Si chiama “credit crunch”, ma non è un nuovo snack ipercalorico destinato alla Gen Z, ma uno dei freni alla crescita globale che caratterizzerà i 12 mesi appena iniziati. A dirlo, citando proprio il credit crunch (la stretta creditizia) insieme alla stagnazione del commercio e degli investimenti, e per di più con l’aggiunta della stretta monetaria, è il “Global Economic Prospect”, rapporto semestrale della Banca Mondiale, una delle agenzie specializzate delle Nazioni Unite, nata nel 1945 dandosi come pregevoli obiettivi la lotta alla povertà e l’organizzazione di aiuti e finanziamenti ai Paesi in difficoltà.
Eppure, malgrado gli sforzi globali e quella che è definita una “sorprendente resilienza” dell’economia – in modo innegabile con uno stato di salute migliore rispetto a 12 mesi fa - perfino la “World Bank”, attraverso le parole del capo economista e vicepresident senior, Indermit Gil, allarga le braccia prevedendo per quest’anno il terzo rallentamento consecutivo alla crescita del Pil globale, che dal 2,6% dello scorso anno è destinato a scendere al 2,4%. In pratica, come sottolineano dall’istituto, siamo prossimi a “festeggiare” un primato negativo: “il mezzo decennio più lento in termini di crescita rispetto ai 30 anni precedenti, con il rischio evidente che il 2024 sia ricordato come l’anno delle occasioni sprecate”. Un timore che vale soprattutto per i Paesi in via di sviluppo, che rischiano di restare “in una trappola fatta da diversi livelli di debito che potrebbero paralizzarli fino a creare difficoltà accesso al cibo per una persona su tre”.
Secondo le previsioni, la maggior parte delle grandi economie mondiali come Europa, USA e Cina, cresceranno nei prossimi due anni in modo molto più lento e cadenzato rispetto al decennio precedente al Covid. La stima di crescita a livello globale per il 2024 è del 2,7%, tre punti percentuali più bassi delle previsioni. Un trend al ribasso confermato anche scendendo nel dettaglio: il Pil europeo salirà di un misero 0,7% nel 2024 e dell’1,6% il prossimo anno, ovvero 0,6 e 0,7 punti percentuali in meno rispetto alle previsioni. Negli Stati Uniti, al contrario, le previsioni parlano di una crescita nel 2024 dell’1,6% (+0,8%) e dell’1,7% nel 2025 (-0,6%). Salirà del 4,5 e 4,3% il Pil della Cina, ma segnando comunque uno 0,1% in meno rispetto alle stime. Per il gigante asiatico si prospetta un anno costellato da diversi problemi da affrontare: il calo della spesa per i consumi, l’invecchiamento della popolazione e gli eccessivi livelli di indebitamento. Lieve rialzo, per concludere, anche per la Russia, con +1,3% nel 2024 e +0,9% nel 2025.
A pesare sulle economie mondiali gli effetti nefasti di rischi geopolitici e incertezze sui costi delle materie prime, una sorta di “tempesta perfetta” iniziata con la pandemia e seguita dall’invasione russa dell’Ucraina, l’aumento dell’inflazione e per finire il conflitto in Medio Oriente, che rischia di causare un’impennata improvvisa dei prezzi dell’energia e un riaccendersi improvviso dell’inflazione.
Giusto in chiusura, gli esperti della Banca Mondiale lasciano aperto qualche spiraglio di speranza: per invertire la rotta – cosa ancora possibile - servirebbero un’accelerazione degli investimenti, una cooperazione internazionale per ridurre il debito dei Paesi più poveri e un rafforzamento delle politiche di bilancio.
Secondo Ignazio Visco, presidente della banca d’Italia, “Le prospettive macroeconomiche globali sono deboli e altamente incerte. La crescita rallenterà notevolmente 2023 e 2024 e i rischi sono chiaramente orientati al ribasso, riflettendo non solo la perdita di slancio in alcune aree, ma anche la possibilità che shock climatici e tensioni geopolitiche possano innescare ulteriore cibo e aumenti dei prezzi dell’energia. La maggior parte degli emergenti e le economie in via di sviluppo rimangono altamente vulnerabili ai rischi globali. In questo contesto risulta fondamentale l’azione del sistema multilaterale e delle istituzioni finanziarie internazionali nel fornire un sostegno rapido ai più vulnerabili, costruire economie inclusive e resilienti e generare energia e crescita sostenibili”.