Nessuno aveva dei dubbi: la pandemia ha fatto un gran bene alla salute dei colossi farmaceutici, che grazie ai vaccini hanno raggiunto quote di guadagni impensabili “in tempo di pace”.
“Pfizer”, la più grande società al mondo nella ricerca, la produzione e la commercializzazione di farmaci, con un utile netto che nel 2019 si aggirava sui 16,27 miliardi (a fronte di un fatturato di 51,75), ha appena alzato le stime dei ricavi grazie alle vendite per il 2021 di 2,1 miliardi di dosi di vaccino anti-Covid prodotto con la collaborazione della tedesca BioNTech, passando così le previsioni da 26 a 33,5 miliardi di dollari. Dati che si estrapolano dai dati trimestrali, chiusi con un utile netto di 5,56 miliardi di dollari, 98 centesimi per azione. Nel trimestre, il colosso farmaceutico di New York ha messo insieme entrate per 18,98 miliardi, e prevede di chiudere l’anno con guadagni compresi tra 3,95 e 4,05 dollari per azione, ovvero tra 78 e 80 miliardi di dollari.
Nell’ultimo anno, il valore di Pfizer in borsa è cresciuto del 20%, toccando i 235 miliardi dollari, e quello di BioNtech addirittura triplicato toccando i 70 miliardi. Guadagni che non impediscono al colosso di fare “lobbyng” con le altre aziende farmaceutiche americane per ottenere da Washington e Bruxelles l’esclusione dal nuovo regime di tassazione internazionale che prevede una quota fissa minima globale del 15%.
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