Luigi insegna informatica. È arrivato che l’anno scolastico era già iniziato e, senza frapporre indugi, ha iniziato immediatamente il suo programma, cercando di recuperare anche il tempo perduto.
Ma Luigi non ama affatto le lezioni sequenziali, quelle che seguono un percorso lineare predefinito. Ama invece spaziare, compiere balzi avanti ed indietro nel tempo, cercando collegamenti, implicazioni, cause ed effetti che possano animare e rendere più vivace ogni nuovo apprendimento. È convinto – e non a torto – che in tal modo si alleni la mente ad essere più elastica, a ragionare ed argomentare, a comprendere il nesso tra gli eventi, a districarsi tra passato e presente individuando quanto l’attualità abbia ragione e fondamento in ciò che è stato.
È un esercizio che nella sua materia riesce un po’ complicato, dal momento che riguarda un ambito in cui la logica che si richiede è di natura tecnica, diversa dunque da quella implicata in un dibattito ad ampio spettro, in cui si parte – ad esempio – da un contesto storico per allargarsi a considerazioni di ordine sociale, politico, ideologico o altro.
Ma non per questo Luigi ha rinunciato a ritagliarsi uno spazio in cui anche quella sua aspirazione ad un insegnamento più libero, non costretto dagli argini del programma, ha potuto trovare soddisfazione.
E lo ha fatto approfittando di quella opportunità che, da qualche anno, e grazie ad un lungimirante intervento normativo (la cui portata, ahimè, forse non è stata ancora ben compresa del tutto e da tutti) ha fornito lo strumento per sensibilizzare bambini e ragazzi delle scuole di ogni ordine e grado a tematiche di stringente attualità, recuperandone i legami con il passato e prospettandone le conseguenze future, proponendo un approccio che vuol essere di riflessione costruttiva e confronto attivo.
Una legge del 2019 (la n. 92) ha difatti introdotto l’insegnamento trasversale obbligatorio dell’educazione civica nel primo e secondo ciclo d’istruzione, con iniziative di sensibilizzazione alla cittadinanza responsabile a partire già dalla scuola dell’infanzia.
La scelta della trasversalità dell’insegnamento risponde alla necessità che per ciascuna disciplina (e non soltanto quella – il diritto - che, tradizionalmente, se ne è occupata in passato) si perseguano obiettivi riconducibili a quell’ambito, consentendo dunque di allontanare i singoli insegnamenti dal rischio di essere superficiali e improduttive aggregazioni di contenuti teorici e far si, invece, che si sviluppino processi di interconnessione tra saperi disciplinari ed extradisciplinari.
Luigi questa occasione l’ha colta pienamente e ha trovato una soluzione efficace per coniugare la propria disciplina con quei contenuti.
È partito dalla visione di un film (fatta in classe in un paio di riprese), la cui scelta suggeriva evidentemente un immediato e diretto collegamento con l’informatica: “The imitation game” è difatti la storia del matematico Alan Turing - considerato uno dei padri dell'informatica e dei moderni computer - e di come, mentre imperversava il secondo conflitto mondiale, abbia ideato e realizzato una macchina capace di decodificare i messaggi criptati da Enigma, la macchina utilizzata dai tedeschi per formulare messaggi segreti.
Ma è anche la storia di un tempo in cui le discriminazioni erano molto evidenti in ampi contesti, non solo quello razziale. Dalla scuola, all’ambito lavorativo, alla morale, il film accenna a tematiche suscettibili di approfondimento e riflessione: la diversità (la sindrome di Asperger dello stesso Turing, che da ragazzo lo aveva reso bersaglio dei suoi coetanei ed emarginato), la diversa considerazione dell’uomo e della donna e la difficoltà di queste ultime a fare “lavori da uomini”; l’omosessualità, considerata a quei tempi un crimine di cui lo stesso protagonista verrà poi accusato, inducendolo al tragico epilogo della propria esistenza.
Insomma, un bel po’ di materiale su cui ragionare, discutere, confrontarsi.
Luigi ha illustrato magnificamente l’obiettivo del percorso che intendeva intraprendere ed ha cominciato lui per primo a individuare le tante situazioni di discrimine che ancora oggi sono presenti nella nostra società, senza tuttavia partite dai grandi temi – i migranti, il razzismo – ma da quelli di impatto più immediato sulla quotidianità, quale, ad esempio l’accesso alle cure, evidenziando come anche l’esser costretti a ricorrere a strutture private a pagamento per ottenere un esame diagnostico urgente pur di non attendere i tempi biblici della sanità pubblica sia un discrimine.
Da lì, passo dopo passo, si è addentrato nel terreno della conoscenza, dell’importanza del sapere e della corretta informazione, dimostrando come proprio la carenza di tutto questo sia spesso posta a fondamento delle discriminazioni.
Ha stuzzicato i ragazzi sulla differenza sostanziale tra ciò che realmente è notizia e fa informazione e, all’opposto, sulla volgarità, l’illusorietà e la povertà di contenuti di coloro che – facendo leva sulla corruttibilità di menti troppo semplici perché digiune di opinioni proprie e di capacità di discernimento – pretendono di “influenzare” stili di vita e condotte, spingendo verso la deriva dell’appiattimento e dell’abbrutimento.
Si aspettava, Luigi, che toccati sul vivo da argomenti tanto attuali, appropriati alla loro età e frequentemente dibattuti, l’interesse e la curiosità di quei venti diciassettenni si scatenassero, che ne venisse fuori un confronto vivace, energico, efficace; che si infervorassero, che sostenessero agguerriti le loro ragioni, che arringassero i loro pro per demolire gli opposti contra, che si incalzassero, che alzassero i toni, che si innescasse, insomma, un dinamismo produttivo tale da rendere quella lezione ciò che davvero voleva essere: una tempesta di idee, un’esplosione di genio e vitalità, un sano e costruttivo allenamento a scegliere una posizione e a difenderla.
Invece nulla. Silenzio.
Qualcuno è rimasto alienato nel suo mondo virtuale, continuando a scorrere lo schermo del suo telefonino nascosto dal banco; qualcun altro ha continuato a ripetere i suoi appunti per l’interrogazione dell’ultimo momento, prima delle vacanze natalizie; un paio ancora, celati dal cappuccio della felpa abbassato sulla fronte, si sono addirittura addormentati; gli altri, sono rimasti semplicemente indifferenti, con lo sguardo vuoto come le loro teste.
Un attimo dopo la campanella ha suonato. Di colpo tutti si sono ridestati dal loro torpore e sono corsi fuori per la ricreazione, salutando il Prof e augurandogli buone feste.
Luigi ha mestamente raccolto le sue cose e, mentre i ragazzi sfilavano davanti alla cattedra, ha detto, con tono grave: “Auguri ragazzi. Per il nuovo anno vi assegno il compito di nutrire le vostre menti”.