Su alcune misure previste nelle bozze del decreto fiscale circolate in questi giorni, i tributaristi Lapet mostrano forti perplessità. Il presidente nazionale Lapet Roberto Falcone ha precisato: “Il contrasto all’evasione richiede, in primo luogo, la semplificazione degli adempimenti fiscali, mediante la loro razionalizzazione, come sempre abbiamo sostenuto presso le preposte Commissioni di Camera e Senato”. In questo senso, i tributaristi ritengono che il regime forfettario agevoli le nuove iniziative, i giovani imprenditori e professionisti.
“Al limite andrebbe adeguato con l’obbligo di fatturazione elettronica, senza ritornare ai limiti ed agli adempimenti del vecchio regime dei minimi” ha spiegato il responsabile del centro studi Lapet Riccardo Bizzarri. Anche la flat tax, pur se in regime Iva, poiché applicabile a ricavi superiori a 65.000 euro, avrebbe un indubbio effetto di semplificazione.
Il secondo pilastro della bozza del decreto riguarda il contrasto all’utilizzo del denaro contante perseguito, da un lato, tramite la riduzione delle soglie di utilizzo, che verranno gradualmente abbassate prima a 2.000 euro ed a regime a 1.000 e, dall’altro lato, sanzionando gli esercenti nei casi di mancata accettazione di un pagamento, di qualsiasi importo, effettuato con carte di credito o di debito. Quest’ultima norma costringerebbe gli esercenti ad accettare pagamenti con carte anche qualora il costo della transazione sia superiore al ricavo (lordo, peraltro) dell’operazione, contravvenendo così al principio di libertà d’iniziativa economica. Procedendo ancora nella disamina della bozza di testo, ritorna la misura delle manette agli evasori che, stando ai rumors, prevede la riduzione delle soglie che determinano le fattispecie di omesso versamento delle imposte. Le soglie proteggono il piccolo e medio imprenditore diligente che, a causa della crisi e della contrazione dell’attività, non sia stato in grado di versare imposte e ritenute correttamente dichiarate.
Questi ultimi, quindi, subiscono un procedimento di riscossione coercitiva dell’imposta, ma vanno esenti, entro la soglia, da sanzione penale poiché scriminati dalla stessa norma. Alla luce della perdurante situazione di crisi del sistema economico, le soglie continuano ad esercitare la loro funzione di protezione degli imprenditori onesti e di garanzia della proporzionalità del sistema rispetto al disvalore delle condotte punite.
“La riduzione delle soglie rischia però di porre sullo stesso piano condotte fraudolente e condotte necessitate di omesso versamento. Inoltre ampliare le fattispecie penali rischia di portare al collasso le Procure della Repubblica ed i Tribunali penali, producendo gli stessi effetti che il contenzioso tributario sta producendo sulla Corte di Cassazione. – ha spiegato Bizzarri - L’asserito contrasto all’evasione si risolve in una persecuzione nei confronti di piccoli e medi imprenditori, i quali, stando alle statistiche, non rappresentano che una minima parte dell’evasione italiana. I grandi evasori, coloro che operano mediante transazioni internazionali, non sono neppure sfiorati dalle norme in commento”. In definitiva la Lapet torna a ribadire che, quando si parla di evasione fiscale non si deve fare di tutta un’erba un fascio. “Auspichiamo quindi un necessario e pronto dialogo nell’ambito delle competenti commissioni parlamentari, al fine di apportare al decreto quei necessari correttivi finalizzati ad una reale semplificazione e soprattutto ad una riduzione dell’imposizione fiscale” ha concluso Falcone.
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