L’ipotesi di procedere alla somministrazione della terza dose di vaccino si fa sempre più concreta, considerando alcuni studi condotti in diversi Paesi, dai quali si evince che un secondo richiamo possa migliorare, in modo significativo, l’immunogenicità del vaccino nei pazienti più fragili e immunodepressi.
Nel dettaglio, da uno studio francese, pubblicato sul New England Journal of Medicine, emerge che un secondo richiamo del vaccino ne migliorerebbe l’efficacia e ridurrebbe al minimo il rischio di contrarre la malattia. Al contempo, un’analisi condotta dalla Johns Hopkins University, ha reso noto che su un campione di 30 trapiantati, i quali presentavano un livello nullo o basso di anticorpi, dopo due dosi, hanno aumentato i livelli al seguito della terza dose.
Nella stessa direzione uno studio preliminare condotto dall’Università di Oxford, evidenzia che una terza dose del vaccino, somministrata da 44 a 45 settimane dopo la seconda, può potenziare la risposta immunitaria contro il virus, comprese le varianti, e il rischio degli effetti collaterali è molto inferiore rispetto alla prima. In particolare, per la ricerca sono stati testati 75 partecipanti, che hanno ricevuto la due prime dosi con un intervallo di 8-16 settimane. Dai risultati si evince che i livelli di anticorpi, 28 giorni dopo la terza dose, risultano essere molto più elevati rispetto all’omonimo lasso temporale dopo la seconda dose.
Da settembre 2021, la priorità sarà riservata alle categorie di persone più fragili e più esposte al rischio di contagiarsi o di sviluppare forme gravi:
- Over 70;
- Operatori sanitari e di assistenza sociale;
- Pazienti immunodepressi.
I risultati degli studi sopracitati fanno ben sperare, tuttavia, i ricercatori precisano che servono ulteriori ricerche per confermare l’efficacia della terza dose.
Per quanto concerne l’Italia, il ministro della Salute, Roberto Speranza, si è riferito spesso alla possibilità di somministrare la terza dose. L’eventuale data iniziale, però, versa nell’incertezza, tra il mese di settembre e l’inizio del 2022. Al momento ci sono ancora delle questioni irrisolte inerenti alla durata dell’immunità, a circa 3 milioni di over 60 non ancora immunizzati e al grado di efficacia e sicurezza della vaccinazione eterologa.
In conclusione, il dottor Fabrizio Pregliasco, nel corso di un’intervista di Linkiesta, ha affermato che i dati a disposizione non sono ancora certi e non si ha la conferma che le persone vaccinate quasi un anno fa siano ancora protette. L’idea sarebbe quella di procedere ad un richiamo periodico come quello del vaccino antinfluenzale.