1 ottobre 2013

LORO LITIGANO... NOI PAGHIAMO

A cura di Antonio Gigliotti

Autore: Redazione Fiscal Focus
Cari amici e colleghi,
da un po' di giorni la confusione dilaga e noi non riusciamo più a capire il linguaggio dei politicanti, mentre loro hanno perso ormai di vista i problemi reali degli italiani.

A onor del vero, la situazione non è mai mutata da decenni, tuttavia oggi la distanza tra noi e loro è divenuta ben più ampia.

Prendiamo ad esempio l’aumento Iva, al quale siamo stati costretti ad assistere ieri, col passaggio dal 21% al 22% dell’aliquota ordinaria. Loro hanno continuato a litigare, mentre sulle famiglie degli italiani andava concretizzandosi un aggravio che, secondo le diverse associazioni di categoria, si quantificherà in una cifra oscillante tra le 200 e le 350 euro l'anno.

Eppure ho il timore che questo ‘inevitabile’ aumento dell’Iva non possa portare nulla di sostanzioso delle casse dello Stato, poiché l’unico risultato che ne verrà fuori sarà un evidente calo dei consumi. Le vendite hanno già subito una grossa depressione, questo aggravio dell’Iva non porterà altro che un’ulteriore inibizione degli acquisti. I consumi sono quindi disincentivati, gli italiani spenderanno di meno e il gettito complessivo, ossia quello che avrebbe dovuto dare ossigeno e liquidità allo Stato, si contrarrà ancora di più.

A questo punto bisogna considerare che, di solito, quando si opta per una modifica delle aliquote (Iva o tassazione diretta), si è mossi da due motivazioni alternative: da un lato, si può decidere l’aumento in base a scelte di politica fiscale, tra le quali vi è la volontà di rendere più conveniente l'apertura di nuove attività, anche in entrata dall'estero per effetto di più basse aliquote di tassazione; dall’altro, la modifica (in aumento) potrebbe invece nascere dalla necessità di coprire buchi di bilancio. Ora, a prescindere di quale delle due direttive abbia adottato il nostro Paese, è chiaro che oggi l’aliquota ordinaria Iva ha raggiunto quota 22%, ponendo l’Italia accanto alla Slovenia e ad altri dieci Stati, fino ad arrivare all’Ungheria dove l’aliquota ordinaria Iva è posta al 27%. Tuttavia, non possiamo rallegrarci solo perché abbiamo ‘compagnia’, in quanto la differenza tra il nostro Paese e questi ‘vicini’ sta nel fatto che gli stessi hanno livelli di tassazione del reddito sensibilmente inferiori al nostro.

Inoltre è chiaro che qualsiasi oscillazione dell’aliquota Iva porta con sé delle variazioni al livello dei consumi, quindi un trasferimento del maggior tributo. Per quanti (veramente pochi) hanno la fortuna di avere una domanda rigida, vi sarà la possibilità di recuperare il maggior onere con l’aumento dei prezzi, oppure trarranno, addirittura, vantaggio per effetto di un aumento del prezzo maggiore dell'aliquota. Tutti gli altri, ossia commercianti e artigiani in genere, che hanno difficoltà nel piazzare i prodotti, dovranno ridurre i margini e accollarsi l’inatteso aumento delle aliquote.

Inoltre, l’aumento dell’aliquota ordinaria Iva ha portato anche altri problemi di carattere operativo, come la gestione contabile (non dimentichiamo che l'aumento si applica con modalità diverse a seconda del bene o del servizio). A ciò si aggiunge poi l’effetto sorpresa. Occorre a tal proposito ricordare,che molti operatori si erano ‘fidati’ degli annunci (dati per certi) circa la sospensione per tre mesi dell’aumento. Questi sono stati dunque colti di sorpresa e non hanno potuto adeguare tutto all’ultimo momento. Il ritardo però, questa volta, non potrà di certo essere addebitato a loro, quanto invece a quella dannata politica che aveva fatto credere con annunci vari nella sospensione dell’aumento, tanto che addirittura lo stesso Consiglio dei ministri convocato per la sera di venerdì scorso aveva all'ordine del giorno un decreto legge che avrebbe dovuto congelare le aliquote. Purtroppo però non erano stati fatti i conti con la crisi di governo!

In definitiva, se proprio vogliamo trovare un lato positivo in questa situazione paradossale, possiamo almeno consolarci pensando che l’aumento è scattato a inizio mese e a inizio trimestre. Ricorderete, infatti, quanta ironia aveva suscitato, tra i Paesi vicini, l’aumento precedente, fissato per le ore 0 di una sabato intermedio, il 17 settembre, di due anni fa.

La mia speranza, che immagino largamente condivisa anche da voi, è che in futuro le decisioni possano esser prese con maggior cognizione e che non siano sempre dettate dall’emergenza. Confido nel fatto che, se proprio bisogna aumentare un’imposta, lo si inserisca come punto nella legge di stabilità in modo che la disposizione sia operativa da inizio d’anno. Purtroppo per arrivare a simili consapevolezze bisognerebbe avere una classe politica davvero all’altezza della situazione. Sfortunatamente i nostri addetti ai lavori pensano a presenziare ai vari talk show… anche se, considerando come vengono nominati ministri, viceministri e sottosegretari, alla fine tutto torna…

A questo punto, si può ben dire che il governo italiano (o i governi che si sono succeduti) abbia dato concreta dimostrazione di quanto affermato quasi un secolo fa dall’inglese Henry Adams, vale a dire che “la politica pratica consiste nell'ignorare i fatti” e, aggiungerei io, nel fare l’interesse del singolo sulla pelle della collettività.
 © Informati S.r.l. – Riproduzione Riservata
Iscriviti alla newsletter
Fiscal Focus Today

Rimani aggiornato!

Iscriviti gratuitamente alla nostra newsletter, e ricevi quotidianamente le notizie che la redazione ha preparato per te.

Per favore, inserisci un indirizzo email valido
Per proseguire è necessario accettare la privacy policy