30 dicembre 2015

Cara mia Calabria - Così i sogni tornano nel cassetto

Autore: Antonio Gigliotti

Cari amici e colleghi,


cosa ci può essere di più vile delle minacce (e chi vi parla ne sa qualcosa)? La solidarietà. Quando è sterile, quando non cambia le cose, quando si riduce a mera propaganda.
Il fatto: lo Sporting Locri, una squadra di calcetto femminile a 5, ha ricevuto inquietanti messaggi minatori. Le indagini sono ancora in corso ma l’ombra dell’ndrangheta sembra aleggiare su Locri, una cittadina dal passato tumultuoso.
Il Presidente della squadra Ferdinando Armeni ha deciso di ritirarsi dal campionato...
Non è accettabile che si possa correre il rischio di poter essere colpiti anche nei nostri affetti più cari.”. E con queste parole Armeni dice addio a un sogno che durava da 6 anni. Un sogno che aveva per protagoniste 5 donne in uno sport dedicato a soli uomini, almeno in Italia.
Subito il mondo dello sport e non solo si è mobilitato. Sia il Presidente del Coni Malagò, sia quello della FGIC Tavecchio si sono sperticati in attestati di solidarietà e indignazione. E ancora, si sono levate voci inneggianti al coraggio "Locri deve giocare. Il 10 gennaio voglio vedere le ragazze in campo.” Bei propositi quelli del Presidente del Coni, sacrosante le parole di quello della FGIC che ha urlato alla vergogna.
Ma siamo pratici: combattere la ’ndrangheta, il malaffare o quant’altro, solo con le parole, è quanto meno una lotta impari, perché niente cambierà; lo Sporting Locri non tornerà in campo (molto probabilmente), i dirigenti della squadra gireranno con la tutela per scelta del Prefetto e le varie ‘ndrine (ammesso che di loro si tratti), continueranno a spadroneggiare in una terra, la Calabria, abbandonata ma fiera.
Abbandono che invece non esiste (ahimè!), in campagna elettorale. Allora ci si ricorda di essere calabresi, e si vedono tutti, e tutti ti fanno sentire la loro vicinanza!
Una terra che merita però una possibilità, che non si può più accontentare solo delle belleparole.
C’è bisogno di sentire la vera presenza della Stato oltre al profumo degli ulivi, e delle Istituzioni oltre al blu dello Jonio o del Tirreno, e in un caso come questo, anche dei vertici dello sport. Perché cosa c’è di più vergognoso che adagiare la coscienza sulle belle parole?
Forse la noncuranza ammantata di poesia. Il parossismo mafioso (e per mafia non intendo solo quella che tutti conosciamo!) continuerà a vincere fino a quando il sogno di quelle 5 ragazze tornerà a chiudersi nel cassetto. Il cassetto di un’Italia senza coraggio. Perché è facile fare i “duri” nelle varie trasmissioni televisive o sui giornali.
È un’Italia che non riesce più a vivere quei territori falcidiati dalla violenza; e, dai suoi scranni più alti, elargisce belle parole di vicinanza senza che i suoi occhi sfuggenti incontrino gli sguardi ormai domi di una regione in cerca di redenzione.


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