Un anno nefasto quello che stiamo vivendo. Soprattutto per quanto riguarda il clima. Temperature altissime, mari che si scaldano, assenza di piogge: un’equazione che prepara il terreno a una stagione degli incendi che si è aperta prima del previsto e con una veemenza travolgente in tutta Europa. Dal 1° gennaio al 16 luglio 2022, in Unione europea sono scoppiati più di 1.700 “grandi incendi”: il quadruplo rispetto alla media del periodo 2006-2021.
Il parere degli scienziati - Gli scienziati parlano di un’“apocalisse di caldo” in cui l’Europa è l’epicentro, con il superamento dei 40° in Inghilterra – per la prima volta nella sua storia –, gli incendi in Portogallo, Spagna, Italia, Francia, senza tralasciare la crisi idrica non ancora rientrata. Secondo gli esperti un caldo estremo peraltro in crescita, battendo sui tempi le previsioni di circa 30 anni, con ondate di calore che aumentano di frequenza e intensità a ritmo più veloce rispetto a qualsiasi altra parte del Pianeta. Dalle rilevazioni di Copernicus, infatti, l’Europa è già 2,2 gradi oltre i livelli pre-industriali e oltre 1,5 gradi al di sopra della soglia indicata dalla comunità internazionale per evitare conseguenze ambientali irreversibili. Ondate di calore da ricollegare, di nuovo secondo studiosi come il professore Kai Kornhuber, ricercatore della Lamont-Doherty Earth Observatory, ai cambiamenti che hanno interessato le correnti a getto presenti nell’atmosfera, che favoriscono l’accumulo di calore.
“Britain in melting” - Un esempio lampante ne è il Regno Unito, con il nuovo record di 40,2 gradi toccato a Londra Heatrow alle 12.50 locali del 19 luglio, per il quale è stato diramato un allarme rosso con pericolo di vita. Soglia che secondo il Met office, l’agenzia meteorologica nazionale, si potrebbe superare nei prossimi giorni, raggiungendo i 42 gradi. Una situazione di particolare disagio, specialmente nelle zone più duramente colpite dal caldo, dove si registrano anche i primi incendi boschivi, fenomeno tutt’altro che noto per il clima inglese.
Gli incendi in Spagna e Portogallo - In Spagna, la città di Ourense ha stabilito il record storico di temperatura a livello nazionale con 43,2°C. In Portogallo, a Lousã sono stati registrati 46,3°C, Lisbona ha raggiunto i 41,4°C e Pinhão e Santa Barbara i 47°C. Per la penisola iberica, secondo una ricerca pubblicata sulla rivista Nature Geoscience, è la peggior siccità degli ultimi 1.200 anni. Un caldo che ancora una volta si traduce in disastrosi incendi, come in Portogallo: quasi 28.000 ettari bruciati in 126 incendi, con più di mille decessi attribuibili all’ondata di caldo.
Sfollamenti in Francia - In difficoltà anche la Francia, con 26.000 ettari bruciati in 221 incendi. Due incendi domati nel dipartimento occidentale di Gironda, che avrebbero però distrutto, stando ai dati ufficiali, 10.500 ettari di vegetazione e che hanno causato l’evacuazione di più di 16.000 persone, mentre la situazione inizia a farsi critica anche nell’area meridionale del Paese.
Picchi anche in Italia - È bollino rosso poi anche in Italia. In diverse aree della Sicilia, per esempio Monreale e alcune zone tra Taormina e Castelmola, l’allerta incendi è scattata già nella seconda metà del mese di maggio. Con il rischio che il 2022 superi il 2017 e il 2021, le annate peggiori di sempre per incendi ed ettari bruciati, fino ad ora, in Unione Europea. Per un dato previsto in crescita del 30% nei prossimi 28 anni. Dal 1° gennaio sono bruciati 22.930 ettari di terreno, un numero decisamente più alto rispetto a 14.061 ettari di media registrati tra il 2006 e il 2021. Secondo i dati satellitari della Nasa, le Regioni attualmente più colpite dalle fiamme sono Puglia, Calabria e Sicilia. Sono attivi numerosi incendi anche in Lombardia, Lazio, Emilia-Romagna e Veneto.
A rischio le produzioni - Incendi e caldo apocalittici portano con sé prospettive altrettanto spaventose: secondo l’ultimo rapporto sulla siccità in Europa, pubblicato dal Centro comune di ricerca (Jrc) della Commissione europea, sarebbe il 46% delle campagne europee ad essere devastato dal divampare degli incendi e dal forte calo dei raccolti. Lancia l’allarme, infatti, anche Coldiretti: in Italia, dove i campi sono allo stremo e hanno già perso in media un terzo delle produzioni nazionali, siamo di fronte ad un impatto devastante con danni che superano i 3 miliardi di euro.