Samsung Electronics, il colosso tecnologico sudcoreano per fatturato considerato il più grande produttore di elettronica di consumo e semiconduttori al mondo, ha annunciato che si aspetta un profitto dal secondo trimestre dell’anno superiore del 53%.
Previsioni che parlano di un utile operativo di 11 miliardi di dollari grazie alla forte domanda di chip di memoria che ha compensato le deboli vendite di dispositivi causata dalla carenza di componenti. Se alla fine del mese le cifre saranno confermate, sarebbe il più grande profitto del secondo trimestre di Samsung dal 2018.
Un anno fa, nei primi mesi della pandemia, Samsung ha visto crollare le vendite di prodotti come telefoni e TV: da allora la domanda di componenti elettronici è aumentata per via delle nuove abitudini dettate dalla pandemia, con un “esodo” popolare verso tutto ciò che è online.
Negli ultimi mesi, i produttori di microprocessori per computer hanno capito di avere fra le mano molto più potere di un tempo, aumentando i prezzi nel mezzo della storica crisi di approvvigionamento. Lo scorso marzo, il co-direttore generale di Samsung Koh Dong-jin si riferiva agli azionisti dicendo che era in corso “Un grave squilibrio fra domanda e offerta di chip a livello globale”, aggiungendo che l’azienda stava lavorando con i partner d’oltremare per soddisfare la domanda, dato che le carenze globali era causa di gravi interruzioni nelle forniture.
La carenza di chip ha colpito duramente le case automobilistiche: Ford, General Motors, Volkswagen e Jaguar Land Rover sono state costrette a fermare la produzione, e la gravità crescente della situazione è ststa avvertita anche a livello istituzionale. Il mese scorso, il presidente americano Biden e il commissario europeo Margrethe Vestager hanno svelato i piani per produrre più chip per computer in Europa e negli Stati Uniti.
L’iniziativa è uno dei punti chiave di una nuova alleanza tecnologica transatlantica, ribattezzata “The Trade and Technology Council”, che punta a riequilibrare le catene di approvvigionamento dei semiconduttori. L’Unione europea ha stanziato 150 miliardi di dollari per aumentare la propria quota del mercato globale della produzione di chip passando dal 10% al 20%, mentre gli Stati Uniti hanno stanziato 52 miliardi di dollari per incrementare la produzione interna.
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