18 febbraio 2014

LEZIONI DI VITA DA ELKANN

A cura di Antonio Gigliotti

Cari amici,
ormai è ufficiale: non riesco più a trascorrere un fine settimana in pieno relax. Avevo sperato di poter godere di qualche ora piacevole correndo, alla luce anche del clima favorevole. Messi da parte i ferri del mestiere, ero in procinto di infilare le scarpette e uscire di casa quando la mia attenzione è stata catturata da alcune dichiarazioni esternate di recente da uno dei più fortunati ereditieri d’Italia: John Elkann.

Il giovane, dopo una vita trascorsa a costruire da solo le basi per il proprio futuro, iniziando dal basso come operaio fino ad arrivare al massimo livello della gerarchia industriale, vale a dire alla carica di presidente della FCA, è stato invitato a illustrare la propria sacrificata esperienza a circa seicento studenti nel corso di un evento organizzato dalla Banca Popolare di Sondrio. Elkann ha raccontato agli studenti il proprio percorso esistenziale, che lo ha condotto a divenire il numero uno dell’ex azienda automobilistica italiana recentemente convertita in FCA, con sede legale ad Amsterdam e fiscale a Londra. Il ragazzo, nato nel 1976 da Margherita Agnelli e dal giornalista Alain Elkann, dopo il diploma a Parigi e la laurea in ingegneria gestionale a Torino, ha fatto la gavetta come operaio nelle industrie di famiglia e, dopo duri, durissimi, sacrifici, solo in virtù dei propri meriti, come sarebbe potuto accadere a uno qualsiasi degli operai Fiat (!), è stato investito della carica di presidente.

Il giovane presidente, prendendo quindi le mosse dal proprio vissuto, denso di impegno e determinazione , nonché caratterizzato da un futuro incerto (!), si è quindi soffermato sulla piaga della disoccupazione giovanile, spiegando che in realtà il problema sono proprio i giovani che non hanno ‘la giusta determinazione’ per trovare un lavoro. Insomma, i giovani d’oggi non potranno mai sperare di riuscire nelle vita come è accaduto a lui, ma non perché non sono proprietari del più forte gruppo automobilistico d’Italia, quanto più che altro perché hanno difficoltà a lasciare le mura domestiche, dove sono coccolati e serviti. Ora è tutto più chiaro! Il presidente della FCA ha finalmente spiegato l’origine dell’alto tasso di disoccupazione tra le giovani generazioni. Il problema non sono le deboli politiche occupazionali né il cuneo fiscale troppo altro, bensì la riconosciuta pigrizia e la scarsa ambizione dei giovani. Perché non pensarci prima! E poi Elkann ha anche sottolineato la bufala che in Italia non esista la meritocrazia! Insomma, lui è stato valutato per i suoi meriti e per quelli, solo per quelli, non v’è dubbio, è arrivato al più alto gradino dell’azienda. Ora, che importa se l’azienda in questione è di famiglia?

Ecco, non mi dilungo più sulle dichiarazioni di questo strano soggetto, che a pancia piena si mette a illustrare realtà che, buon per lui, non conosce. Riconoscendo che ci sono anche quei ragazzi svogliati, che non trovano lavoro perché neanche lo cercano, non si può però credere che sia questa la maggioranza dei casi, nonché la causa fondamentale della disoccupazione giovanile, giunta in Italia ormai a quota 40%, secondo i più recenti dati diffusi dalla Banca centrale europea.

A questo punto mi chiedo cosa ne sappia, il giovane e meritevole presidente della FCA, dei sacrifici dei suoi coetanei italiani. Di quelle migliaia di ragazzi che hanno studiato, che si sono portati a casa la laurea e l’hanno lasciata lì, perché la momento il Paese ha potuto offrire loro solo un posto come operatore di call center? Per carità, occupazione degna di rispetto, ma che sfido essere l’aspirazione di un giovane studente universitario! Mi riferisco ai laureati, ma il ragionamento non esclude chi si è fermato al diploma. Di questa generazione di giovani istruiti e disoccupati (non per scelta!) Elkann non ne sa proprio niente! Lui si è trovato in mano una grossissima azienda che, a conti fatti, non sta gestendo neanche di persona, perché se non fosse per le scelte azzardate del fido Marchionne non esisterebbe nemmeno la FCA.

Insomma, questi giovani italiani non solo non piacciono ai politici, e già lo abbiamo visto con i bamboccioni di Padoa-Schioppa e con i choosy dell’ex ministro del Lavoro, Elsa Fornero, ma a quanto pare non sono graditi neanche dagli industriali. Sarà per questo che la Fiat ha preferito andare all’estero? Non lo so, potrebbe darsi. Magari questa massa di giovani svogliati, schizzinosi, casalinghi, avrà demotivato l’impresa italiana che, pur avendo usufruito di soldi statali, sta voltando le spalle al proprio Paese.

Mi chiedo però se sentivamo davvero il bisogno di questo nuovo intervento ‘castigatore’. L’Italia e gli italiani non penso lo meritino, soprattutto alla luce dell’instabilità causata dalle varie staffette e dai rimpasti di governo. Insomma, ci bacchettano da tutte le parti, però poi gli unici a sbagliare sono proprio loro.

Non mi piace sentire simili dichiarazioni. Non mi piace perché vedo quotidianamente ragazzi anche più piccoli del giovane Elkann che fanno sacrifici, rimboccandosi le maniche per lavori che di certo non avrebbero mai desiderato fare. Pertanto vorrei concludere non con una riflessione letteraria, come spesso mi è capitato di fare, bensì con una citazione tratta dall’attualità. “John Elkann è uno che appartiene ad una famiglia che ha distrutto una quantità industriale di posti di lavoro e, di conseguenza, anche le speranze di molti giovani. È una vergogna che uno degli Agnelli dica che oggi in Italia i giovani hanno i posti di lavoro. Uno che si permette di dire che i ragazzi stanno a casa perché non hanno voglia di lavorare, perché il lavoro c’è, è un imbecille, lo tengano a casa, lo tengano un po’ a riposo, vada a sciare”, ha dichiarato Diego Della Valle, che di certo non è un poveraccio né ha dovuto fare grandi sacrifici nella vita, ma a quanto pare ha molta più lucidità del giovane rampollo Agnelli!
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