23 aprile 2012

IMU-bis: nuova stangata in arrivo

A cura di Antonio Gigliotti

Il buon pastore deve tosare le pecore, non scorticarle. (Svetonio, Vite dei Cesari, I/II sec.)

L’imposta municipale unica, l’incubo primaverile degli italiani. Ne abbiamo parlato spesso, l’abbiamo spiegata, commentata, ma l’unica sintesi che è emersa consiste nel voler far pagare questa crisi ai cittadini, quelli comuni che si alzano al mattino, vanno a lavorare e fanno tanti sacrifici per mantenere la famiglia.

Ora, d’un tratto, dopo aver fatto loro questo brutto regalo della stangata IMU è in arrivo un’altra brutta e misteriosa cattiva notizia. C’è il rischio di una “IMU-bis” perché nel decreto semplificazioni fiscali è stato inserito, a sorpresa alla Camera, un emendamento che reinterpreta la tassa di scopo (ISCOP), adattandola all’IMU.

Una norma che in sostanza inserisce una nuova tassa sul mattone, un’imposta di scopo nelle mani dei sindaci per finanziare le opere pubbliche comunali.

In realtà la previsione originaria risale al Governo Prodi con la Finanziaria 2007, ma l’imposta non fu utilizzata quasi per niente per finire nel decreto sul Federalismo fiscale dello scorso anno che ha sensibilmente modificato la normativa istitutiva originaria. Oggi ci ha pensato il Governo Monti a ridare vitalità a questa nuova tassa inserendola nel decreto Semplifica-Italia, adeguandone la base imponibile a quella dell’IMU.
L’ISCOP potrà essere applicata per un periodo temporale che è esattamente il doppio di quello originariamente previsto (10 anni invece di 5) e poi potrà finanziare, anziché il 30% dell’opera, il 100%.

Insomma, trattasi niente di più che di una nuova stangata sul mattone, in quanto il funzionamento è uguale all’IMU: la base imponibile è la stessa che si dovrà calcolare partendo dalla rendita catastale (aumentata del 60% dal Decreto Salva-Italia), con un’aliquota del 5 per mille, che andrà a colpire tutti gli immobili, compresa la prima casa, visto che la nuova imposta comunale, a differenza dell’ICI, la colpisce.

Il vero grosso problema, in realtà, è che questa volta la “tassa di scopo” è spuntata nel momento più sbagliato e senza che ci sia la condizione per adottarla: il taglio delle altre tasse, quelle senza uno scopo.

I Comuni avranno quindi la possibilità di finanziare diverse opere, tra le quali il restauro e la conservazione di monumenti e palazzi storici, oltre che la creazione di nuovi spazi per eventi, il potenziamento del trasporto locale, la costruzione o la manutenzione di arredi urbani significativi, giardini e musei.

In sostanza i sindaci individuano le opere, scelgono l'aliquota e i tempi di imposizione ed emettono il regolamento che disciplina l'imposta. Il mancato inizio dell'opera, entro due anni dal progetto, impone la restituzione dell'imposta.

Qualche esponente del Governo si è subito affrettato ad affermare che la tassa di scopo c’era già e che non vi è nessun automatismo che possa portare all’incremento delle tasse locali per colpa della norma del Decreto fiscale passando dallo Stato ai Comuni la facoltà di regolamentare le tasse di scopo e la allinea alla base Imu al posto della vecchia Ici.

Questo, in parte è indubbiamente vero. Lo stesso esponente, però, avrebbe dovuto precisare che i Comuni molto probabilmente saranno quasi obbligati ad introdurla, per via dei tagli statali agli stessi Enti e soprattutto per via dell’IMU che ha sostituito l’ICI, ma non dimentichiamo che questa confluiva tutta ai Comuni, invece, l’IMU per il 50% va allo Stato.

Ed inoltre questa nuova tassa potrebbe arrivare proprio nell’anno in cui gli italiani si ritroveranno a pagare imposte sulla casa maggiorate anche del 200%.

La situazione è seria. Lo è già da molto tempo, ma nessuno vuole vedere le cose come stanno. Al nuovo Governo importa fare bella figura con il mondo finanziario. Passare come salvatore della Patria, ma solo nella forma. Perché aumentare le tasse fa rientrare i conti pubblici ma uccide i cittadini e la crescita. Come si fanno a pagare sempre più tasse quando si guadagna sempre meno, qualsiasi lavoro si faccia? Pubblico, privato, dipendente o libero professionista?

Ogni dato che viene pubblicato, ogni statistica ci dice che va tutto male, sempre peggio. I consumi pro capite già nei primi mesi del 2012 hanno registrato un calo del 3,2%, livello mai toccato dal dopoguerra. Lo stesso PIL, pro capite, nel periodo che va dal 2008 al 2012, è sprofondato di 4 punti percentuali, mentre la disoccupazione è al 9,3%. Il livello più elevato da marzo del 2011. Il mercato immobiliare ha registrato un calo in media del 20% con delle punte che arrivano anche al 50%. A ciò hanno contribuito le Banche tanto care al Governo che dopo aver ricevuto i soldini all’1% hanno preferito, anziché darli ai contribuenti ed imprenditori, investirli in operazioni finanziarie più redditizie.

Un Governo che sceglie chi aiutare e chi no, che crea cittadini di serie A e serie B non è un Governo tecnico, ma politico che decide di aumentare sempre più la forbice tra ricchi e poveri. Ma questo Governo nessuno lo ha votato. Dovremmo ricordarcelo quando siamo costretti a subire provvedimenti che peggiorano il nostro status.

Non c’è legittimazione e chi decide in questo momento non ci rappresenta. E questo è evidente perché non sta facendo nulla nel nostro interesse. Le elezioni iniziano ad avvicinarsi, la politica combina guai sempre peggiori e il popolo degli astensionisti inizia a crescere a dismisura. Lasciamo i professori alle università, coinvolgiamo i veri tecnici nelle soluzioni e soprattutto che la politica torni ad essere l’arte del buon Governo.
 © Informati S.r.l. – Riproduzione Riservata
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