Un mese, forse anche meno, e l’Italia dovrebbe dotarsi di un nuovo Codice della Strada che includerà anche un decreto interministeriale fermo da 13 anni e dedicato al riordino della “giungla degli autovelox”. La definizione è del ministro Salvini, che anche in odore di tornata elettorale ha scelto di farsi paladino degli automobilisti, una delle categorie non protette fra le più martoriate e prosciugate di sempre.
“Stiamo lavorando al nuovo codice della strada per ridurre morti e feriti. Ma prevederà anche che gli autovelox siano omologati a livello nazionale, mentre i sindaci dovranno spiegare perché li mettono e con quale motivazione” ha tuonato il vicepremier sulla spinta anche di un’inchiesta pubblicata da Il Sole 24Ore che racconta di 1,5 miliardi di euro sborsati lo scorso anno dagli italiani per pagare sanzioni, multe e contravvenzioni. Dati a cui vanno aggiunti i conti del Codacons, che vede l’Italia svettare in Europa per gli 11.130 autovelox piazzati sulle strade, e quelli di Assoutenti, che stima in 76 milioni di euro la cifra accumulata dai comuni di 20 città italiane.
Il decreto a cui fa riferimento il Mit sarà una sorta di guida pratica all’autovelox, con tanto di norme e regole che non riguardano soltanto gli automobilisti, ma anche e soprattutto i Sindaci che decideranno di usarli. Il criterio unico e imprescindibile, promettono dal Ministero, sarà quello di tutelare la sicurezza stradale: qualsiasi altro fine, soprattutto l’anarchico “fai da te” dei comuni diventerà storia passata.
Il decreto, oltre a pretendere che i tratti di strada dove installare i sistemi di rilevazione siano individuati da un apposito provvedimento prefettizio, prevedendo almeno un km di distanza fra il cartello che ne segnala la presenza e l’ubicazione stessa dell’apparecchio, rigorosamente omologato anche per scongiurare una nuova pioggia di ricorsi come quella che ha visto annullare migliaia di multe per eccesso di velocità.
Non basta ancora, perché sarà vietato anche piazzare autovelox su strade urbane in cui i limiti di velocità siano già al di sotto dei 50 km/h (il riferimento è alle “zone 30”), mentre per le extraurbane sarà concesso solo nel caso in cui il limite di velocità non sia ridotto di oltre 20 km/h rispetto a quello previsto dal Codice. “Se è vero che gli autovelox possono avere un ruolo cruciale per salvare vite vicino a scuole, ospedali o in prossimità di curve pericolose, quando vengono installati su stradoni per tassare gli automobilisti hanno poco a che fare con la sicurezza: sono semplicemente un’altra tassa”, incalza il vicepremier, che ha anche lanciato una ormai prossima campagna di sensibilizzazione sulla sicurezza stradale che coinvolge piloti, Vip e influencer per combattere le tre principali cause di incidenti: distrazione da telefono, utilizzo di sostanze stupefacenti e sfide stradali.
I dispositivi di rivelamento di bordo da parte delle forze dell’ordine potranno invece essere utilizzati solo quando non sia possibile avvalersi di postazioni fisse o mobili. Il decreto dovrebbe arrivare anche a stringere i casi in cui non sia possibile la contestazione immediata, con una possibilità in più ai cittadini di far valere le proprie ragioni quando particolarmente vessati dall’inquietante presenza sulle strade degli apparecchi di rilevazione della velocità.
Fra le norme del nuovo Codice della Strada all’esame del Parlamento, l’introduzione dell’alcolock per tentare di debellare la guida in stato di ebrezza, e una sorta di offerta speciale di tipo cumulativo sulle multe: “Nel caso in cui si prendano più multe per autovelox nello stesso tratto di strada in un arco di tempo di un’ora e di competenza dello stesso ente, si pagherà una sola sanzione: quella più grave aumentata di un terzo, se più favorevole”, spiegato la relatrice del provvedimento, la leghista Elena Maccanti.
Regole che fanno storcere il naso a decine di associazioni, federazioni e fondazioni formate dai familiari delle vittime sulle strade, che nelle scorse settimane hanno scelto di lanciare un appello in cui chiedere a sindaci e governo di estendere le “zone 30”, augurandosi anche che le nuove norme “non depotenzino, ma anzi rafforzino le possibilità di ridurre la velocità sulle strade”.
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