28 agosto 2013

IMPRESE ALLA DERIVA

A cura di Antonio Gigliotti

Autore: Redazione Fiscal Focus
Cari amici e colleghi,
mi accingo a sottolineare qualcosa che genera in me stizza e angoscia, ma che non può esser taciuto. Sono costretto infatti a porre in evidenza, ancora una volta, le gravicondizioni in cui il nostro Paese si trova a vivere, segnalando bugie e imprecisioni di una classe politica che tutto sa fare tranne che agire nel concreto interesse collettivo.

Le imprese chiudono. Non c’è alcuna luce in fondo al tunnel. È ancora tutto nero. Un buio pesto che sta avvolgendo l’intera Penisola. Fino a quando il governo chiuderà gli occhi innanzi a tanto scempio? Sono di questi giorni le drammatiche notizie in merito alle aziende che, complici le ferie, stanno imballando macchinari e strumenti spedendoli alla volta di Paesi meno ostili all’imprenditoria. Buon per loro. Peccato però che, oltre a ferire il sistema economico italiano in maniera insanabile, si lasciano dietro le spalle una marea di operai disoccupati o in cassa integrazione. Ora, al di là del dramma personale e familiare di queste persone, si possono bene immaginare le conseguenze per il bilancio economico e finanziario del Paese. Se la disoccupazione aumenta e le imprese diminuiscono, che senso ha parlare di ripresa? Di periodo positivo? Di recessione ormai alle spalle? Ma li leggono i giornali?

La verità è che abbiamo bisogno di un governo stabile, di una squadra che sia davvero tale, ossia coesa e forte, in grado di fronteggiare le problematiche senza tentennamenti. Purtroppo sia prima che dopo le elezioni dello scorso febbraio il Belpaese è rimasto privo di guide, in balia di minacce e condizionamenti, di falchi e colombe che perseguono interessi di pochi e calpestano i diritti di tutti. Dicono che l’autunno al quale andiamo incontro sarà uno dei più caldi… Beh, io penso che sarà rovente e non soltanto dal punto di vista climatico, quanto anche da quello economico e sociale. Finora i nostri rappresentanti non hanno agito per il bene della collettività, anzi si può tranquillamente affermare che abbiano fatto rimbalzare la palla da una parte all’altra sperando di poter tirare un po’ di più. Però alla fine ci stiamo ritrovando tutti a dover fare i conti con la realtà che è sicuramente meno ottimista e più cruda delle belle parole pronunciate nelle grandi occasioni. I cancelli delle imprese, al rientro delle ferie, sono sbarrati, con catenacci chiusi a doppio mandato da pesanti lucchetti. I dipendenti stanno fuori e i titolari all’estero, in cerca di un posto migliore dove far attecchire la propria impresa. E non è facile prendere decisioni del genere, sia chiaro. Questi imprenditori non sono uomini senza scrupoli, bensì gente che ha faticato un’intera vita per mettere in piedi un’azienda e ora si trova dinnanzi al declino. È naturale che si opti per la sopravvivenza piuttosto che per la morte. E la sopravvivenza è sinonimo di delocalizzazione, di trasferimenti, di ricerca di siti migliori e adeguati alle proprie esigenze produttive ed economiche. Significa, dunque, abbandonare l’Italia. Penso a nomi imprenditoriali famosi come la Firem di Modena, la Hydronic Lift di Pero (Mi), la Om Carrelli di Bari e tante altre aziende più o meno grandi che, in tutto il Paese, stanno vivendo delle problematiche generando panico tra gli operai.

È con una simile realtà che dovranno fare i conti gli uomini di governo quando andranno a decidere sull’Iva, ad esempio. Un aumento dell’aliquota ordinaria dal 21% al 22%, come non mi stancherò mai di ripetere, significherebbe porre un freno ai consumi. E non mi pare che sia una saggia disposizione, soprattutto per un Paese la cui produttività è ferma e che invece avrebbe bisogno di rigenerare il circuito commerciale.

Il governo deve decidere, non può più rimandare. Il tempo vola, “il tempo è come un fiocco di neve, scompare mentre cerchiamo di decidere cosa farne”, scriveva Franco Battaglia. E il tempo perso scompare con una velocità maggiore. Il nostro esecutivo è chiamato a far ruotare il timone della nave e a guidarci verso lidi meno sofferenti. L’alternativa è un naufragio imminente.
 © Informati S.r.l. – Riproduzione Riservata
Iscriviti alla newsletter
Fiscal Focus Today

Rimani aggiornato!

Iscriviti gratuitamente alla nostra newsletter, e ricevi quotidianamente le notizie che la redazione ha preparato per te.

Per favore, inserisci un indirizzo email valido
Per proseguire è necessario accettare la privacy policy