18 novembre 2013

ACCONTI TASSE… LE PORCATE CONTINUANO

A cura di Antonio Gigliotti

Come si suol dire, al peggio non c’è mai fine. Infatti, mentre giornali e tg, nonché i vari talk show, ci inondano, in questi giorni, di notizie sulle guerre interne tra falchi e colombe, renziani e dalemiani, con l’intermezzo dei vari grillini di turno, a noi poveri contribuenti non resta che subire le conseguenze di una politica, in generale, e di una gestione fiscale, in particolare, oramai alla deriva.

Infatti ancora nulla si sa sulla sorte dell’Imu né dell’ultimo nato “TUC” (che non sta per i famosi crackers!!), tuttavia conosciamo benissimo le conseguenze dell’incapacità dei nostri governanti.
In questi giorni infatti, contribuenti e commercialisti, si ritrovano la problematica degli acconti la cui scadenza è fissata a fine novembre. Già di per sé l’acconto è un qualcosa di anomalo, dal momento che richiede il versamento anticipato delle imposte su un reddito di un esercizio che non è stato ancora chiuso. Ma la cosa più imbarazzante (per noi comuni mortali, ma a quanto pare non per chi ci governa) è che, secondo i calcoli che andremo a fare fra qualche giorno, dovremo effettuare un versamento superiore all’imposta totale. Ricordiamo infatti che la misura dell’acconto del 2013 è stata innalzata per evitare il salto dell’Iva dal 21 al 22%, salto che poi è avvenuto ugualmente in ottobre. E non è finita qua, in quanto ulteriori maggiorazioni degli acconti erano rispuntate nel decreto IVA del mese scorso, poi decaduto per via della crisi politica.
In sostanza, per evitare l’aumento dell’Iva dal 21 al 22%, il decreto prevedeva un aumento degli acconti, oltre naturalmente alle misure già oggi in vigore.
Capite, quindi, le capacità di alta economia di questa gente? Aumentano gli acconti per evitare maggiorazioni alle tasse, che però lievitano nonostante l’intervento sugli acconti. È il solito cane che si morde la coda!

E, si badi, simili manovre si stanno adottando in un momento in cui le imprese stanno chiudendo e quelle poche rimaste non riescono più a pagare le tasse. Mentre si va verificando un simile scenario, loro che fanno? Aumentano gli acconti! Bravi!
A tutto ciò vanno ad aggiungersi le percentuali ballerine dell’Imu. Anche in questo caso regna il caos totale: a meno di un mese dalla seconda scadenza, non sappiamo ancora chi deve pagare, su cosa pagare e quanto pagare… alla faccia della certezza del diritto!
Intanto invece arrivano sempre dati più allarmanti. Uno studio di Union Camere dei giorni scorsi sottolinea l’incedere del crollo dei consumi dei cibi “superflui”. E tra i beni il cui acquisti stanno diminuendo figura anche il pane!

Anche la Confcommercio smentisce quanti, dalla squadra esecutiva, annunciano la ripresa a partire dal 2014. Secondo l’associazione di categoria, nessuna ripresa potrà esserci finché si continuano ancora a far quadrare i conti attraverso la solita leva fiscale e non invece con la spending review e una connessa riduzione delle tasse.
A questo punto c’è ancora chi ha il coraggio di chiedersi quale sia il motivo dell’esasperazione dei cittadini/contribuenti? La risposta è infatti chiara! Almeno, lo è per chi fa fatica ad arrivare a fine mese, chi ha sempre lavorato. Purtroppo però la risposta non la trova chi ha sempre vissuto di rendite e vitalizi, chi ha fatto il portaborse di qualche politico ed ora magari ricopre qualche sedia o occupa qualche posto negli innumerevoli enti inutili che esistono.

Lo Stato è tiranno e la gente, come me e come voi, è di giorno in giorno più insoddisfatta. Lo Stato con una mano ci tassa e con l’altra sperpera il denaro pubblico distribuendolo a chi non lo merita.

Non manca giorno, infatti, in cui i tg e i quotidiani non ci rivelano qualche nuovo scandalo come, ad esempio, quello che sta riguardando la Regione Emilia Romagna, con i rimborsi ‘gonfiati’ e usati per cene, acquisti, viaggi e persino matrimoni all’insegna del lusso. Senza dimenticare i maxistipendi ai manager pubblici e le laute pensioni e varie indennità ai parlamentari!
Intanto, mentre alle alte sfere si sperpera, noi in basso dobbiamo fare i conti con il caos fiscale. Un ingorgo costituito da tasse troppo alte e adempimenti oscuri creati tutti da una politica malata. Fino a qualche anno fa, il commercialista era il professionista che seguiva il cliente nelle questioni di natura tributaria. Oggi, per colpa di una cattiva gestione dell’apparato fiscale, il commercialista è colui che condivide con il contribuente le ansie e gli acciacchi provocati dall’ingorgo fiscale esistente nel nostro Paese.
Per concludere, tutto questo non è pessimismo… È solo crudo realismo!!!!
 © Informati S.r.l. – Riproduzione Riservata
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