21 gennaio 2014

CAOS FISCALE… MA QUANDO ANDATE TUTTI A CASA?

Autore: Antonio Gigliotti
Cari amici,

non poche volte ho espresso il mio disappunto per la classe politica italiana e per i nostri governanti, soggetti che pur occupando importanti poltrone non hanno dimostrato nulla né per quel che concerne la preparazione né in riferimento alla cultura. Si tratta di gente che il più delle volte non ha mai lavorato e che non conosce il sapore amaro dei sacrifici né tantomeno quello delle umiliazioni che stanno sopportando gli italiani.

E se per tutta la Penisola si respira quell’aria densa di antipolitica, la responsabilità è sicuramente di queste persone. La gente comune vorrebbe infatti vedere facce nuove, non i soliti orchestrali che hanno portato sul lastrico uno dei Paesi più belli del mondo.

Su queste pagine oramai da diverso tempo abbiamo denunciato l’incompetenza assoluta dei vari politici di turno. Focus ravvicinati sono stati posti poi sul settore fiscale, che è quello a noi più vicino. In questo campo i governanti hanno dimostrato il peggio! Lo stesso risultato, che poi è in realtà un ‘non risultato’, è stato ottenuto a pari merito da politici, tecnici, professori e professionisti. Uno peggio dell’altro!

Il punto è che l’Italia si è da sempre resa schiava di governanti incapaci. Lo ricordano anche Vittorio Feltri e Gennaro Sangiuliano nel loro libro ‘Una Repubblica senza patria’, nel quale sottolineano come nulla sia cambiato da quando Dante, nella Commedia, si rivolse alla Penisola con le parole “Ahi serva Italia, di dolore ostello, nave sanza nocchiere in gran tempesta, non donna di province, ma bordello!”. un Paese che si calpesta e che calpesta i suo cittadini non genera appartenenza, non può esser definito patria. E in Italia è proprio lo Stato che calpesta l’intero Stivale. Ne soffoca l’arte, la professionalità, gli entusiasmi e l’intraprendenza. Tant’è che le imprese non hanno soldi e quelli che hanno li devono dare al fisco; le famiglie non hanno soldi, il potere d’acquisto è calato e quel poco che hanno messo da parte lo devono rispolverare per fronteggiare i rincari e i nuovi arrivi di stampo fiscale; la scuola si sta sgretolando, così come il settore artistico è prosciugato, senza fondi e abbandonato all’incuria. Assistiamo di continuo a proroghe mal celate, a comunicazioni affrettate e a calcoli approssimati, senza che nessuno dalle alte sfera si ponga il problema di rispettare e tutelare i contribuenti così come stabilito dallo Statuto. Ebbene, questo non è affatto uno Stato democratico, dove al rispetto delle norme va di pari passo quello per i cittadini!

Il balzello fiscale di questi mesi, arricchito da imposte quali la mini Imu, la Tares e la Tasi, lo considero alla stregua di un fallimento politico.

Prendiamo ad esempio la Tares. Si consideri che in alcune città non è ancora arrivato il bollettino, ciò ha causato non poco disagio. La gente ci mette delle ore per poterlo ritirare al comune!! Per non parlare dell’Imu, che porta lo strascico della mini Imu e con esso una serie di difficoltà soprattutto per quella fascia della popolazione più debole, che possiede solo la casa (l’unica sacrificata ricchezza). Questa gente è stata illusa con la farsa che ha avvolto l’imposta, infatti prima dicevano che l’avevano soppressa, poi vien fuori che in alcuni comuni hanno addirittura aumentato l’aliquota base pretendendo quindi il versamento di una piccola parte.

Poi si consideri che c’è un limite al di sotto del quale l’imposta non dev’essere versata. Il limite è posto a 12 euro, tuttavia i comuni sono liberi di ridurre tale soglia. I residenti in quei territori dunque non staranno mai al sicuro.

In uno Stato democratico i bollettini arrivano a casa con largo anticipo, non il giorno prima della scadenza come sta accadendo. Noi invece continuiamo ad assistere a simili situazioni poi in silenzio ci mettiamo in fila per delle ore per avere chiarimenti o ritirare il fatidico F24 o il bollettino.

La cosa che mi appare più raccapricciante è che nessun governante o politicante, né tantomeno il presidente del Consiglio, abbia chiesto scusa alle migliaia di italiani che, non vivendo di stipendi e pensioni da capogiro, si reca a pagare quanto dovuto, anche se magari quei quindici euro da versare farebbero loro più comodo se fossero spesi per gli acquisti necessari quotidianamente. E non solo vanno a pagare, ma vengono umiliati dalla lunga attesa e dalla scarsa chiarezza.

Questa è la vera popolazione, di questa gente si dovrebbe parlare e non invece dei falsi evasori per poi nascondere i loro fallimenti.

Il mio augurio è che simili code, indegne di uno Stato democratico, possano servire a smuovere le coscienze e che tornino alla memoria quando saremo richiamati alle urne.

I nostri politici dovrebbero vergognarsi per il semplice fatto che hanno condotto il nostro amato Paese in un evidente declino!
 © Informati S.r.l. – Riproduzione Riservata
Iscriviti alla newsletter
Fiscal Focus Today

Rimani aggiornato!

Iscriviti gratuitamente alla nostra newsletter, e ricevi quotidianamente le notizie che la redazione ha preparato per te.

Per favore, inserisci un indirizzo email valido
Per proseguire è necessario accettare la privacy policy