Un bagaglio perso non è solo un fastidioso contrattempo per chi viaggia, è una montagna di denaro andato in fumo: nel 2019, almeno 25,4 milioni fra valigie, zaini e borsoni hanno viaggiato per proprio conto, e riportarli ai legittimi proprietari è costato circa 2,5 miliardi di dollari. Lo dice un rapporto presentato dalla “SITA”, multinazionale che fornisce servizi informatici a 400 compagnie aeree in tutto il mondo.
Una cifra inaccettabile che ha messo in moto la fantasia delle compagnie, ormai pronte a scommettere che la situazione migliorerà grazie a corposi investimenti nella tecnologia. Dalla manutenzione alla gestione dei bagagli, dal personale ai programmi di fidelizzazione dei clienti, i dati - e il modo in cui sono analizzati – si stanno trasformando rapidamente in uno dei fattori più importanti nel determinare efficienza e affidabilità di una compagnia aerea. “Durante un singolo viaggio, un passeggero può interagire con 10 entità diverse (compagnie aeree, il governo, gestori di terra e almeno due aeroporti) che richiedono ognuno lo scambio sicuro di dati su bagagli, volo e documenti di viaggio - precisa Jacques Demael, vicepresidente senior della SITA – e la quantità di dati condivisi nel settore è letteralmente ‘esplosa’ negli ultimi anni”.
Anche se i viaggiatori non ne sono consapevoli, un viaggio tranquillo dipende in gran parte dai dati, dalla condivisione della documentazione di viaggio al monitoraggio del flusso dei bagagli tra gli aeroporti. “La capacità di tracciare il bagaglio in più fasi del viaggio e di condividere le informazioni riduce del 66% la possibilità che vada perso”.
Dopo i disastri della pandemia, la IATA (International Air Transportation Association) ritiene che entro il prossimo anno l’industria dei voli tornerà ai livelli del 2019 per redditività. E con la ripresa arriverà la raccolta di quantità record di dati che permetteranno agli aeroporti e alle compagnie di rendere più efficaci le proprie risorse: significa migliorare i gate, i banchi del check-in e i centri di smistamento dei bagagli, ma anche saper fronteggiare eventi inaspettati come il clima e le cancellazioni dei voli.
Air Canada utilizza una piattaforma sviluppata da “Sisense”, un’azienda tecnologica con sede a New York, per raccogliere e inviare dati allo staff, dagli impiegati di terra ai dirigenti. Prima di allora, i dati erano condivisi tramite e-mail, avvisi e PDF, mentre ora le nuove tecnologie permettono ad Air Canada di utilizzare canali come app, smartwatch e persino ambienti in 3D. “Si tratta di presentare giusti i dati alle persone giuste e al momento giusto. Non posso aspettarmi che un dipendente interrompa il suo lavoro per stampare un PDF, oppure che si interrompa controllando di continuo un’e-mail per avere i dati di cui ha bisogno”. Ora, con pochi clic del mouse, chiunque può ottenere ogni tipo di informazione sullo stato della flotta di Air Canada, operazione che in passato avrebbe richiesto giorni di lavoro.
Il prossimo passo è essere in grado di identificare i problemi molto prima che si verifichino. “Immaginate se potessimo prevedere che una parte di un aereo va essere sostituita prima della fine del suo ciclo di vita, o se possiamo intuire un prossimo guasto e agire di conseguenza”.
Alla American Airlines, in dieci anni sono stati consolidati circa 100 sistemi per rendere i dati del settore cargo molto più gestibili: ad oggi, la tecnologia ha avuto un impatto sul lavoro di più di 8.000 dipendenti, così come su più di 30.000 clienti.
“Siamo in grado di imparare di più dal livello di dati che riceviamo in base al comportamento dei clienti, alle prestazioni delle spedizioni e a qualsiasi problema che potrebbe presentarsi - assicura Jessica Tyler, presidente Cargo di American Airlines e vicepresidente Operations Innovation and Delivery - in molti casi possiamo consultare dei modelli e anticipare i problemi prima che influiscano sul viaggio”.
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