2 aprile 2013

BASTA… IL GIOCO È DURATO TROPPO

A cura di Antonio Gigliotti

‘Basta giochi’, così titolava ‘Il sole 24 ore’ di venerdì scorso. Il titolo era in prima pagina, con il rosso e nero della roulette, focalizzando l’attenzione sull’articolo di apertura di Roberto Napolitano. L’appello del direttore della testata economica è stato abbastanza chiaro, chiedendo senza mezzi termini che la politica torni a guardare negli occhi il Paese reale, con i suoi problemi e le sue difficoltà, calato in uno dei periodi più bui dal dopoguerra.

Ai vertici del Paese v’è il vuoto, con un Presidente del Consiglio designato dal Capo dello Stato che non è riuscito a conseguire alcun successo, rimanendo con un niente di fatto in mano dopo la conclusione delle consultazioni. Eppure l’Italia ha bisogno di un governo, malgrado vi sia chi diffonde una posizione nettamente contraria rievocando il modello belga. Ma possibile che costoro non si siano accorti del crescente tasso di disoccupazione giovanile, salita a gennaio 2013 al 38,7%? I politicanti non vedono forse il cappio al collo delle imprese, rappresentato da una pressione fiscale posta al 68,3%? Non si sono accorti che dal 2010 al 2012 in Italia gli investimenti hanno perso 715 miliardi di euro e che il peso della burocrazia grava su famiglie e imprese per ben 73 miliardi di euro all’anno? Sembra assurdo che non abbiano notato neanche l’aumento delle attività imprenditoriali cessate dall’inizio dell’anno ad oggi.

Questo scenario di desolazione, che ha reso il Paese orfano, riporta in maniera inevitabile alla condizione ormai paradossale della nostra categoria, nella quale qualsiasi tutela è posta nelle mani delle sigle sindacali perché, a parte un Commissario poco attento, non ci è rimasto nulla. Tant’è che l’ultima fase dello ‘smantellamento’ della nostra professione riguarda il taglio della liquidità all’ente che può ben considerarsi il nostro cuore pulsante per quel che concerne la crescita e lo sviluppo, vale a dire l’Istituto di ricerca dei dottori commercialisti e degli esperti contabili. È infatti recente la notizia che il Commissario straordinario, scelto dal Ministero per amministrare il Consiglio nazionale, ha deciso di non erogare il contributo trimestrale a favore dell’IRDCEC. Con questo rifiuto ha sostanzialmente spinto i 19 ricercatori ad inviare altrettante lettere di risoluzione dei rispettivi contratti di collaborazione.

Una simile azione non è sufficiente affinché si capisca finalmente la bassezza delle condizioni che sta vivendo la categoria? Cosa rimarrà di noi fra sette od otto mesi? Cos’altro ci avranno tolto? Risulta chiaro che non possiamo rimanere “inermi” sino al 19 giugno e poi magari sino ad altra data di discussione di altri ricorsi. Dobbiamo agire prima. A questo punto, dopo il fallimento delle proposte risolutive delle scorse settimane, gli unici che possono prendere in mano la situazione sono gli Ordini. Decidano loro cosa fare, ma lo facciano al più presto!! Serve un’Assemblea? Allora si diano una mossa e decidano di indirla! Creino loro l’occasione improcrastinabile di indicare i candidati e le modalità della prossima tornata elettorale. Stabiliscano requisiti e condizioni, se lo riterranno opportuno, e nel farlo si ricordino dei 114.000 iscritti dai quali hanno ottenuto mandato di rappresentanza!

Qualora un siffatto scenario non dovesse presentarsi tra le priorità di chi di dovere, allora mi vedrò costretto anch’io a scendere in campo col mio quotidiano. Mi farò pertanto carico dell’impegno assunto nei confronti dei lettori per organizzare una data per l’Assemblea, nella quale si possano incontrare i vari Presidenti per decidere democraticamente come e quando votare.

Se poi nessuno o pochi si presenteranno all’appuntamento, il torto non lo subirò di certo io, bensì tutti i colleghi che dovranno assistere ancora a questo “assurdo immobilismo”, aspettando che si concluda la fase di “liquidazione” della categoria.

La volontà degli iscritti non può continuare ad essere disattesa dai vari personalismi. Noi siamo pronti ad azioni forti, a manifestare sotto la finestra di chi, coi suoi ricorsi, ha bloccato la macchina della democrazia. E ne siamo davvero capaci, perché abbiamo raggiunto il limite estremo della pazienza.

Non possiamo farci condizionare! Dobbiamo riprenderci la ‘nostra’ categoria dalla quale ci ‘siamo’ allontanati per troppi anni.

Poi agli onorevoli colleghi, che usano i social network per mascherare offese gratuite e arbitrarie, vorrei ricordare che sono sempre aperto al confronto chiaro e trasparente, per questo scrivo senza la necessità di sotterrare la testa come gli struzzi. Libertà che forse loro non hanno, visto che preferiscono replicare tra le ‘mura di cinta’ delle proprie pagine web, coperti e avallati dai propri amici. Abbiate il coraggio di tirar fuori la testa e parlate pubblicamente! Lo dico per voi, per aiutarvi a crescere alla luce anche dei nuovi ruoli che rivestite!

Concludo con le parole di Pertini che così diceva: “Quando un governo non fa ciò che vuole il popolo, va cacciato via anche con mazze e pietre”. Noi sapremo, nel caso di fallimento dell’estremo tentativo di arrivare a una Governance, chi prendere con mazze e pietre.
 © Informati S.r.l. – Riproduzione Riservata
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