“Ciao papà, sono io”
Inizia così il lungo messaggio che Chastity Patterson, 23enne di Newport, in Arkansas, lo scorso 24 ottobre scrive dal suo telefonino.
È l’ennesimo di una lunga serie che negli ultimi quattro anni ha regolarmente continuato ad inviare al numero di telefono di suo padre, ben consapevole che non avrebbe mai avuto alcuna risposta, perché lui non c’è più.
Ma a Chastity questo non importa, perché per lei conta solo il fatto che possa continuare ad avere quel punto di riferimento, quel prezioso interlocutore che – peraltro – pur non essendo il suo padre naturale, come tale l’ha cresciuta, protetta, amata fino a quando un brutto male se l’è portato via.
Il dolore piega, indebolisce, consuma.
Da vivi, nient’altro c’è più del dolore che abbia valore di esperienza universale, capace com’è di sfrondare ogni punta di superbia o vertice d’alterigia e livellare ogni essere umano, riconnotandolo nelle dimensioni della sua pochezza e della sua fragilità.
E, tuttavia, il dolore è anche lo strumento attraverso cui ci si fortifica, il passaggio obbligato che consente di crescere, di trasformarsi, di ritrovare altrove fonti di stimolo e di energia laddove si riesca ad elaborarlo piuttosto che farsene sopraffare.
Chastity aveva 19 anni quando ha perso suo padre, ma il suo dolore ha saputo convertirlo in un sentimento altrettanto potente, assonante nella pronuncia ma profondamente diverso nella sostanza: la sua sofferenza è diventata amore, trasformandosi così in un rifugio, un altrove rassicurante ed intimo in cui, come fosse un diario segreto, in tutti questi anni ha depositato i suoi pensieri, le sue preoccupazioni e le sue emozioni.
Un grande filosofo dell’anima, Kierkegaard, ha scritto: “Soffrire è avere un segreto in comune con Dio”, a voler significare che, grazie al dolore, ci si fortifica se si impara a dominarlo, scoprendo così quale sia la resistenza che si possiede e di quanta forza si sia capaci. Una lezione che Chastity ha appreso bene e che per tutto questo tempo l’ha condotta alla forza in cui ha convertito la sua debolezza.
Poteva bastare anche così; la storia di Chastity sarebbe stata significativa anche soltanto attraverso la testimonianza di quel suo estremo e tenero atto di continuità, col racconto di quel simbolico filo d’amore che le è servito a mantenere vivo e forte il legame con qualcuno d’importante che non c’era più.
Ma è andata oltre.
“Domani sarà un’altra giornata difficile! – continua Chastity nel suo messaggio - Sono passati quattro anni da quando ti ho perso e non passa un singolo giorno senza che io non senta la tua mancanza. Ho battuto il cancro e non mi sono più ammalata: ti avevo promesso che mi sarei presa più cura di me stessa! Ho finito il college e mi sono laureata con il massimo dei voti! Mi sono innamorata e mi si è spezzato il cuore, ma ho sollevato la testa e sono diventata una donna ancora più forte. Ho perso tutti i miei amici e ho toccato il fondo, ma ho trovato qualcuno che è entrato nella mia vita e mi ha salvata! Non ho ancora figli, tu ne saresti davvero felice, ma sono pronta. […] Sono intimorita dal matrimonio perché dovrò camminare in quella lunga navata da sola e tu non sarai lì a dirmi che è tutto a posto. Sto facendo benone, saresti così orgoglioso della donna che sono diventata…. […] Voglio solo dirti che ti amo e che mi manchi tantissimo”.
Nelle intenzioni di Chastity avrebbe potuto essere l’ultimo messaggio, un estratto della sua vita da consegnare alla memoria del padre, il suo commiato definitivo alla vigilia delle nozze, il segno che, forse, era finalmente pronta a lasciarlo andare.
Invece, per la prima volta, proprio quell’ultimo messaggio riceve una risposta.
È ovvio che non sia un miracolo, ma un “lieto fine” forse si.
Il numero di telefono che un tempo era appartenuto a suo padre è stato riassegnato dalla compagnia telefonica ad un altro utente, Brad, che per tutti questi anni ha letto in silenzio i messaggi di Chastity, senza mai rispondere.
Anche Brad ha conosciuto il dolore; anche lui ha cercato il modo di resistergli e trasformarlo, ed i messaggi di Chastity sono stati lo strumento che gli ha permesso di riuscirci. La figlia di Brad è morta da quattro anni, proprio come il papà di Chastity; ed i messaggi che Chastity ha continuato a mandare a suo padre sono stati lo stesso filo che ha consentito anche a Brad di tenere vivo e saldo il legame con sua figlia, la cui immagine, probabilmente, si è sovrapposta a quella della ragazza che, alla vigilia delle nozze, gli confida quanto senta la sua mancanza…
“Ciao tesoro, non sono tuo padre, ma ho ricevuto tutti i tuoi messaggi negli ultimi quattro anni. Attendo i tuoi messaggi mattutini e i tuoi aggiornamenti notturni. Mi chiamo Brad e ho perso mia figlia in un incidente d'auto nell'agosto 2014 e i tuoi messaggi mi hanno tenuto in vita. Quando mi scrivi, so che è un messaggio di Dio. Mi dispiace che tu abbia perso qualcuno così vicino a te, ma ti ho ascoltato nel corso degli anni e ti ho visto crescere più di chiunque altro. Avrei voluto risponderti in questi anni, ma non volevo spezzarti il cuore. Sei una donna straordinaria e vorrei che mia figlia fosse diventata la donna che sei: grazie per i tuoi aggiornamenti quotidiani. Mi ricordi che c'è un Dio e non è stata colpa sua se la mia bambina se ne è andata. Mi ha dato te, il mio angioletto e sapevo che questo giorno sarebbe arrivato. Andrà tutto bene. Mi dispiace che tu debba attraversare tutto questo, ma se ti rende migliore, sono molto orgoglioso di te".
Ecco, ora davvero non c’è altro da aggiungere.
Chi ha fede crede che ci sia un Dio a governare sulle vite e sulle sorti degli uomini; chi non ne ha, assegna invece al caso, al destino o ad altri variabili fattori il ruolo di regista delle cose che accadono agli esseri umani.
Qualunque sia la convinzione che si abbracci, non cambierà il senso di questa storia di amore e speranza, una meravigliosa testimonianza di come, dal comune dolore può trarsi comune forza.