Nel marzo scorso, è scomparso a 80 anni W. Galen Weston, imprenditore metà canadese metà britannico alla guida del “George Weston”, un colosso specializzato in food e immobiliari creato dal nonno alla fine dell’Ottocento. Una delle famiglie più ricche del Canada, con una fortuna stimata da “Forbes” in 7 miliardi di dollari, che nel 2003 aveva fatto notizia acquistando i grandi magazzini “Selfridges” di Londra per 1,14 miliardi di dollari. Una delle ultime spesucce nella capitale inglese dopo “Fortnum and Mason”.
Ora, per gli storici e leggendari magazzini londinesi sembra pronto un nuovo passaggio di mano. Un mese fa circa, ha iniziato a circolare voce secondo cui la società stava valutando un’offerta d’acquisto da 5,7 miliardi sterline per i grandi magazzini da parte di misterioso compratore.
Il misterioso, a quanto si sa, è rimasto nel mistero, ma questo non ha tolto alla famiglia Weston l’idea di fare cassa con il lancio di un’asta formale la cui trattativa è supervisionata da “Credit Suiss”. Nel pacchetto è incluso lo storico edificio di Oxford Street, 50mila metri quadri nel cuore di Londra, e le sedi altrettanto prestigiose di Selfridges a Manchester e Birmingham, oltre ai magazzini “Brown Thomas & Arnotts” in Irlanda e i “De Bijenkorf” nei Paesi Bassi. Secondo gli esperti, i 4 miliardi di sterline richiesti sono più riferibili alle proprietà immobiliari che agli effettivi guadagni dei centri commerciali, da tempo in crisi.
È un altro capitolo nella lunga storia dei più celebri e lussuosi grandi magazzini londinesi nati nel 1909 da un’idea dell’americano Harry Gordon Selfridge, che aveva in mente di trasformare gli acquisti da necessari e noiosi ad una piacevole esperienza. In una parola, le basi del moderno shopping.
Ancora oggi, Selfridges resta fedele a quell’idea, sforzandosi sempre di trovare nuovi appeal capaci di attirare una clientela medio-alta, con una forte percentuale di stranieri attirati dalla notorietà del brand. Lo scorso aprile è stato inaugurato il “Riviera”, una caffetteria interna a marchio “Dior”, mentre chi lo desidera può addirittura organizzare all’interno feste, cerimonie e matrimoni. Innovazioni che si sono fatte sentire sui bilanci, arrivati nel febbraio dello scorso anno a toccare gli 853 milioni di sterline. Un quadretto guastato dall’arrivo della pandemia, che ha assestato un colpo durissimo a cui neanche l’e-commerce ha saputo mitigare. Lo scorso anno ne hanno fatto le spese 450 dipendenti.
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