4 febbraio 2013

LA NUTELLA… PIACE A TUTTI

A cura di Antonio Gigliotti

Cari colleghi,
pare che quando si tratta di accaparrare ricchezze e benefici i nostri politici non guardino in faccia neanche il partito di appartenenza, riconoscendosi in realtà in ben altra fazione: quella che ha fatto del “mangia, mangia” un comportamento ormai troppo frequente tra chi invece dovrebbe incarnare i principi di etica e giustizia. E a dimostrare l’esempio di un simile atteggiamento di natura trasversale sono i disastrosi eventi che hanno coinvolto la regione Lombardia.

Insomma, la regione che sotto elezioni è comunemente definita l’Ohio italiano è nel mirino della Guardia di Finanza a causa di consiglieri che non sanno neanche il significato delle parole “onestà” e “correttezza”. Ricordiamo i famigerati casi Belsito e Lusi (senza dimenticare il loro collega del Lazio, Fiorito, anche lui impelagato in faccende poco lecite né etiche), esempi di bassa, o addirittura inesistente, fede politica che genera inevitabilmente lo sconforto e la fiducia nei cittadini. Rendiamoci conto che questa è gente che, ricevendo a fine mese dai sei ai nove mila euro, ha il coraggio di farsi rimborsare un vasetto di nutella da pochi spiccioli! Così finiamo col porre una livella, come diceva il grande Totò, e scopriamo (se ancora qualcuno non l’avesse capito) che sono tutti uguali. Che il colore che indossano è solo una farsa che raccontano prima a sé stessi e poi a noi, illudendoci che può esistere una certa fede politica quando invece i primi a non crederci sono proprio loro, quelli che vorrebbero darla a bere a noi. Ecco chi pretende di governarci! Individui tanto aridi da andare ad elemosinare anche il biglietto dell’autobus!

Ora, i nomi cambiano, ma la stoffa rimane sempre quella! E fra un mese saremo chiamati a votare sia come categoria che come cittadini italiani il rinnovo dei vertici. Che fare? Ebbene, il mio parere, alla luce di tali vergognose situazioni, è che bisogna stare attenti, dare il mandato senza farsi strappare con facilità la nostra fiducia. A tal proposito, mi viene in mente una vecchia storiella ebraica.Un uomo chiede a suo figlio di saltare giù dalla finestra. Vedendo il ragazzo esitare, il padre si fa avanti e chiede: “Non ti fidi di tuo padre?”. A queste parole, sentendosi in difetto, il giovane decide di saltare e nell’impatto rimane ferito. “Ecco, adesso lo sai - dice il padre al figlio in lacrime - non devi fidarti di nessuno. Nemmeno di tuo padre”.

Si tratta certamente di una storia inquietante, che però induce a una riflessione fondamentale: se anche mio padre mi può tradire, come posso avere fiducia in qualcuno? Si consideri, a questo punto, che la fiducia è anche abbastanza “pericolosa”, in quanto comporta sempre il rischio che il depositario non sia all’altezza delle nostre aspettative o, peggio ancora, che tradisca deliberatamente la fiducia che riponiamo in lui.

Beh, penso che basterebbe da parte dei politici solo un po’ di attenzione alla nostra cultura e alla nostra storia. Se aprissero qualche libro arriverebbero persino a scoprire che gli antichi consideravano la fiducia come uno dei pilastri della giustizia. Nell’antica Roma non si poteva venir meno alla parola data, anche a costo della propria vita. Non rispettare gli impegni presi rappresentava una mancanza imperdonabile. E dovrebbe essere così anche oggi! Dal momento in cui do la mia parola o faccio una promessa o un giuramento, mi impegno in una relazione sacra, dove fiducia e lealtà diventano indissociabili. Non si tratta di cose d’altri tempi, in quanto il significato da dare alla parola “fiducia” non è mai mutato.

Ovviamente è un ragionamento valido anche per la nostra categoria. Quanta fiducia riponiamo e abbiamo riposto nei nostri rappresentanti del Consiglio Nazionale? E con quali risultati? Ebbene, direi cha la risposta a un simile quesito sia sotto gli occhi di tutti. Siamo una categoria senza autorevolezza, non siamo utili a nessuno (almeno così pare), però allo stesso tempo siamo sfruttati da tutti!! E posso aggiungere, in base alla mia esperienza, che andare nei vari programmi radio e tv per commentare i dati diffusi dalle varie associazioni di altre categorie è a dir poco sconfortante.

Dobbiamo riconquistare la nostra autorevolezza, costi quel che costi.

Per tale ragione ritengo che d’ora in poi sarà opportuno riservare la nostra fiducia a chi davvero dia prova di sapersela guadagnare. Eppure non si tratterà di una fiducia cieca, bensì di un mandato vigile con un costante coraggio di alzare la mano e denunciare le irregolarità qualora le promesse non dovessero coincidere coi fatti. Fiducia sì, ma non incondizionata! E per far ciò bisogna stare attenti e osservare le persone che ci rappresentano, analizzarne i comportamenti e confrontare i fatti con le promesse. “Non basta guardare – diceva Galileo Galilei - occorre guardare con occhi che vogliono vedere, che credono in quello che vedono”.
 © Informati S.r.l. – Riproduzione Riservata
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