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Donne: spread giù…borse su!!!

A cura di Antonio Gigliotti

“Le donne costituiscono la metà migliore dell’umanità" lo diceva un grande uomo come Ghandi. Contraddirlo è impossibile, perché ognuno di noi se si guarda intorno trova una storia di donna simbolo di forza, tenacia e caparbietà.

Spesso sottovalutate in famiglia e dalla società, le donne, rappresentano per tutti noi un punto di vista diverso, un qualcosa in più in grado di arricchirci. Eppure, nonostante le loro competenze, spesso non raggiungono posti di responsabilità occupati da uomini non sempre all’altezza.

Una recente norma ha stabilito che dal 12 agosto le quote rosa nei consigli di amministrazione sono obbligatorie per legge. Questo provvedimento appena entrato in vigore prevede che, al primo rinnovo degli organismi, dovrà essere riservato alle donne almeno un quinto dei posti. Al rinnovo successivo questa quota dovrà diventare di un terzo. L’effetto dovrebbe essere un avvicinamento dell’Italia agli altri paesi europei… lo speriamo bene!

Anche perché uno studio del Credit Suisse Research Institute ha stabilito che negli ultimi 6 anni le azioni delle aziende in cui almeno una donna siede nel consiglio di amministrazione hanno raggiunto un valore del 26% superiore rispetto a quelle prive di donne.

Questo perché un ambiente di lavoro formato da uomini e da donne è più ricco e quindi capace di trovare più soluzioni. Non è una novità che le donne possiedano un mix di impegno, competenza, capacità, resistenza, indipendenza da poter far concorrenza a qualsiasi collega maschio.

Statistiche internazionali dimostrano poi i possibili benefici di una maggiore partecipazione femminile al mercato del lavoro, nelle posizioni di vertice, nelle amministrazioni. Ad una più elevata presenza di donne tra gli amministratori pubblici corrispondono livelli di corruzione più bassi e un’allocazione delle risorse orientata alla spesa sanitaria e ai servizi di cura e di istruzione.

Ma se è vero quanto sopra, allora, perché le donne stentano a ottenere ruoli di potere?

In Italia restano ancora molto ampi i divari nella partecipazione di donne e uomini alla vita economica, nonostante i progressi negli ultimi decenni. Nel 2011 il nostro Paese si collocava tra quelli più arretrati nella graduatoria dell’indice Global Gender Gap (al 74° posto su 145 paesi; 21° posto tra quelli dell’Unione europea).

Le cause della bassa partecipazione sono di varia natura. Innanzitutto la carenza dei servizi volti a conciliare vita professionale e familiare continua ad essere un freno alla partecipazione al mercato del lavoro nei primi anni di vita dei figli.
Anche all’interno della stessa famiglia, tra la coppia in cui entrambi lavorano, i carichi domestici e di cura gravano in misura sproporzionata sulle donne.

La loro mancata affermazione è dovuta a una lunga serie di discriminazioni e pregiudizi, ma non solo. A volte sono le donne stesse a rinunciare, a voler rimanere nell’ombra, quasi fossero oppresse da un complesso d’inferiorità.

Ciò che poi richiede qualche riflessione è che l’inserimento delle donne nei vari organismi politici, istituzionali ed ora anche imprenditoriali, debba essere imposto da una legge, che poi costringe all’inserimento delle stesse.
Trovo ciò deprimente ed offensivo, anche perché le stesse come dimostrano le diverse statistiche, ed io personalmente ho anche avuto modo di constatare all’interno dei nostri uffici, messe alla prova riescono meglio e più dei colleghi maschietti. Allora coraggio donne! E coraggio a noi uomini per imparare a confrontarci sui contenuti e non sul genere. Abbattiamo dapprima noi quei tetti di cristallo che le donne trovano sopra le loro carriere

Trovo simpatico, ma anche molto istruttivo, l’aneddoto che ho letto qualche giorno fa. Sono sicuro che strapperà a tutti voi un sorriso, ma anche la consapevolezza che la discriminazione di genere è così radicata da trovarsi, forse, in ognuno di noi.

Si racconta che una volta il presidente degli Stati Uniti, Barak Obama, andò a cena fuori con la moglie Michelle e, volendo fare qualcosa di diverso e fuori dalla routine, decise di andare in un normale ristorante e non, come al solito, in uno di lusso.
Seduti al tavolo, il proprietario si avvicinò e chiese alle guardie del corpo di permettergli di andare a salutare la moglie del presidente. E così fece. Una volta andato via il proprietario, Obama chiese a Michelle: "Perché quell'uomo aveva tanto interesse a salutarti?"
La moglie rispose: "In gioventù quest'uomo è stato per lungo tempo innamorato di me."
Il presidente disse: "Ah, questo significa che se lo avessi sposato, oggi saresti la proprietaria di questo ristorante!"
Michelle rispose: "No, tesoro ... Se avessi sposato quell'uomo, lui oggi sarebbe l'attuale presidente degli Stati Uniti d'America
 © Informati S.r.l. – Riproduzione Riservata

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