20 maggio 2013

IMU: OPERATORI ALLE CORDE

A cura di Antonio Gigliotti

La famosa tassa sugli immobili, indicata come Imu, era stata introdotta in sostituzione delle vecchia Ici. Purtroppo però la ‘giovane’ imposta, già ancor prima di essere applicata, aveva destato sospetti tra gli operatori del settore in merito a diverse complicazioni relative ai calcoli.

Ma non ci voleva di certo un mago per capirlo! Gli elementi che avrebbero dovuto far insospettire i creatori, prima, e gli operatori, dopo, risiedono essenzialmente nella struttura dell’imposta municipale unica, nella facoltà concessa ai comuni di regolamentare le varie aliquote con decine di casi diversi, e per finire negli sconti e nelle riduzioni varie che gli operatori dovevano attentamente verificare prima di poter determinare il dovuto. Un colabrodo, più che una tassa!

Tuttavia il CAOS IMU non è finito qui! Proprio lo scorso venerdì, dopo settimane di annunci e propagande, il governo ha disposto la sospensione della prima rata in riferimento esclusivo alle prime abitazioni. Un’ulteriore modifica, quindi. E, nello specifico, il settimo intervento al quale la tassa sugli immobili è stata sottoposta fin dal giorno della sua nascita.

A questo punto verrebbe da chiedere se qualcuno abbia fatto presente le problematiche insorte. Ebbene, a un simile quesito si può dare una sola risposta: sì, qualcuno se n’è accorto, ma non si è trattato dei commercialisti. A lanciare il grido d’allarme sono stati, ancora una volta, i CAF (per fortuna che esistono!), che nei giorni passati hanno messo in evidenza che l'ulteriore modifica introdotta porterà circa 100.000 contribuenti, che hanno già pagato la rata IMU per il tramite del mod.730, a dover presentare una nuova dichiarazione per poter recuperare quei soldi già versati per l’imposta che ora risulta sospesa, sul destino della quale per il momento ci sono non poche incertezze.

Ora, si tenga presente che il decreto approvato dalla squadra esecutiva venerdì mattina non dispone circa l’annullamento dell’imposta, ma ne indica una sospensione della prima rata solo sulla prima casa la cui scadenza era posta al 17 giugno. La sospensione sarà in vigore fino a settembre, momento dal quale poi si inizierà a mettere mano a una riforma complessiva chiamata a cambiare il volto del Fisco (così dicono) immobiliare e a ridisegnare i rapporti fra Erario e bilancio locali. Pertanto, ad oggi, nulla cambia per le seconde case o gli immobili posseduti da imprese, la cui rata di acconto va regolarmente versata entro il prossimo 17 giugno. Così, mentre gli operatori del settore, tra i quali troviamo migliaia di commercialisti, cercano di capire come e quanto far pagare, proprio in fase di elaborazione del 730 e di Unico, l’impostazione generale dell’Imu e quella della Tares (non ancora applicata, ma già temuta da amministratori, albergatori e negozianti) vengono rimesse in gioco.

A ciò va ad aggiungersi il fatto che l’ennesima modifica all’Imu porta a galla aspetti che presentano ulteriori elementi di delicatezza, che andranno quindi affrontati dopo una specifica riflessione. In primo luogo, sia come contribuenti che come professionisti del settore abbiamo avuto ancora una volta la prova che, nel nostro Paese, conviene aspettare fino all’ultimo giorno prima di mettersi in regola. In Italia infatti vige la regola del ‘meglio tardi, che mai’, poiché è preferibile aspettare anziché agire in tempo e poi trovarsi con le gambe per aria. In seconda battuta, un altro aspetto di particolare rilevanza riguarda la totale assenza di lungimiranza che dimostrano, in maniera trasversale, i nostri governanti. Il lavoro sul Fisco è sempre legato all’emergenza del momento, quindi affrontato con provvedimenti di durata annuale o semestrale dal raggio d’azione abbastanza debole. Una simile situazione concorre nel rincarare il carico già gravoso sulle spalle dei contribuenti, che dipende non solo dalle tasse introdotte, quanto anche dagli elevati costi affrontati per calcolare tali imposte che poi l’anno successivo risulteranno già superate. Spese su spese, dunque! Da un lato vi sono i versamenti delle imposte, con una pressione fiscale tra le più alte in Europa, dall’altro vi sono i costi dovuti ai calcoli e ricalcoli di tasse in continua evoluzione.

Questo è lo scenario che si presenta ai nostri occhi. Per nulla incoraggiante, direi! Poi, per noi commercialisti il quadro diviene ben più triste se consideriamo che gli unici ad aver lanciato il grido di allarme sono stati i Caf. E noi? Dove eravamo? Purtroppo il problema è sempre lo stesso: l’assenza di governance. Senza una guida forte che raccolga i problemi di tutti e li ripresenti nei confronti pubblici alla stregua di esigenze e richieste, continueremo a rimanere dietro. Oggi sembriamo davvero molto distanti dai problemi reali, paradossalmente soprattutto da quei problemi che investono la nostra ‘base’ che nella maggioranza dei casi si occupa anche di IMU e dichiarazioni dei redditi.

Il futuro comincia sempre adesso”, scriveva il poeta canadese Mark Strand. Tuttavia ritengo che possa davvero avere inizio solo se si crea una rete di cooperazione tra chi decide e chi opera. Purtroppo finora nulla è cambiato, anche la primavera si sta prendendo gioco di noi mascherandosi da inverno… consapevole, forse, che a portare l’afa nei nostri studi saranno i governanti con le loro scelte mal ponderate.
 © Informati S.r.l. – Riproduzione Riservata
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