25 luglio 2012

IL FALLIMENTO È UFFICIALE…

A cura di Antonio Gigliotti

FATE PRESTO, urlava il più autorevole quotidiano di informazione economica del nostro Paese. Era novembre, le manovre estive non avevano dato i risultati sperati e il governo era in ginocchio. FATE PRESTO, così IL SOLE 24 ORE si rivolgeva all’esecutivo, al Capo dello Stato… al Parlamento. Era il grido di speranza degli industriali preoccupati dallo spread che aveva raggiunto quota 575 e dalle Borse che rotolavano a capofitto verso il baratro dei minimi storici. FATE PRESTO… chiedeva la Confindustria di Emma Marcegaglia.

Al governo v’era la squadra berlusconiana il cui lavoro, soprattutto quello degli ultimi mesi, veniva additato come fallace e inabile a fronteggiare una crisi che era lungi dall’esser stata superata. Pertanto, madre di tutti i mali era stata considerata la politica disattenta dell’esecutivo che era quindi chiamato a deporre le armi e dare spazio a una crescita priva della firma di Berlusconi.

Il naturale epilogo di una siffatta situazione fu che Silvio Berlusconi si recò al Colle e restituì il mandato al Capo dello Stato.

Placati gli animi degli organi di stampa che chiedevano celerità, il Presidente della Repubblica mise tutto il fardello di un Paese piegato dalla crisi sulle spalle del docente bocconiano Mario Monti, che si trascina dietro ancora oggi sapori e odori che rimandano al gruppo Bilderberg e alla Goldman Sachs. Insomma, la chiave dell’economia italiana in mano ai signori delle banche. Così il ligio e rigoroso professor Monti mise insieme una ben amalgamata squadra esecutiva che aveva destato vivo entusiasmo in vista di un pronto salvataggio dei conti pubblici.

Cos’è cambiato in questi otto mesi
? Dove sono le flotte di investitori stranieri alle quali ci avevano preparati i tecnici? Dove sono le imprese italiane in preda a una fiorente rinascita? E l’alleggerimento tributario? Per non parlare dello spread, che ha recentemente oltrepassato quota 520.

E Piazza Affari che solo all’inizio di questa settimana è stata protagonista di un preoccupante crollo. Per non dimenticare poi il debito pubblico, ossia il primario obiettivo che l’opera montiana di risanamento si era prefissata… il NOSTRO debito pubblico che è salito in maniera repentina al 123% del PIL. Ma la lunga lista dei “successi” dell’esperienza Monti non si arresta qui, anzi s’impenna se volgiamo lo sguardo al mondo del lavoro dove la disoccupazione imperversa e la pressione tributaria a carico delle aziende è divenuta a dir poco opprimente. A dirlo sono i sindacati, coi quali l’attuale squadra esecutiva ha più volte dimostrato di non volersi confrontare. Se questi sono i risultati nei quali si confidava all’epoca del conferimento del mandato a Monti, allora c’era qualcosa di insano già a novembre. O forse vi sono dei segnali positivi che noi, gente comune, non riusciamo a scorgere.

A questo punto, colmo di un orgoglio che mi deriva non solo dall’appartenenza a una categoria calpestata ma costantemente presente affianco ai contribuenti, quanto anche dall’essere componente attiva di una società, quella italiana, che oggi più che mai ha diritto a una nuova era, non posso che invocare il mio personale FATE PRESTO.
Spero di non essere il solo a pretendere una repentina inversione di rotta…..e poi consentitemi non vi sembra sconcertante il silenzio dell’autorevole giornale di Confindustria.

A tal proposito, non posso fare altro che chiedermi il perché, dopo il fragoroso baccano e l’allarmante ultimatum di quei giorni di un novembre tanto difficile, l’insigne organo di stampa non senta oggi la necessità di sottolineare il peggioramento della situazione economica e finanziaria, per non dire politica, del nostro Paese. Possibile che, alla luce del sole, il sole stesso non veda?

Intanto si fa un gran parlare delle prossime elezioni e della malcelata speranza di un MONTI BIS. Ma siamo seri! E’ mai possibile che non si abbia il desiderio di voltare pagina e scrivere un futuro diverso da quello preconfezionato per noi dal sistema bancario internazionale? Il presidente tecnico ha dichiarato che lascerà l’incarico nel 2013.. Non ci rimane che sperare nel suo buon senso, visto che il resto del panorama politico italiano ne è privo. Ma, se me lo consentite, pur stimando Mario Monti come docente, non mi fido della sua volontà di non candidarsi.

Del resto, noi commercialisti lo sappiamo che questo genere di promesse sono quelle che stentano ad essere mantenute. Certo, lo abbiamo visto nel caso del nostro attuale presidente Claudio Siciliotti, che all’epoca del primo mandato dichiarò di rinunciare alla possibilità di una seconda candidatura… ma, se non sbaglio, mi pare che ora vi sia proprio lui alla guida della lista che sfiderà la componente di Longobardi. A tal proposito, la domanda sorge spontanea… cos’è che ha fatto cambiare idea al nostro presidente? Non penso proprio che siano stati i successi ottenuti, visto che il voto risicato che si meritano questi anni di mandato è un bel quattro, senza possibilità di recupero.

Quindi, se nella nostra categoria succede che i leader si rimangiano le promesse, perché pretendere che anche sul piano della politica nazionale le cose vadano in una maniera differente, più corretta e rispettosa della parola data? In realtà, io penso che il nostro Paese non abbia più bisogno di governi focalizzati sul carisma di un solo individuo, ma sia maggiormente opportuno ritrovare un team che sia davvero autorevole, di estrazione politica, in grado di rimettere in sesto i nostri punti deboli e riportarci in auge nel contesto europeo.
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