L’Italia ha riacquisito, dal punto di vista della credibilità internazionale, una stabilità ormai evidente. Nonostante la produzione industriale stia attraversando una crisi senza precedenti, la fiducia degli investitori esteri nei confronti del Bel Paese si è notevolmente rafforzata. Un chiaro indicatore di ciò è rappresentato dalla riduzione dello spread, che oscilla attualmente intorno ai 110 punti base.
La percezione internazionale dell’Italia è quella di uno Stato dotato di un assetto governativo stabile, elemento che incoraggia gli investimenti in società pubbliche e partecipate. Ne sono una prova i dividendi delle principali partecipate pubbliche, che hanno generato complessivamente 2,8 miliardi di euro di dividendi a Mef e 1,8 a Cdp (Cassa depositi e prestiti).
L’attenzione particolare sulle quotate partecipate si può facilmente evincere dall’andamento dei mercati azionari; Poste Italiane S.p.A., ad esempio, ha registrato a Piazza Affari una crescita del 46% nell’ultimo anno, raggiungendo una capitalizzazione di mercato pari a 19 miliardi di euro. Nemmeno l’ipotesi di una possibile cessione del 15% delle quote da parte del MEF sembra aver generato incertezza nei mercati. Sebbene l’effettiva realizzazione di tale operazione resti in bilico, gli investitori continuano a dimostrare interesse per le azioni italiane, confermando la loro fiducia nonostante il DPCM varato a settembre.
Monte dei Paschi di Siena (MPS), altra partecipata pubblica di rilievo, ha vissuto una performance straordinaria, con il titolo in borsa che ha registrato un incremento del 126% e un rendimento complessivo del 132%. Va altresì sottolineato che la stabilità del titolo non è stata in alcun modo scalfita neanche a seguito della riduzione della quota del 15% detenuta dal MEF, il quale è riuscito appena in tempo a farsi pagare gli interessi sulla quota originaria del 26,7% generando un profitto di 84 milioni di euro.
I colossi dell’energia, invece, non hanno registrato performance eccellenti in borsa negli ultimi mesi, ma continuano a garantire ingenti dividendi agli azionisti. Ad esempio, Eni ha ceduto il 14% in borsa, con una capitalizzazione pari a 46 miliardi di euro ed il Mef nel frattempo ha incassato una cedola ( di 150 milioni) sulla sua quota del 4,8% detenuta e poi ceduta nella percentuale del 2,8% a maggio.
Questa dinamica non fa che confermare come l’elevata fiducia nelle società partecipate dallo Stato, e più in generale nella solidità del sistema Italia, si rifletta nella capacità di attrarre investitori anche in caso di disinvestimenti da parte dello Stato. Tali operazioni, che si inseriscono in una strategia di razionalizzazione del portafoglio pubblico, non destano alcun allarme. Le società partecipate dimostrano una solidità strutturale, mentre la continuità nella distribuzione dei dividendi contribuisce a mantenere stabile l’interesse degli investitori. Ciò dimostra che la cessione di quote da parte dello Stato non compromette in alcun modo la percezione positiva del mercato verso queste società.
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