14 ottobre 2013

COMMERCIALISTI: SIAMO NATI PER CORRERE

A cura di Antonio Gigliotti

Carissimi amici e colleghi

oggi mi voglio occupare di quella che era la "nobile" professione del commercialista. Come tutte le storie che si rispettano, occorre risalire alle origini della professione di stampo economico-giuridico che, pensate un po’, affondano le proprie radici addirittura a quasi 5.000 anni fa, ossia al tempi in cui i popoli della Mesopotamia iniziarono a registrare i propri commerci sulle tavole d’argilla.

Da quel momento in poi ogni civiltà che venne dopo ha gestito, ciascuna a suo modo, le risorse economiche a disposizione. Da ciò si evince che, dal punto di vista storico, la nostra professione incarna lo spirito della memoria economica di un popolo e dei singoli soggetti che lo costituiscono.

In alcuni Paesi, all'interno della penisola, nei tempi passati, la figura del commercialista era di primaria rilevanza, assieme a quella del parroco, del sindaco e del medico condotto.

Gli anni hanno poi trasformato la professione, fino a giungere ai nostri giorni, dove, addirittura incapaci di darci una governance, siamo finiti ad essere commissariati senza vedere la luce in fondo al tunnel neanche a un anno di distanza dalle elezioni. È evidente, quindi, che "forse" a prevalere, più che l’interesse della categoria, siano state le esigenze personali di pochi.

Oggi siamo ridotti a fare "gratuitamente" i "segretari" dell'Amministrazione Finanziaria, fornendo servizi che un tempo faceva la stessa amministrazione, sottraendo del tempo a quella che dovrebbe essere la vera "professione" all'organizzazione dello studio, cercando di rincorrere la circolare o il comunicato, varato la notte prima con decorrenza immediata se non addirittura retroattiva.

Il commercialista oggi si trova quindi stretto tra due fuochi. Da un lato, troviamo il cliente sempre più esigente, ma a causa della crisi attuale, poco puntuale nei pagamenti; addirittura oggi si assiste anche a delle richieste di riduzione del compenso minacciando di lasciare lo studio, avendo ricevuto offerte a prezzi inferiori da parte di altri professionisti. (evenienza, questa, che avviene sia da parte di iscritti all'albo che da parte dei ‘senz’albo’).

Dall’altro lato, invece, c’è il legislatore che, incapace di attuare una seria politica fiscale, guidato da tecnici (?) o bocconiani di turno, si poggia sull'improvvisazione facendo giochi di prestigio sue norme che un giorno ci sono e l’altro no, per poi ricomparire a sorpresa addirittura con effetti retroattivi.

Questo aspetto è stato di recente sottolineato anche da un sondaggio dell'IFAC (organizzazione mondiale della professione economico contabile), che nel cercare di individuare le principali difficoltà incontrate dai piccoli e medi studi ha sottolineato come le più grosse problematiche siano proprio nel doversi aggiornare su normative e regolamenti in continua evoluzione (o involuzione). Del resto, la problematica interessa quasi il 90% degli studi, caratterizzati dal singolo titolare o studi con meno di 5 soci/collaboratori.

E senza andare così dolorosamente indietro, potrei tranquillamente soffermarmi sulla questione di questi giorni, lo spesometro. Adempimento che dà dimostrazione di un Fisco alla deriva, incapace di una programmazione delle scadenze per dar modo agli operatori del settore, di arrivare adeguatamente preparati all'appuntamento. Trattasi di un’ adempimento già prorogato, con scadenza al 12 novembre, tuttavia qualche giorno fa sono state fornite le istruzioni ufficiali e il modello definitivo, che ovviamente ha determinato il sorgere di dubbi in merito a quanto chiarito dalle istruzioni, in contrasto con quanto in precedenza affermato con il provvedimento del 2 agosto 2013. Fra l’altro pur essendo disponibili modello e istruzioni passeranno ancora dei giorni prima che le software house possano recepire, sviluppare e distribuire i relativi aggiornamenti, necessari per la compilazione del modello.

E non è ancora finita… in quanto poi arriveranno i chiarimenti alle diverse problematiche prive ancora di una soluzione, il tutto a ridosso della scadenza…con l’ ennesima (quasi certa) proroga, come già si vocifera.

E allora mi chiedo.. e vi chiedo, ma vi pare questo il modo di lavorare e di svolgere una delle professioni che era ed è tra le più nobili?

Ci si può ridurre a fare le notti per la mancanza degli adeguati strumenti che dovrebbero essere forniti dall’Amministrazione Finanziaria in tempo utile? Perché dobbiamo essere considerati e trattati così? Ma forse un po’ di colpa è anche nostra, che continuiamo ad accettare tutto ciò e del resto non siamo stati capaci di darci una governance che avrebbe potuto far sentire la voce della categoria anche in tale circostanza.

"Non siamo nati per camminare o per stare fermi”, hanno sostenuto, a ragione, Daniel Lieberman e Dennis Bramble, “siamo nati per correre”. Purtroppo però la nostra professione per come ci hanno ridotto oggi a svolgerla finirà per farci uscire di senno… altro che correre!
 © Informati S.r.l. – Riproduzione Riservata
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