Una delle conseguenze correlata allo scoppio della pandemia è l’aumento dell’e-comemrce e il conseguente aumento della povertà dei negozianti italiani. La società di consulenza globale Alvarez&Marsal in collaborazione con Retail Economics attraverso il report “The shape of retail: i costi nascosti dell’e-commerce” ha stimato le perdite dei negozi fisici.
Nel dettaglio, l’indagine è stata condotta in sei Paesi tra cui anche l’Italia, coinvolgendo 3.000 famiglie e 250 rivenditori europei che rappresentano una spesa di oltre 2.000 miliardi di euro nel 2020. La perdita per i Paesi europei ammonta a 35 miliardi di euro, mentre per i negozianti italiani si stima una perdita pari a 3,7 miliardi di euro e sarà tra i Paesi europei che subirà maggiormente la perdita: la redditività del settore retail passerà dal 3,5% al 2,6% con un saldo negativo di 3,7 miliardi.
Alberto Franzone, Country Co-Head di Alvarez&Marsal in Italia, ha sottolineato la perdita di un punto percentuale in un mercato che riversava, già in precedenza, in difficoltà, a causa dell’accelerazione in termini di shift sul digitale che ha caratterizzato il bel Paese dallo scoppio della pandemia.
Si evidenzia che i consumatori che hanno preferito l’e-commerce non sono intenzionati a rivedere la propria scelta, in particolare:
- Il 38,4% dei consumatori italiani non vuole tornare agli acquisti prima del Covid nei negozi fisici;
- Idem il 33% degli spagnoli e il 29,6% degli inglesi.
Lo spostamento verso la vendita online riguarda principalmente i seguenti settori:
- Elettrodomestici e oggetti elettronici (18,7%);
- Casalinghi (16%);
- Abbigliamento (14,2%).
I negozi fisici di beni di lusso sembrerebbero essere indenni da tale scenario, poiché a causa dei costi elevati è necessario un rapporto diretto con il consumatore.
In Italia, secondo le previsioni, al termine della pandemia i negozianti perderanno il 30% degli acquirenti fisici, mentre in Inghilterra la percentuale ammonta al 44%.
Dopo la pandemia i consumatori italiani proseguiranno gli acquisti online nei seguenti settori:
- Articoli per la casa (22,7%);
- Dispositivi elettronici (18,7%);
- Abbigliamento (17,2%).
Al seguito ci sono viaggi, videogiochi e prodotti di bellezza.
Infine, nel report si rende noto che i negozi che vendono solo con l’e-commerce operano con margini notevolmente inferiori (1,4%) rispetto ai modelli dei negozi fisici o di business multi canale (5,2%).
Si registra, inoltre, un incremento della spesa per la digitalizzazione, la quale coinvolge:
- Nuove competenze;
- Potenziamento dell’infrastruttura tecnologica;
- Oneri tipici del commercio online come spedizioni e resi.