11 novembre 2013
11 novembre 2013

COMMERCIALISTI: BASTA PIANGERE

A cura di Antonio Gigliotti

Cari amici e colleghi,
l’anno sta volgendo al termine e non si può negare che sia stato denso di avvenimenti che hanno dato una vigorosa scossa al Paese. Tuttavia non ci sarà una conclusione serena di questi dodici mesi così tanto travagliati. Infatti tra novembre e dicembre ci troveremo al cospetto di un ingorgo di adempimenti fiscali sui quali ancora incombono non pochi nodi da sciogliere.

I primi dubbi riguardano, per ripetere qualcosa su cui ci siamo già soffermati in passato, la seconda rata Imu. I comuni, che brancolano nel buio così come i contribuenti, hanno tempo ancora fino al prossimo 30 novembre per chiudere i bilanci preventivi e fissare le aliquote, poi entro il 9 dicembre dovranno pubblicare le delibere sui propri siti internet. Quanto rimane per fare i conti ed effettuare il versamento? Solo cinque giorni lavorativi!!! È una situazione al limite del paradosso. Poi, sempre sul capitolo Imu seconda rata, vi è ancora un’altra cosa da svelare: si paga o non si paga? E se si paga, come si paga? Perdonate il gioco di parole, ma credo che ben descriva l’impasse nel quale siamo scivolati. Da un alto, infatti, vi è un ministro che dice che si dovrà pagare, dall’altro vi è un presidente del Consiglio che dice il contrario anche se mancano le coperture alla base di questa affermazione. Insomma, loro non sanno che pesci prendere e noi rimaniamo in allerta, con la mano sul portafogli senza però sapere quanti soldi togliere!

Senza dimenticare che il 16 dicembre non è solo il giorno dell’Imu, ma anche quello della Tares, la tassa che dovrebbe finanziare i servizi comunali e che, in piccola parte, finisce anche all’erario statale. Nel caso Tares, contrariamente a quanto avviene con l’Imu, i contribuenti sanno quanto pagare, ma non come!

Andando poi indietro di qualche giorno, al 2 dicembre, troviamo l’appuntamento con la cedolare secca e con l’imposta di registro per i nuovi contratti d’affitto. Nel caso della cedolare secca, va ricordato che questa riguarda i proprietari che hanno escluso il canone di locazione dall’Irpef. E non finisce qui per il 2 dicembre, che diviene il giorno degli acconti essendo la scadenza del 30 novembre posta di sabato. Ma su Ires, Irpef, addizionali e Irap (come per tutto il resto) regni il caos… oltreché gli aumenti! Il punto è che sono degli acconti ancora incerti, perché sembra che gli importi necessari per la cancellazione definitiva della seconda rata Imu derivino da un ulteriore aumento della misura degli stessi.

Continuando la risalita a ritroso, arriviamo al 18 novembre, giorno entro il quale si dovranno effettuare i versamenti Iva mensili o trimestrali e quelli della Tobin Tax inerenti le transazioni verificatesi in ottobre. Nella stessa data si dovranno inoltre versare gli acconti Ivie, riguardanti le case possedute all’estero.

A questo punto, risulta doveroso ricordare che lo Stato deve far cassa: servono coperture finanziarie! Quindi entro la fine dell’anno dovranno rientrare almeno 120 miliardi di euro. Per giungere a un simile traguardo non si può certo sperare che i contribuenti possano avvalersi di sconti o esoneri! Anzi, lo scenario è addirittura opposto in quanto è molto probabile che assisteremo ad aumenti di acconti e aliquote, dei quali però ancora non ci è dato di conoscere l’esatto importo. Tutto ciò in barba ai dettami dello Statuto del contribuente, secondo i quali chi paga le tasse dovrebbe sapere a quanto ammontano i versamenti da ‘devolvere’ allo Stato. È facile presumere che anche a monte vi sia una scarsa chiarezza dalla quale poi dipende la poca (o nulla) trasparenza che si evince nelle comunicazioni effettuate all’ultimo momento. Esempio di una simile situazione può essere considerato il ‘caso spesometro’, con una proroga che non può definirsi tale e un comunicato stampa sibillino del quale si comprende solo che oggi martedì 12 novembre è posta la scadenza, ma anche se le comunicazioni non sono state effettuate non ci saranno sanzioni, poiché il canale rimarrà aperto fino al 31 gennaio 2014. Una proroga mascherata che arriva in anticipo sul Carnevale!

Da mesi poi si parla di precisa pianificazione fiscale, a questo punto, alla luce dei fatti concreti, credo proprio che si sia trattato di un’ulteriore burla ai nostri danni, sia in qualità di contribuenti che nelle vesti di intermediari fiscali.

E a tutta questa confusione di stampo fiscale, priva di chiarezza e certezze, va ad aggiungersi l’instabilità politica che diverrà ben più acuta qualora si dovesse votare per la decadenza di Berlusconi. L’evento, nonostante gli ammonimenti del vicepresidente del Consiglio, potrebbe condurre dritto dritto alla caduta del governo Letta senza che la parola fine si sia potuta apporre al caos fiscale.

E in tutto ciò che fine facciamo noi commercialisti? Siamo circondati da incertezze e insicurezze, frutto entrambe di un evidente ingorgo di stampo fiscale che ci ha fatti impantanare in un percorso privo di vie d’uscita. Ecco, credo che a questo punto, pur prendendo atto del caos, sia opportuno non arrendersi al disfattismo. Quest’oggi sono in preda di un sentimento ottimista, nonostante tutto. Il punto è che se anche il Paese va a rotoli sia dal punto di vista fiscale che politico, noi dobbiamo smetterla di sentirci schiacciati, ma anzi dobbiamo alzare la schiena che per troppo tempo abbiamo tenuto piegata e rimboccarci le maniche e dire basta all’oppressione del Fisco. Basta piangere, quindi. Al bando le lacrime e le recriminazioni. È giunto il momento di prendere in mano il nostro destino. Per troppo tempo abbiamo sperato che altri lo curassero, ma il risultato è tristemente sotto gli occhi di tutti. Possiamo invertire la rotta facendo sentire la nostra voce, ma in maniera forte non sussurrando come abbiamo fatto finora. Dobbiamo quindi gridare che, in uno scenario pieno di falchi e colombe, noi non vogliamo fare la figura dei polli.

Bisogna saper rischiare la paura come la morte, il vero coraggio è in questo rischio”, tali erano le parole dello scrittore francese Georges Bernanos, parole che siamo chiamati a interiorizzare e ad applicare nel quotidiano. Dobbiamo avere il coraggio di abbandonare il pianto e affrontare il rischio. Da soli, perché a questo punto dallo Stato e da chi avrebbe dovuto tutelarci non abbiamo mai avuto alcun appoggio.
 © Informati S.r.l. – Riproduzione Riservata
Iscriviti alla newsletter
Fiscal Focus Today

Rimani aggiornato!

Iscriviti gratuitamente alla nostra newsletter, e ricevi quotidianamente le notizie che la redazione ha preparato per te.

Per favore, inserisci un indirizzo email valido
Per proseguire è necessario accettare la privacy policy