Nel 1970 il molleggiato Adriano Celentano, insieme alla moglie Claudia Mori, cantava ‘chi non lavora, non fa l’amore…”, canzone che tutti gli italiani hanno canticchiato almeno una volta. Cantautore innovativo e sopra le righe, il leader del Clan artistico più famoso della Penisola nell’ultimo decennio (o poco più) si è riscoperto grande moralizzatore, castigatore e giudice supremo dei comportamenti eticamente scorretti. Così, complici i diversi palinsesti televisivi, il predicatore Celentano ci ha ‘insegnato’ a distinguere ciò che è rock da ciò che è lento, il bene dal male, il giusto dall’errato.
In una società nella quale l’arroganza, l’arrivismo, i facili costumi e l’egoismo facevano da padroni, le ‘prediche’ del molleggiato arrivavano come acqua fresca nel deserto. Eppure… non è tutto oro quel che luccica! Anche il rocker d’Italia ha dimostrato come sia facile non far seguire i fatti alle parole.
È di pochi giorni fa la notizia dell’infortunio che ha colpito Celentano. La vicenda si è fortunatamente conclusa per il meglio, ma ha lasciato l’amaro in bocca per gli atteggiamenti che l’hanno caratterizzata, diametralmente opposti a quelli proclamati in tv e altrove dallo stesso protagonista. In sostanza, il cantante è arrivato in ospedale bypassando le interminabili code di ‘comuni’ pazienti per i quali l’attesa (già lunga) si è protratta. Ora, si tratta di un comportamento che per la Penisola va a costituire una normale e quotidiana amministrazione. I ‘comuni mortali’ fanno la fila, poi arriva sempre qualcuno col nome grosso (o accompagnato da nomi grossi) e supera tutti, con il sorriso a trentadue denti, lasciandosi dietro tutti quelli che magari si sono svegliati anche molto presto per guadagnare mezza posizione.
Siamo quindi abituati a questa ‘normale anormalità’. Eppure l’atteggiamento del molleggiato mi ha colpito in maniera negativa, non fosse altro che per le sue ormai famose prediche televisive contro questo o quel favoritismo nei confronti della classe politica. La morale rock di Celentano comprendeva infatti pesanti bacchettate a tutti gli scorretti, ai raccomandati, ai furbetti agli sfruttatori, ai politici senza scrupoli né ideali… salvo poi perdersi quando si è trattato di dover dare il buon esempio!
Non intendo ovviamente fare la morale a un artista di cotanta levatura, tuttavia a questo punto (e alla luce di siffatti eventi) ritengo di preferirlo nella veste di cantante. Si è indignato così tante volte fino al punto di convincermi, ma negli ultimi giorni è iniziata a balenarmi l’opinione che fosse tutto un bluff, un modo empatico per riempire i palinsesti tv. “La falsa indignazione è la più ripugnante forma d'ipocrisia”, scriveva il francese Henry de Montherlant e forse tanti torti non li aveva.
È meglio quindi che il molleggiato metta da parte le sue condivisibili prediche quando nella concreta quotidianità agisce proprio come coloro contro i quali punta il dito.
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