Sono giorni di grandi movimenti per il Made in Italy. Da una parte la notizia dell’acquisizione del marchio milanese “Etro” da parte del fondo di private equity “L Catteron Europe”, dall’altra l’improvvisa decisione del gruppo “Zegna” di quotarsi alla Borsa di New York.
La vicenda Etro…
Per Etro, maison fondata nel 1968 e sempre rimasta nelle mani di Gerolamo, il fondatore, e della sua famiglia, si tratta dell’ennesima perdita del Made in Italy. Il fondo guidato dalla “Financière Agache” di Bernard Arnault, il miliardario francese patron del lusso mondiale, a capo del colosso “LMVH” (Moët Hennessy Louis Vuitton SE), ha annunciato l’acquisizione della quota di maggioranza della maison, mentre alla famiglia rimarrà il 40% del capitale. Una scelta che rende formale una decisione presa la scorsa primavera, sull’onda dei forti scossoni del mercato del lusso assestati dalla pandemia.
“Io e la mia famiglia siamo orgogliosi di aver fatto diventare Etro un marchio di eccellenza che ha conquistato clienti ed estimatori da ogni parte del mondo - commenta dopo l’annuncio il fondatore e presidente Gerolamo Etro - L Catterton ha espresso grande stima per la nostra storia, il nostro prodotto e la nostra visione, condividendo il nostro stesso approccio alla partnership. Dopo quasi 55 anni alla guida del marchio, crediamo che la collaborazione con il fondo avvierà una nuova fase di crescita e di consolidamento del ruolo di Etro tra i fashion brands più longevi e prestigiosi. Siamo entusiasti di lavorare con il team di L Catterton che porterà la sua profonda conoscenza del segmento moda e una comprovata esperienza nello sviluppo internazionale di marchi di rilievo, permettendo alla nostra realtà di raggiungere nuovi traguardi”.
…e quella Zegna
Ben più misteriosa la decisione del gruppo “Ermenegildo Zegna”, antica azienda vercellese specializzata in moda maschile diventata una delle realtà imprenditoriali più note del settore, con un fatturato che nel 2018 sfiorava il miliardo e 600 milioni e 6.500 dipendenti.
Da tempo, si vociferava sulla possibile decisione del gruppo vercellese di quotarsi in borsa, notizia mai smentita e neanche confermata diventata realtà con la decisione improvvisa (all’apparenza) di quotarsi non in Italia ma alla Borsa di New York grazie alla fusione con “Investindustrial Acquisition Corp”, la spac del finanziere Andrea Bonomi specializzata nel portare le aziende italiane negli USA.
Zegna farà il debutto alla “NYSE” a fine novembre con un valore iniziale di 3,2 miliardi di dollari e una capitalizzazione prevista di 2,5 miliardi. Nel complesso si tratta di un’operazione da 880 milioni di dollari: 403 in dotazione alla spac, 250 derivanti da un investimento privato di azioni pubbliche e altri 225 di Investindustrial. La famiglia Zegna, che utilizzerà il capitale per nuove acquisizioni industriali, continuerà ad avere il controllo dell’azienda con il 62% del capitale, mentre a Bonomi e soci spetterà l’11%. Il restante 27% sarà la quota immessa sul mercato.
© Informati S.r.l. – Riproduzione Riservata