4 maggio 2014

COMMERCIALISTI E POLITICA… NESSUN LEGAME

A cura di Antonio Gigliotti

Cari amici,

in questi giorni di piena campagna elettorale se ne sentono di tutti i colori… del resto la politica è fatta di promesse (il più delle volte non mantenute) e politicanti spesso incompetenti.

Se la politica fosse stata diversa non avremmo avuto un livello di antipolitica così elevato. Tuttavia la cosa che invece mi preoccupa di più è il degrado della nostra categoria, incapace di darsi una governance, ma in grado di copiare il peggio della politica.

Ciò che più ci affligge come categoria comunque sono le cantonate che sta prendendo questo governo e che si vogliono far passare per trovate utili e risolutive. In qualità di tecnico vorrei soffermarmi nuovamente sulla questione del bonus 80 euro in busta paga. Lungi da me il commentare ancora una volta le recenti dichiarazioni dell’aspirante parlamentare europeo che indicava la cifra quale ammontare utile al sostegno di una famiglia per almeno due settimane. Sul punto mi sono già largamente espresso, il mio parere è chiaro e non ritengo necessario percorrere ancora questa strada. Ciò che invece urge, a quanto pare, è una vera e propria analisi tecnica della misura. Essendo un commercialista, con onore e orgoglio, sono convinto di capirne qualcosa di fisco ed economia, pertanto non temo di mettermi al confronto di politici allo sbaraglio, che decidono e dispongono senza cognizione di causa. Per questa ragione vorrei altresì metter da parte il problema delle coperture, che è a dir poco paradossale, in quanto per coprire il taglio dell’Irpef vanno ad aumentare le tasse ad esempio su case o altro. Sul punto stendiamo un velo pietoso, magari in futuro ci spiegheranno che vantaggio ne derivi da uno Stato che con una mano dà e con l’altra prende!

In questa sede vorrei mettere in risalto l’assoluta incoerenza e incompetenza dei nostri governanti, soprattutto in materia fiscale. Uno dei cavalli di battaglia di alcune forze politiche, che oggi fanno parte del governo, è stato il cosiddetto quoziente familiare, sistema che nel calcolo delle imposte tiene conto dei carichi familiari. Questo sistema, se non fosse stato accantonato o dimenticato, quindi usato solo come slogan nelle precedenti elezioni, poteva eliminare alcuni effetti discorsivi che tendono ad annullare il presunto beneficio degli 80 euro.

Mi spiego meglio. Sappiamo che il bonus degli 80 euro spetta solo per redditi di lavoro dipendente (escluse le pensioni) e per un reddito compreso tra 8 e 26 mila euro. Ora, se abbiamo una famiglia formata da due persone (marito e moglie) entrambi lavoratori dipendenti e con un reddito complessivo cadauno di 23.000 euro, e quindi con un reddito che entra nel nucleo familiare di 46.000 euro si riceverà separatamente e individualmente il credito pari a 640 euro per un totale di 1.280 euro.

A questo punto, ipotizziamo invece il caso di una famiglia di quattro persone (genitori e due figli) in cui lavora una sola persona e con moglie e due figli a carico. In tale circostanza la famiglia, con la metà del reddito del caso precedente, avrà esattamente in più soli 640 euro, corrispondenti alla metà del bonus del caso precedente. Ma la situazione è ancora più drastica se nel caso della famiglia monoreddito appena esaminata e con due figli (caso molto ricorrente) il reddito fosse di 27.000. In tale circostanza il bonus non spetterà affatto.

In sostanza, se tale “bonus” fosse stato meglio analizzato e studiato, non con la fretta di usarlo come spot elettorale, e modulato sulla base del cosiddetto quoziente familiare, forse si sarebbero evitate simili situazioni.

Del resto fin quando la politica userà questi “stratagemmi” per sortire un effetto-annuncio di aver raggiunto un obiettivo, che poi in realtà, invece, crea situazioni di iniquità (come quelle sopra evidenziate), oltreché l’aumento di altre tasse (vedi Tasi e rendite finanziarie), non si creerà alcun beneficio per i contribuenti.

Non abbiamo bisogno di provvedimenti che abbiano effetti “elettorali”, bensì di disposizioni pragmatiche che sono realizzabili solo da parte di un legislatore che conosce, valuta e analizza in concreto gli effetti delle sue azioni nei confronti dei previsti destinatari. Alla luce dei requisiti richiesti, del panorama parlamentare italiano e degli attuali protagonisti, temo che ancora dovremo aspettare per diversi anni prima di avere disposizioni fiscali veramente utili ed eque per i contribuenti.

Più di un secolo fa l’intellettuale politico Cesare Cantù affermava che “i poteri politici spettano a chi è più capace di far prevalere la legge comune della società, cioè la giustizia, la ragione, la verità”. In Italia stiamo ancora attendendo che tali affermazioni trovino concreta realizzazione!
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