27 novembre 2015

BANCHE SALVE.....I CONTRIBUENTI QUANDO??

Cari amici, oggi apro il mio editoriale con un numero:168. Perché sono 168 le pagine del decreto 180 del 16 novembre 2015. Un provvedimento attraverso cui il Governo con un quadro complesso e ai limiti dell’astrusità, cerca di tenere a galla alcune banche italiane.
Cerco di districare il ginepraio burocratico.
Il cosiddetto “Salva banche” aiuterà la Cassa di Ferrara, la Banca Etruria (e qui c’è chi storce il naso per un disinvolto coinvolgimento della famiglia di un membro del Governo), la Banca Marche e Carichieti a riaprire in versione “nuova”. Come? Attraverso l’intervento di Intesa Sanpaolo, Unicredit e Ubi, il pool dei tre maggiori istituti che ha garantito la linea di liquidità subito necessaria per avviare il salvataggio

Tentiamo di fare ulteriore chiarezza. Questo provvedimento ha ad oggetto l’avvio della gestione di crisi degli Istituti di credito. Come? In sintesi, l'operazione prevede la creazione di una banca 'cattiva', una 'bad bank', che ha accolto la parte in difficoltà delle quattro vecchie banche. La parte sana delle banche è finita invece nelle banche 'ponte', che sfruttano le risorse fornite dal Fondo di risoluzione.
Un po’ perché non capiscono un po’ perché si sentono nell’occhio del ciclone, i contribuenti tremano. Chi sarà a pagare i salvataggi? La Banca d’Italia li rassicura: a metterci la faccia e i soldi saranno i detentori di azioni e obbligazioni. Ma se i contribuenti combaciassero con i risparmiatori colpiti dal provvedimento? Le domande si sprecano. Le risposte lasciano a desiderare.
E la madre di tutti gli interrogativi potrebbe essere questa: gli investitori possono rivalersi sugli amministratori se la crisi è stata determinata dal loro agire? Ebbene: NO.
Diciamo così: siamo alle solite. Le responsabilità sono spesso attribuite in maniera, diciamo così, singolare. E anche questa volta sembra essere così. Ma quel che più meraviglia è il groviglio di norme, articoli e pagine nei meandri dei quali ci si perde così da non capirci più nulla e sentirsi come Renzo Tramaglino, spiazzato e perso tra i latinismi di Don Abbondio.
 © Informati S.r.l. – Riproduzione Riservata
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