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Commercialisti: la strana semplificazione dei forfettari

Autore: ANTONIO GIGLIOTTI
Ci sono storie d’amore che non funzionano. Hai voglia a credere alle favole e all’amore a prima vista. Lui è complicato. Lei no. Lui ha un pessimo carattere, cambia di continuo e sempre in peggio. Lei invece non cambia. E’ sempre coerente con se stessa. Ha un unico principio semplice e lo segue perché è nella sua stessa natura. Tanti dicono che vanno d’accordo, che uno cerca di inseguire l’altra e che presto potrebbero anche sposarsi. Ma non è così. Anzi pare proprio che nessuno riesca a farli andare d’amore e d’accordo. Anche se, un modo ci sarebbe, forse l’unico. Ma spetta a Lui tutta la fatica; siccome è così bravo a cambiare dovrebbe impegnarsi a modificare il suo carattere e renderlo più simile a quello di Lei. E’ da tempo che si conoscono ma Lui non sembra proprio volerle somigliare. Neanche un po’.
Cari amici, secondo voi, di chi sto parlando? Della ‘grande’ storia d’amore senza futuro tra il Fisco e la Semplificazione.
Mosso da curiosità, oggi, sono andato a vedere su alcuni dizionari della lingua italiana, la definizione di semplificazione: “riduzione in aspetti o in elementi più semplici; riduzione della complessità, eliminazione di difficoltà; rendere semplice qualcosa di più complicato”.
Basta confrontare il significato a quello che cercano ormai di venderci come ‘semplificazione fiscale’ per capire un concetto, appunto, semplice: meglio tornare a scuola a studiare. Seriamente.
Chi mi conosce bene potrebbe aspettarsi che ora io cominci a parlare del fantastico - nel senso di pura fantasia, è proprio il caso di dirlo - modello 730 precompilato, invece no. Resto però sulla dichiarazione dei redditi. Voglio soffermarmi sui nuovi regimi contabili “semplificati” nello specifico dei forfettari, per gli imprenditori e i piccoli professionisti. Un regime contabile che, ad ascoltare i venditori di parole, divenuti ormai un prodotto tradizionale tutto italiano come l’olio d’oliva, rappresenta un altro esempio di semplificazione fiscale. Tant’è che lo stesso imprenditore sarebbe in grado di fare tutto da solo senza la consulenza del commercialista. Bene. Studiando la dichiarazione dei redditi che dovrebbero fare i cosiddetti “forfettari” ho trovato l’ennesima conferma sulla storia d’amore di cui vi ho parlato: quel matrimonio non s’ha da fare. Infatti, cari colleghi, ci hanno detto che il reddito lo si calcola semplicemente applicando alcune percentuali alle fatture emesse e ai ricavi, senza dover registrare nient’altro. Quando poi vai a compilare il modello di Unico e ti aspetti di dover indicare solo alcuni dati strutturali, dal momento che non compilano neanche gli studi di settore, ti accorgi della fregatura. Infatti per il quadro RS vengono richiesti una serie di dati che non avendoli registrati, inserirli ora, risulta praticamente impossibile... Risultato? Cosa cambia rispetto alla gestione della contabilità ordinaria o semplificata? Niente!
Se questa continua a essere l’idea di semplificazione fiscale, non resta che modificare il significato della parola ‘semplice’ sul vocabolario della lingua italiana. Oppure svegliare dal sogno tutti quelli che continuano a credere che la storia d’amore tra Fisco e Semplificazione sia già cominciata. E non solo, svegliarli e poi costringerli a tornare a scuola per ristudiare il vero significato delle parole.
 © Informati S.r.l. – Riproduzione Riservata

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