotti industriali da vendere singolarmente, e una parte della forza lavoro verrà assorbita da questi. È necessaria un’analisi per capire quante persone possono essere in prepensionamento con accompagnamento, dobbiamo aspettare l’aggiudicatario per muoverci, ma considero estremamente importante mettere la parola fine ad una precarietà che si protrae da decenni”.
Inaugurato nel 1970, lo stabilimento di Termini Imerese è stato per anni destinato alla produzione di auto di piccola cilindrata a marchio Fiat e Lancia: diventato per ammissione dell’allora ad Sergio Marchionne un vero modello produttivo fra gli anni ’80 e ’90, l’impianto è stato fra i primi a sentire gli effetti della crisi profonda che stava per abbattersi sul mondo dell’auto, culminata con la definitiva chiusura il 31 dicembre 2011 dopo anni di minacce di chiusura, casse integrazioni, lotte sindacali e ipotesi di riconversione.
Nel 2015, grazie al sostegno finanziario di Invitalia, l’impianto di Termini Imerese passa alla “Bluetec”, una newco del marchio “Metec” di proprietà del gruppo “Stola”, per la produzione di componenti interni per auto. Programmi, speranze e buoni propositi regolarmente vanificati uno dopo l’altro: nessuna attività è mai realmente iniziata, e alla fine del 2019 il presidente Ginatta e l’ad Di Cursi sono finiti ai domiciliari per malversazione ai danni dello Stato.
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