14 agosto 2013

LEZIONI DALLE SPIAGGE

A cura di Antonio Gigliotti

Cari amici e colleghi,
l’estate è ormai al culmine e, come spero gran parte di voi, anche per me è arrivato il momento del meritato riposo. Complice la difficile congiuntura economica del Paese, visti i tempi magri, le vacanze si sono dimezzate e, a differenza del passato, ci si sta abituando sempre più al cosiddetto mordi e fuggi. Dunque, accompagnato dai fedeli quotidiani, mi sono concesso qualche ora al mare, con la speranza che più che dall’ombra l’ombrellone potesse ripararmi dallo stress accumulato nel corso dell’anno!

Così tra una pagina e l’altra, sfogliate nel caldo focoso di metà agosto, per ingannare un tempo che sembra non scorrere mai, mi sono fermato a parlare con uno degli animatori del lido, un ragazzo di origine tunisina. La sua storia mi ha colpito perché mi ha dato modo di conoscere meglio il mio Paese guardandolo con gli occhi di una persona che potrebbe ben definirsi ‘estranea’. Il ragazzo mi ha infatti raccontato la sua vita, le sue esperienze e le ha messe al confronto con la situazione italiana e di molti suoi coetanei che, dopo anni di sacrifici e di studio, trovano solo porte sbarrate e vie preferenziali per i raccomandati. Il giovane animatore tunisino vive prevalentemente fuori dal nostro Paese, salvo poi tornarci d’estate quando si unisce per lavoro al gruppo di animazione. Si presenta subito come un tipo spigliato e preparato. Conosce sei lingue e guarda molta tv, ma non quella italiana!! Ai programmi di casa nostra preferisce infatti quelli francesi o Al Jazeera. Poi mi parla dell’Italia, il Paese dove non vive, ma nel quale ora sta lavorando. Il mio Paese, insomma. E ne tratteggia le problematiche in maniera impeccabile. Lui, in linea generale, si trova bene nella Penisola, ma ne avverte le debolezze. In particolare, ritiene che uno dei mali peggiori che ci affligge è la poca meritocrazia. Anzi, il giovane tunisino ritiene che sia addirittura assente dal nostro sistema Paese, soprattutto per quel che concerne il connubio giovani/lavoro. Nei Paesi in cui gli è capitato di vivere e lavorare il sistema si basa sulle competenze del giovane da assumere; in Italia, a suo dire, non conta se vi è preparazione e competenza, quanto invece se ti ha presentato ‘qualcuno che conta’. In parole povere, da noi non v’è spazio per i giovani.

Ho capito subito che non si trattava di lamentele sterili, in quanto mi stavo confrontando con un ragazzo che non si era mai tirato indietro quando c'era da lavorare. Il giovane animatore infatti aveva svolto già altri mestieri, studiando e avendo modo di imparare le diverse lingue sul campo. La nostra lingua è quella che conosce di meno, anche se io non me ne sono accorto, tanta era la sua dimestichezza nel farsi comprendere. A lui l’Italia piace, ma non ci vivrebbe.
Alla fine della chiacchierata, dopo aver sorseggiato un rigenerante bicchiere d’acqua, mi ritrovo, da un lato, a temere d’avere immaginato tutto, e, dall’altro, a dover dare tristemente ragione al giovane tunisino. Ho infatti vissuto sulla mia pelle le difficoltà di dover affrontare la giungla delle raccomandazioni, che nascondono i meriti e le competenze per spianare la strada a chi non ha mai dovuto faticare per guadagnarsi il proprio spazio. Quanti ragazzi, anche laureati, sono rimasti oppressi da un simile sistema? Quanti, abbandonate le speranze di potersi affermare, vanno a riempire le postazioni dei call center, finendo per essere sfruttati e vedendosi calpestate le conoscenze acquisite durante gli anni di studio?

Ecco, il giovane animatore mi ha dato una vera lezione di vita che per qualche ora mi ha fatto dimenticare le ipocrisie scritte a caratteri cubitali sui giornali, mettendo innanzi ai miei occhi la realtà nuda e cruda!
 © Informati S.r.l. – Riproduzione Riservata
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