16 giugno 2014

COMMERCIALISTI E PROROGA: FALSO FAVORE

A cura di Antonio Gigliotti

Cari amici e colleghi,

anche questa volta possiamo ben dire che qualcuno abbia fatto il miracolo, non so se dobbiamo ringraziare Sant’Antonio vista la vicinanza in calendario, ma sicuramente qualche mano esterna è intervenuta, come di consueto purtroppo, a far deviare il corse delle norme, anche se ciò è accaduto a ridosso della scadenza. Infatti, dopo l’attesissimo Consiglio dei ministri dello scorso venerdì, dal quale tutti credevamo che sarebbe stata estratta dal cilindro la proroga dei pagamenti Unico, abbiamo dovuto in realtà aspettare ancora un giorno perché in effetti l’apposito D.P.C.M. è stato firmato solo sabato 14 giugno!!

Insomma, penso che sia sotto gli occhi di ciascuno di noi che hanno disposto una proroga il sabato in riferimento a una deadline del lunedì. Non so, forse a questo punto il nostro compito dovrebbe essere quello di ringraziarli vivamente per questa concessione che, di fatto, sposta la scadenza per il pagamento delle tasse (saldo 2013 e prima rata acconto 2014) al 7 luglio. Magari manderemo dei fiori a Palazzo Chigi per ringraziare del falso favore che ci hanno reso! Beneficiari, così come indicato nel comunicato stampa, saranno i soggetti rientranti negli studi di settore. A ben vedere si tratta di un provvedimento "copia e incolla" di quello analogo relativo all'anno scorso di UNICO 2013, come dire STESSA SPIAGGIA, STESSO MARE. Peccato solo che noi commercialisti a mare quest’anno non potremo andarci!!

In buona sostanza, nulla cambia e ogni anno è la stessa storia, o meglio la stessa schifezza. Non ho alcun timore a usare un tono tanto duro, perché la realtà è lampante e nessuna espressione edulcorata potrebbe cambiarla, ahimè! In tutta franchezza, mi accorgo di essere letteralmente disgustato dal modo in cui sono costretto, giorno dopo giorno, a condurre la professione che amo. Costretto ad applicare norme sempre più assurde e sempre meno chiare e comprensibili, rese quasi impossibili da rispettare. Noi commercialisti procediamo per tentativi, sperando di aver bene interpretato la volontà del Legislatore e sacrificando al lavoro ogni aspetto della nostra vita, persino di quella familiare.

Ed è chiaro che ogni anno si ripete il medesimo copione.

Ogni anno lo stesso rinvio. Ma questa volta hanno davvero toccato il fondo delle assurdità emanando la proroga a un giorno dalla scadenza!

A quale pro ridursi a questo punto per rendere ufficiale una proroga le cui utilità e necessità già si conoscevano da settimane? A chi giova promettere mari e monti, quando poi non si riesce a gestire uno degli aspetti più comuni della vita quotidiana dei cittadini italiani?

E ancora, perché gli studi di settore, nel caso specifico, vengono annualmente pubblicati all'ultimo momento, determinando in questo modo caos e conseguente richiesta indispensabile di proroga?

Perché, con tanti dipendenti e funzionari dell'apparato finanziario, non si può pretendere il varo degli studi di settore in tempi utili? È mai possibile che ci si ritrovi ogni anno con lo stesso problema?

Per non parlare di quello che stiamo vivendo con il caos di TASI e IMU, che ci trascineremo fino al 16 dicembre.

Si può pretendere il rispetto delle regole, se poi chi dovrebbe darlo in primis non le rispetta?

E perché di tutto ciò ne dobbiamo pagare le conseguenze noi commercialisti? Siamo infatti costretti a colmare le loro lacune, le loro inefficienze, la loro impreparazione, la loro disorganizzazione, lavorando come dei forsennati per un tempo molto più lungo, dimenticando sabati, domeniche e ferie.

È vero che la politica dei grandi annunci fa effetto e qualcuno dice che ha portato e continua a portare voti, ma qui non si tratta più di annunci, bensì del rispetto che ci devono.

Il nostro lavoro ci ha ridotti ormai a meri collaboratori a gratis dell'Agenzia delle Entrate. Tant’è che, nonostante i deboli e sussurrati reclami, siamo poi alla fine pronti a rimediare agli errori e ai ritardi che la stessa Amministrazione commette.

Così la nostra professione oramai si è ribaltata, da professionista al servizio del cliente a tesoriere e servitore del Fisco. La situazione è chiaramente paradossale. Né il fisco né il contribuente ci pagano! E se provate a dire a un cliente che avete calcolato la TASI e perso ore e ore per tentare di interpretare le delibere comunali, quindi ne viene fuori una Tasi di 18 euro, pretendendo pertanto un compenso di 30 euro, è possibile che il cliente sbuffi lamentandosi di pagare più il commercialista che le tasse.

Questa è la realtà e, nostro malgrado, cambiano i governi, cambiano i colori politici, ma le anomalie e le schifezze rimangono...

L’intellettuale francese Alphonse Karr, neanche due secoli fa, scriveva che “più cambia, più è la stessa storia”, direi che con la sua lungimiranza ci aveva proprio visto giusto!
 © Informati S.r.l. – Riproduzione Riservata
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