24 luglio 2021

L’allarmismo fa a pezzi il turismo

Le preoccupazioni lanciate dal presidente di “Astoi-Confindustria Viaggi”: norme confuse, paesi che applicano regole diverse e messaggi che sconsigliano i viaggi all’estero sono deleteri per un settore che sperava in una ripresa molto più consistente

Autore: Redazione Fiscal Focus
Confusione, schizofrenia, allarmismo. Ridotti all’osso, sono i tre fattori che stanno pesando sulla ripresa del comparto turistico, che dopo una partenza entusiasmante è andato spegnendosi pian piano.

Lo dice chiaro e forte Pier Ezhaya, presidente di “Astoi Confindustria Viaggi”: “Bisogna invertire la rotta, altrimenti periodicamente ci troveremo a bloccare ogni attività in nome della variante Covid del momento. Occorre che le regole di frontiere e flussi siano chiare e semplici, sia quelle in ambito europeo, che non possono che essere omogenee, sia quelle per l’apertura di corridoi sicuri verso Paesi che hanno attuato protocolli vaccinali molto intensi. Il sentiment percepito era diverso rispetto allo scorso anno grazie al procedere della campagna vaccinale nel nostro Paese e nel mondo; gli italiani hanno un forte desiderio di viaggiare ma sono disorientati e spaventati. Chiediamo al Governo di rivalutare l’allerta per i viaggi all’estero, emanando regole e raccomandazioni semplici e chiare. Norme confuse e contraddittorie non fanno che fiaccare ogni tentativo di ripartenza del comparto con gravi ripercussioni economiche su aziende, lavoratori e su un settore già al collasso dopo ben 16 mesi di crisi. Ci aspettiamo dalle Istituzioni provvedimenti integrativi a ristoro dell’aggravarsi della crisi e di poter ricevere gli aiuti già deliberati e bloccati da una burocrazia che non fa onore al nostro Paese”.

“Siamo stufi di questa polemica tra turismo nazionale e internazionale. Il turismo è uno, punto – prosegue Ezhaya - ovviamente il turismo nazionale va difeso ed è molto importante, ma purtroppo non si sta in piedi solo con quello, perché mediamente rappresenta all’incirca il 15% del fatturato. Quindi l’85% ha a che fare con mete europee e con meta extra Schengen, di cui oggi più della metà sono chiuse. È vietato andarci per turismo, e le mete europee vengono fiaccate da continui comunicati che ripetono quanto sia pericoloso andare all’estero, per rischi di quarantene e situazioni complicate. È chiaro che così il settore lo si distrugge. Vorremmo ricordare, perché questo secondo noi sfugge alla politica, che i tour operator e le agenzie di viaggio sono aziende italiane che occupano personale italiano e pagano le tasse in Italia, quindi come tutte le aziende italiane hanno diritto a operare e a contribuire al PIL nazionale come hanno sempre fatto”.

Viaggiare nell’estate 2021, ammette “Skyscanner”, è ancora complicato: la pandemia non sconfitta del tutto e le chiusure di confini regionali e internazionali spingono migliaia di persone a rinunciare. Secondo gli indici Conflutirsmo-Confcommercio e le proiezioni Coldiretti, 15 milioni di italiani sarebbero pronti a partire, ma uno su tre ha già deciso di rinunciare alle vacanze estive per timore di una recrudescenza del virus. Il 2021, sempre secondo le previsioni, dovrebbe chiudersi con una flessione del 2% delle presenze, cifra su cui per buona parte pesano i primi mesi dell’anno.
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