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Lo schiaffo

Autore: Ester Annetta
Sovviene a chiunque il più noto, quello di Anagni, sebbene in realtà pare che allora non si fosse trattato di uno schiaffo vero e proprio quanto, piuttosto, di un oltraggio morale.

Protagonista di quell’episodio fu Bonifacio VIII, il papa arrogante e accentratore salito al soglio pontificio dopo il “gran rifiuto” di Celestino V. Temuto, odiato, corrotto e senza scrupoli, fu uno tra i più discussi capi della Chiesa. Dante ne fece l’emblema della sua corruzione morale, colui che aveva trasformato la tomba di Pietro in una “cloaca del sangue e de la puzza” tanto che, nel XIX canto dell’Inferno, ne predisse la sua collocazione nella terza Bolgia, tra i simoniaci, condannati ad essere conficcati a testa in giù in una buca da cui emergono solo le gambe e con le piante dei piedi accese da fiammelle.

Convinto assertore dell’idea che il pontefice fosse la massima autorità spirituale e politica della cristianità, superiore a qualsiasi sovrano, Bonifacio si adoperò in tal senso, finendo perciò per inasprire il contrasto con alcune famiglie aristocratiche dell’epoca, tra cui i Colonna, acerrimi rivali della propria, i Caetani.

E furono difatti proprio i fratelli Pietro e Giacomo (detto Sciarra) Colonna, a sostenere che la sua elezione fosse illegittima e a sottoscrivere un memoriale, il cosiddetto “manifesto di Lunghezza” (1297), con il quale lo dichiararono decaduto. A tanto Bonifacio reagì scomunicando e confiscando i beni dei due fratelli, che si rifugiarono in Francia dove, qualche anno dopo, aiutati dal re Filippo IV il Bello, poterono organizzare la loro rivincita.

Tra re Filippo e il papa erano difatti sorti dei contrasti, a seguito dei quali quest’ultimo aveva tra l’altro emanato la bolla Unam Sanctam (1302), con cui aveva riaffermato la supremazia del potere spirituale su quello temporale, stabilendo, in particolare, che per volontà divina, ogni uomo, compreso il re, dovesse essere soggetto al giudizio del papa e sottomesso al pontefice romano. Ribellatosi alla bolla, il Re maturò la decisione di condurre il pontefice a processo in quanto, tra l’altro, illegittimamente eletto. Bonifacio rispose approntando la scomunica contro Filippo, con la bolla “Super Petri Solio”, che avrebbe dovuto promulgare l’8 settembre del 1303 e affiggere sulla porta della Cattedrale di Anagni, dove allora si trovava, nel suo palazzo di famiglia.

Non fece in tempo, perché, il giorno prima, Guglielmo di Nogaret (Consigliere di Filippo IV) e Sciarra Colonna entrarono con un gruppo di armati nel palazzo, catturarono e tennero imprigionato Bonifacio per tre giorni, umiliandolo e ingiuriandolo. Proprio in quell’occasione Sciarra gli avrebbe inferto col suo guanto il famoso schiaffo.

L’umiliazione fu tale per il pontefice che, liberato dai cittadini di Anagni e rifugiatosi a Roma, morì poco tempo dopo.

Quest’ampio preambolo (nonché utile ripasso di storia) nasce dallo spunto suggerito da un altro schiaffo, che di certo non farà storia (se non tra le pagine del gossip) ma che tuttavia ha fatto discutere abbastanza.

Risale alla recente notte degli Oscar.

Autore dell’”oltraggio” è stato l’attore Will Smith (il principe di Bel-Air di quand’ero ragazzina), che, durante la cerimonia di premiazione (in cui tra l’altro ha ricevuto la statuetta come miglior attore per il ruolo da protagonista in “"Una famiglia vincente - King Richard", ispirato alla storia delle due sorelle tenniste Serena e Venus Williams) è salito sul palco nel momento in cui il conduttore di turno ha chiamato in causa la moglie con una battuta di dubbio gusto sulla sua alopecia, redarguendolo con un sonoro ceffone.

Un gesto d’amore - come lui stesso l’ha giustificato poco dopo, in lacrime, scusandosi per l’accaduto – motivato da un istinto di protezione nei confronti della sua famiglia, perché “l'amore fa fare cose pazze”.

Prontamente su social e testate online si sono scatenati commenti e ipotesi sul gesto dell’attore, in primis, visto che si era a Hollywood - la terra del cinema e, dunque, della finzione - se fosse tutto reale o se non fosse stata invece una trovata per catturare l’audience. Qualcuno ha accennato alla possibilità che interpretare il personaggio di Richard Williams – un fiero difensore della famiglia – possa aver riaperto una ferita emozionale dell’attore, testimone, da ragazzo, alle violenze del padre su sua madre; qualcun altro alla fragilità che, inevitabilmente, s’impossessa delle star quando raggiungono l’apice della loro carriera, ricordando in proposito un monito che un altro grande attore, Denzel Washington, aveva dato a Smith: "Ora che sei nel momento più alto, stai attento, perché è quando il diavolo ti verrà a cercare".

Su tutto, s’è stagliato tuttavia un duplice dibattito: da un lato, quello sulla libertà d’espressione, in uno col diritto di scherzare su tutto che compete a un comico (com’è Chris Rock, il conduttore schiaffeggiato). Anche su questo aspetto il popolo social si è scatenato, formulando le sue varie tesi sull’esistenza o meno di temi – tra cui la salute – davanti ai quali la comicità e la dissacrazione devono fermarsi.

Dall’altro, quello sull’uso della violenza, che tale resta e come tale va considerata e condannata anche quando viene motivata da “motivi d’onore”.

Di fronte a quest’ultimo dibattito, verrebbe allora meno l’importanza di sapere se quel siparietto hollywoodiano sia stato o meno appositamente architettato, come pure il dubbio che non avrebbe fatto alcuna differenza se l’autore del gesto fosse stato un comune cittadino piuttosto che una star.

Secondo i sostenitori di questa linea, l’umiliazione è tale per sé stessa e prescinde da un gesto che vorrebbe farsi passare per una sua espressione (uno schiaffo, appunto) e che, all’opposto, non è altro che un atto violento a sua volta fine a sé stesso.

Se è questo ciò che pensa la società moderna, perdendosi, ancora una volta, in questioni di forma anziché considerare la sostanza, va da sé che anche lo schiaffo d’Anagni verrebbe oggi condannato come atto violento, così annientandosi, in men che non si dica, quella diversa valenza che per secoli gli è stata pacificamente riconosciuta e che lo ha consegnato alla storia.
 © Informati S.r.l. – Riproduzione Riservata

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