“Fingeva di vaccinare no vax per soldi, infermiere incastrato dai video nell’hub vaccinale ad Ancona”: è l’ultimo dei tanti titoli che sempre con maggior frequenza capita di leggere da quando, proporzionalmente alla crescita della protesta no-vax, anche la ricerca si espedienti per aggirare le limitazioni poste a chi non è vaccinato sta accrescendosi.
Solo per ricordare alcuni dei precedenti casi scoperti, a settembre era stata la volta dell’infermiera 50enne di Treviso che, per favorire una decina di amici no-vax, aveva finto di vaccinarli al fine di far loro ottenere il Green Pass; a dicembre era poi toccato al medico di medicina generale toscano che, come pubblico ufficiale vaccinatore di alcuni paesi dell’interland di Pistoia, aveva falsamente attestato l’avvenuta vaccinazione di varie persone, perfino alcuni minorenni.
La prima aveva agito per “favore”; l’altro, invece, per mera ideologia, essendo fermamente convinto dell’inutilità del vaccino anti-covid.
Invece, nell’ultimo caso trattato dai notiziari dei giorni scorsi, il personale tornaconto economico è stato il propellente che ha indotto l’infermiere anconetano a far mercimonio della propria professione, al di là d’ogni etica o questione di coscienza.
Del resto, che attraverso canali Telegram fosse già attivo un commercio di falsi Green Pass era cosa nota e, dunque, poco male se, con altri mezzi, poteva raggiungersi altrettanto risultato. In fondo si sarebbe trattato d’un “affinamento di tecnica”: non l’acquisto d’un certificato verde duplicato e appartenente a un chissàchi vaccinato che, per età anagrafica o nome di battesimo, assomigliasse a un qualcun altro non vaccinato, ma il rilascio di un documento autentico che avrebbe certificato che il contenuto d’una siringa era stato iniettato nel braccio d’un paziente mentre invece era finito nel contenitore dei rifiuti medici.
Il tutto al prezzo di alcune centinaia di euro e senza nemmeno la fatica di doversi procurare “clienti”, perlopiù diligentemente segnalati da intermediari, pratici – evidentemente - dell’arte del “fare a mezzi”.
Sull’onda dell’immediato disappunto provocato da notizie di tal fatta, ciò che viene da considerare quasi automaticamente spazia dall’offesa che lo spreco scandaloso di preziose dosi di vaccino costituisce nei confronti delle popolazioni di Paesi poveri che, al contrario, non possono permettersele (sarà pure retorica, ma tant’è); all’idea che, secondo il calcolo pur sempre “vantaggista” che evidentemente non risparmia neppure le credenze dei no-vax più estremisti, tutto sommato è più conveniente spendere qualche euro per acquistare un Green Pass falso – mantenendosi perciò comunque coerenti al proprio vangelo che aborre l’iniezione di un siero malefico – che perderne molti di più a causa della sospensione dal lavoro e dallo stipendio che, altrimenti, si dovrebbe subire; per giungere infine al paradosso che un no vax morto di Covid che, viceversa, risultava vaccinato perché in possesso di un Green Pass falso finisce nel numero di “quelli che sono morti di Covid pur essendo vaccinati”, con ciò dando man forte alle convinzioni di chi contesta l’utilità dei vaccini.
Subito a seguire nasce, però, un’altra considerazione, più cinica stavolta e condita da un pizzico di irriverenza, tanto per concedersi un sorriso al di là dell’assurdità dell’atteggiamento di quanti ancora si ostinano a negare l’evidenza, recitando senza cognizione di causa il testo omologato d’un credo che di fatto rende la loro ideologia una vera e propria fede.
Ed è infatti proprio a parlar di fede che viene in mente l’idea di “simonia”, quell’antica pratica che, nei primi secoli del cristianesimo, consisteva nella vendita - e correlativamente nell’acquisto - di beni di natura spirituale (dalle cariche ecclesiastiche ai sacramenti, compreso il perdono dei peccati) dietro pagamento d’un corrispettivo in denaro o d’altri beni materiali.
Rivedendo in questa chiave ciò che accade con lo scandaloso traffico di certificazioni vaccinali, verrebbe da concludere che se c’è stato un tempo in cui si vendevano le indulgenze, questo è il tempo in cui si vendono i Green Pass: in fondo, sempre di “immunità” si tratta!