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Forse uno spiraglio

A cura di Antonio Gigliotti

Inizia a intravedersi il sereno dopo tanti mesi di tempesta e burrasche per il nostro Consiglio nazionale. Le guerre non gratificano mai, in particolare se non hanno vincitori, ma solo vinti. Ed è proprio questo che è accaduto alla categoria alla quale sono orgoglioso di appartenere. Lo spettacolo dei mesi scorsi, al quale non abbiamo di certo assistito in silenzio, è stato davvero devastante e ha minato fortemente la credibilità di un soggetto professionale che invece merita spazio, tutele e rappresentanza adeguati alle potenzialità che esprime. E sono innumerevoli, ve lo garantisco! Adesso finalmente è giunta l’ora di voltare pagina e di dar vita a un progetto nuovo e condiviso.

È stato gettato l’amo, con la saggia proposta di un ulteriore passo indietro al quale pare che nessuno dei candidati si sia sottratto. Gli interessati, sia da una parte che dall’altra, si sono dichiarati disposti a farsi da parte in nome di quel senso di responsabilità e di quel rispetto dei quali sono debitori all’intera categoria. A questo punto non resta che attendere un’analoga risposta anche da coloro che hanno innescato la sequela dei ricorsi, vale a dire Claudio Siciliotti e i suoi candidati. Solo allora, infatti, si potrà mettere il punto a questo stallo e ricominciare da capo.

Agli Ordini territoriali l’ultima parola. O forse la prima! Questi, eletti in maniera diretta dalla base, sono la vera voce della categoria, l’embrione di quel potere decisorio che ora deve assumersi il ruolo di riformatore. Gli Ordini dovranno capovolgere l’ordine. Sembra un gioco di parole, tuttavia è la realtà… O almeno ciò che si auspica come futuro immediato. Non è più il momento di attendere, si deve agire e questo compito lo hanno i presidi territoriali della categoria. Dovranno riunirsi e scegliere una guida salda, capace davvero di incarnare il desiderio di rinascita che ha la base. La difesa della categoria è l’obiettivo prioritario e si dovrà raggiungere con un progetto ampiamente condiviso, unitario e innovativo.

D'altronde non è solo la categoria a chiederlo, in quanto lo pretende anche il difficilecontesto socioeconomico nel quale viviamo e operiamo. È un momento delicato e noi abbiamo il compito e il dovere di cooperare e lavorare nel tessuto sociale. Una drammatica testimonianza della fragilità attuale del nostro Paese è lo sconvolgente doppio suicidio che ha coinvolto due fratelli nelle scorse settimane. Proprio ieri ho ricevuto l’accorata lettera di un gruppo di colleghi del padre di questi ragazzi. Nella missiva mi spiegavano la situazione precaria che stanno vivendo a lavoro. Nelle loro medesime condizioni si trova buona parte dell’Italia, pertanto protrarre l’attesa è un lusso che non possiamo permetterci.

In definitiva, se questo non è che uno spiraglio, il mio auspicio è che nei prossimi giorni possa diventare l’ampio passaggio verso il completo e unanime rinnovamento della categoria. “È di notte che è bello credere alla luce”, scriveva Edmond Rostand. La lunga notte della categoria sta forse per finire, non ci rimane altro da fare se non avere fiducia in questa timida luce!
 © Informati S.r.l. – Riproduzione Riservata

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