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CHI NON LAVORA… NON FA L'AMORE

A cura di Antonio Gigliotti

Nel 1970 il molleggiato Adriano Celentano, insieme alla moglie Claudia Mori, cantava ‘chi non lavora, non fa l’amore…”, canzone che tutti gli italiani hanno canticchiato almeno una volta. Cantautore innovativo e sopra le righe, il leader del Clan artistico più famoso della Penisola nell’ultimo decennio (o poco più) si è riscoperto grande moralizzatore, castigatore e giudice supremo dei comportamenti eticamente scorretti. Così, complici i diversi palinsesti televisivi, il predicatore Celentano ci ha ‘insegnato’ a distinguere ciò che è rock da ciò che è lento, il bene dal male, il giusto dall’errato.

In una società nella quale l’arroganza, l’arrivismo, i facili costumi e l’egoismo facevano da padroni, le ‘prediche’ del molleggiato arrivavano come acqua fresca nel deserto. Eppure… non è tutto oro quel che luccica! Anche il rocker d’Italia ha dimostrato come sia facile non far seguire i fatti alle parole.

È di pochi giorni fa la notizia dell’infortunio che ha colpito Celentano. La vicenda si è fortunatamente conclusa per il meglio, ma ha lasciato l’amaro in bocca per gli atteggiamenti che l’hanno caratterizzata, diametralmente opposti a quelli proclamati in tv e altrove dallo stesso protagonista. In sostanza, il cantante è arrivato in ospedale bypassando le interminabili code di ‘comuni’ pazienti per i quali l’attesa (già lunga) si è protratta. Ora, si tratta di un comportamento che per la Penisola va a costituire una normale e quotidiana amministrazione. I ‘comuni mortali’ fanno la fila, poi arriva sempre qualcuno col nome grosso (o accompagnato da nomi grossi) e supera tutti, con il sorriso a trentadue denti, lasciandosi dietro tutti quelli che magari si sono svegliati anche molto presto per guadagnare mezza posizione.

Siamo quindi abituati a questa ‘normale anormalità’. Eppure l’atteggiamento del molleggiato mi ha colpito in maniera negativa, non fosse altro che per le sue ormai famose prediche televisive contro questo o quel favoritismo nei confronti della classe politica. La morale rock di Celentano comprendeva infatti pesanti bacchettate a tutti gli scorretti, ai raccomandati, ai furbetti agli sfruttatori, ai politici senza scrupoli né ideali… salvo poi perdersi quando si è trattato di dover dare il buon esempio!

Non intendo ovviamente fare la morale a un artista di cotanta levatura, tuttavia a questo punto (e alla luce di siffatti eventi) ritengo di preferirlo nella veste di cantante. Si è indignato così tante volte fino al punto di convincermi, ma negli ultimi giorni è iniziata a balenarmi l’opinione che fosse tutto un bluff, un modo empatico per riempire i palinsesti tv. “La falsa indignazione è la più ripugnante forma d'ipocrisia”, scriveva il francese Henry de Montherlant e forse tanti torti non li aveva.

È meglio quindi che il molleggiato metta da parte le sue condivisibili prediche quando nella concreta quotidianità agisce proprio come coloro contro i quali punta il dito.
 © Informati S.r.l. – Riproduzione Riservata

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