23 ottobre 2012

Nessun dorma, nessun dorma!

A cura di Antonio Gigliotti

C’era una volta lo Statuto del Contribuente, vale a dire la Legge 212/2000, che serviva a dare tutele effettive agli italiani in materia di adempimenti tributari. Ebbene, questa legge può ben definirsi alla stregua di una cattedrale nel deserto perché, ad oggi, recenti stime ne hanno individuato ben 450 violazioni, il che vuol dire che in 450 casi il legislatore è venuto meno agli accordi stipulati nel 2000 col contribuente. Ultima decisione esecutiva sulla scia delle infrazioni dello Statuto è quella contenuta nella Legge di stabilità per il 2013 e concerne la retroattività delle detrazioni e deduzioni fiscali. Proteggendosi con lo scudo del bilancio pubblico, il governo è intervenuto col fine di incassare anticipatamente con Unico 2013 imposte che invece sarebbero dovute pervenire con Unico 2014. Poi, oltre alla violazione al divieto della retroattività, si aggiunge quella del divieto di introdurre nuove tasse avvalendosi dei decreti legge. Fenomeno che dal luglio 2011 (per circoscrivere temporalmente l’analisi) ad oggi si è puntualmente presentato, a prescindere dai governi in carica. Ma a venir meno ai dettami dello Statuto non è solo il versante esecutivo, bensì anche l’Amministrazione Finanziaria che, soprattutto negli ultimi anni, ha acuito la propria crociata contro l’evasione fiscale finendo col calpestare persino l’espresso diritto alla tutela dell’affidamento nonchè la buona fede sugli errori del contribuente, sancito altresì dallo Statuto. I casi di infrazione ai danni della salvaguardia dei contribuenti non finiscono qui, ma quelli esposti rappresentano dei chiari esempi di quanto pungente sia diventata la situazione nel settore fiscale.

Come riportare tutto questo alla nostra realtà di categoria che ha quotidianamente le mani in pasta col Fisco? Ebbene, non siamo forse noi i diretti mediatori tra contribuenti e Amministrazione Finanziaria? Dov’eravamo quando lo Stato pretendeva puntualità dai nostri clienti senza però darne, a sua volta, una chiara dimostrazione? Ecco, io ero nel mio studio, a cercar di far quadrare i conti e spiegare ai miei clienti come funzionano le cose. Come me, migliaia di colleghi si davano da fare per effettuare al meglio e senza inciampi le consulenze e prestazioni loro richieste. Ma mentre noi sgobbavamo (è il caso di dirlo), i governanti del Paese rendevano più difficile il nostro lavoro limitando altresì i diritti dei contribuenti, mentre i rappresentanti di categoria non sapevano come trovare una soluzione al problema. Perché metto tutti nello stesso calderone? Dunque, se è vero che il legislatore (ossia i governi che si sono succeduti) ha emanato norme e provvedimenti appesantendo e spesso violando la Statuto dei diritti del contribuente, è altrettanto innegabile che dal fronte di noialtri commercialisti nessuno ha mosso un dito né per difendere la categoria mediatrice né per tendere una mano ai contribuenti (come se non lo fossimo anche noi stessi!).

Si badi che non sono il solo a dirlo e questa non è sicuramente una soddisfazione. Non può esserlo, in quanto raccogliere il dissenso tra i colleghi significa ancora una volta tastare con mano il “nulla di fatto” degli ultimi anni. Molti commenti sono infatti giunti presso la nostra redazione e tra le righe dei colleghi ho letto disillusione, delusione e sdegno… Ma non rassegnazione! Questo è ciò che conta! Noi commercialisti siamo stanchi di vedere un Fisco ogni giorno più controllore e meno controllato, fortezza inespugnabile del potere tributario, pronto a criminalizzare i contribuenti abbattuti dalla crisi in un Paese che tace poi su nefandezze ancor più grosse. E siamo parimenti stanchi di vederci divisi, senza peso nei confronti dell’Amministrazione Finanziaria. Qualcuno mi scriveva che siamo addirittura “schiavi” di questo Fisco che si sta repentinamente accaparrando sfere operative finora gestite (bene) dai dottori commercialisti e dagli esperti contabili.

Ma “noi” dove siamo? Questo mi chiedo. Cosa stiamo facendo? Intendendo con quel “noi” una dirigenza che non ha saputo sbattere i pugni neanche quando è stata direttamente interpellata. Vogliono semplificare l’Italia, la vogliono liberalizzare e sperare che così possa crescere… Ma dove si va se all’interno del Paese vi sono delle forze e delle risorse così palesemente bistrattate? Verso quale crescita speriamo di incamminarci quando non si è in grado di tutelare i contribuenti né di tenere in debita considerazione una categoria professionale come la nostra che è essenziale nella gestione degli adempimenti tributari?

L’impasse nel quale sono piombati i risultati delle ultime elezioni del Cndcec non è forse un lampante esempio di una situazione che si mostra giorno dopo giorno più difficile da gestire?

La “base”, come abbiamo visto, ha bisogno di protezione, ma alla luce delle violazioni indisturbate compiute ai danni dello Statuto del Contribuente, anche i contribuenti hanno bisogno di una guida che sappia scindere le buone decisioni da quelle errate. E non è forse il commercialista questa guida? Ma come si può credere che egli possa svolgere in maniera efficiente la propria professione se a monte è rimasto privo di garanzie, di rappresentanza e di tutele? Vorrei dare una risposta a tali quesiti, ma oggi più che mai sono convinto che le risposte non necessitino di parole, bensì di fatti. E allo stato attuale, fatti non ce ne sono.

Nessun dorma, nessun dorma!”, gridava nella notte buia il principe ignoto di pucciniana memoria… “Nessun dorma” è la preliminare richiesta che la nostra categoria presenta al gruppo che ci dovrebbe guidare e rappresentare. Qui non si rischia certo di perdere la testa, anche se in gioco v’è una posta altrettanto alta: la dignità dei commercialisti e dei contribuenti!
 © Informati S.r.l. – Riproduzione Riservata
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