L’auto elettrica corre lanciata verso il futuro, ormai pronta e attrezzata a sufficienza per archiviare quel che resta delle antiche vetture a sola combustione interna. Ma all’orizzonte si profila già la prossima sfida: l’idrogeno verde.
Un passaggio che gli esperti considerano fondamentale per rendere ancora più veloce la transizione energetica, e che secondo le stime dell’Enel potrebbe coprire entro il 2050 il 24% della domanda di energia e creare 5,4 milioni di posti di lavoro, oltre a ridurre la CO2 di 560 milioni di tonnellate.
Al contrario di quello “grigio”, prodotto da combustibili fossili come il gas naturale, e di quello “blu”, dai costi di stoccaggio proibitivi, l’idrogeno “verde” – ottenuto attraverso l’elettrolisi dell’acqua - è considerato l’unico sostenibile al 100%.
Va in questa direzione l’annuncio della “Nel Hydrogen Electrolyser”, divisione del “Nel ASA Group”, che ha avviato una collaborazione con numerosi partner per realizzare in Svezia, a Hofors, un impianto destinato alla produzione di idrogeno verde che dovrebbe entrare in funzione entro la fine del prossimo anno. L’idrogeno prodotto sarà utilizzato in massima parte per la lavorazione dell’acciaio della Ovako.
Ma gli indizi non mancano: a metà giugno, alla borsa di Copenaghen ha debuttato la “Green Hydrogen Systems”, un’azienda specializzata nelle soluzioni industriali a idrogeno verde la cui offerta pubblica iniziale si è chiusa addirittura in anticipo, con il titolo che veleggia a più del 20% dell’offerta iniziale. Un caso replicato a Parigi con la “Hydrogène de France”, il cui debutto in borsa ha attirato l’attenzione della potente “Airbus”, che ha già annunciato un aereo a “zero emissioni”.
In realtà l’idrogeno, la sostanza più diffusa nell’universo, sfuggente elemento della tavola periodica, ha già spaccato in due il mondo dell’auto: da un lato c’è chi ha abbracciato l’elettrico come non ci fosse un domani, dall’altro chi invece ha fatto la propria parte ma è alquanto perplesso. Sono un esempio Toyota, che pur avendo in gamma ibridi ed elettrici per ogni esigenza e disponibilità, non ha lesinato investimenti sull’idrogeno che si sono tradotti nell’arrivo sui mercati della “Mirai”, la nuova generazione dell’ammiraglia fuel cell che emette goccioline d’acqua. E dall’altra la Hiunday, che con la “Nexo” ha dichiarato addirittura di riuscire a ripulire l’aria dalle sostanze emesse da due motori diesel, per finire al momento con “BMW”, che nutre un’antica passione verso l’idrogeno e assicura di voler iniziare un profondo cambio di rotta già dal 2025.
A proposito: nel nostro Paese, il PNRR ha previsto tre miliardi e mezzo di euro per ricerca, sviluppo e produzione di idrogeno, la tappa futura del pianeta Terra.
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