Il “Nord Stream 2”, il gasdotto che attraversando il Baltico porta direttamente in Germania il gas russo, è forse l’eredità geopolitica di Angela Merkel, la cancelliera tedesca arrivata all’ultimo giro di valzer.
Un progetto ambizioso, che raddoppia il primo gasdotto, operativo dal 2011, ritenuto necessario dalla Germania a fronte della rinuncia al nucleare e all’obbligo di abbattere l’uso del carbone, ma da sempre osteggiato dagli Stati Uniti, che nel collegamento diretto vedevano una pericolosa dipendenza europea nei confronti di Putin, che per gli USA resta sempre sulla cima dei nemici da cui è meglio guardarsi le spalle, insieme al cinese Xi-Jinping.
Prima Obama e poi Trump, anche con l’appoggio di diversi paesi europei, avevano tentato di dissuadere la coriacea cancelliera tedesca, che nell’ultimo viaggio di Stato a Mosca è riuscita nell’impresa di convincere Biden, altrettanto recalcitrante ma più disposto ai compromessi.
Così, con un annuncio anticipato sulle pagine del “Wall Street Journal”, Stati Uniti e Germania hanno siglato un accordo congiunto che equivale al via libera al completamento del Nord Stream 2, ma con un passaggio intermedio politicamente interessante. Angela ha assicurato che il gasdotto non le impedirà di tenere alta la tensione verso il Cremlino senza revocare le sanzioni, addirittura da inasprire nel caso che la Russia usasse l’energia come arma di ricatto verso l’Europa, trattando anche il prolungamento di un altro decennio del passaggio del gas russo attraverso l’Ucraina, e per finire Stati Uniti e Germania investiranno 50 milioni di dollari per sviluppare le energie rinnovabili dell’Ucraina.
Dure le reazioni e le preoccupazioni di Ucraina e Polonia, che da un incontro fra i due ministri degli esteri hanno fatto sapere che “una simile decisione crea ulteriori minacce politiche, militari ed energetiche per l’Ucraina e l’Europa nel suo complesso”.
Al momento il progetto è completo al 98%, a fronte di una spesa di 9 miliardi di euro.
© Informati S.r.l. – Riproduzione Riservata