19 novembre 2012
19 novembre 2012

NUOVO OLIO PER QUESTA LAMPADA

A cura di Antonio Gigliotti

Ormai non v’è alcun dubbio, nel Paese dei paradossi tutto è possibile! Tant’è che, tra gli altri innumerevoli eventi, accade anche che a dover giudicare le sorti di un candidato di una ben precisa tornata elettorale, sia il candidato a esso contrapposto.

Tale, in sintesi, si presenta lo scenario della nostra categoria, in questi giorni ancora alle prese con la graduale evoluzione del capitolo “elezioni del Cndcec”, questione ancora palesemente irrisolta.

Ricordiamo tutti che nelle scorse settimane la Procura della Repubblica di Aosta era stata raggiunta da sette istanze inoltrate da altrettanti colleghi appartenenti alla lista Siciliotti avente in oggetto il riesame dell'atto di trasferimento del collega (e candidato) Giorgio Sganga. Conseguentemente il P.M., in sede civile, inoltrò, in tutta fretta (!), ricorso ex art. 37 del D.Lgs. n. 139/05 avverso la deliberazione dell’Odcec di Aosta che stabiliva il trasferimento del citato collega presso quell’Ordine. Ora la decisione finale è rimessa nelle mani del Consiglio nazionale, composto da ventuno colleghi fra i quali il presidente ed altri undici sono candidati alle elezioni del Cndcec.

A parte la valutazione sul merito del ricorso, che qualora dovesse essere accolto significherebbe mortificare e limitare l'autonomia decisione di ogni libero professionista a manifestare in piena libertà l'intenzione di scegliere questo o quel domicilio professionale, mi chiedo se non siamo davvero davanti a una situazione senza né capo né coda, nella quale chi ha il potere decisionale è la stessa persona che potrà poi godere dei benefici della stessa decisione espressa.

È pur vero che non si piange sul latte versato, non essendo questo un comportamento costruttivo per una categoria che sta attraversando il momento peggiore di tutta la sua esistenza. Appare ben chiaro, dunque, perché ho esordito parlando di paradossi. Non può forse, questo termine, rappresentare in pieno l’impasse che si è venuto a creare e che va ad ampliarsi se si dovesse tener conto altresì della ferita aperta di Bari ed Enna? Ebbene, ecco altre due incognite a causa delle quali il Consiglio nazionale si è beccato una dura bacchettata da parte del Ministero. E come si sono limitati a reagire i nostri rappresentanti? Con una lettera di giustifica, quasi alzando le mani innanzi alla presunta inoperosità da essi dimostrata e, questa volta, sottolineata anche dal dicastero.

Eppure il nostro presidente sa perfettamente come mettersi in prima linea e recita la sua parte a meraviglia quando c’è da mettersi in mostra. Assente nelle occasioni veramente importanti, quando risulta necessario mostrare fermezza ed essere propositivi, ma presente quando la categoria viene defraudata. Una presenza sorridente, quanto imbarazzante quella del capo della nostra governance alla cerimonia di consegna del Registro dei revisori e di quello dei tirocinanti. Sono le immagini diffuse dello stesso portale ufficiale della categoria e poi trasmesse dai quotidiani a darne prova. Era proprio necessaria la sua presenza? Non si poteva fare a meno di partecipare all’allestimento di quella che sta rappresentando una delle più grandi sconfitte dei commercialisti in questi ultimi anni? Non avrebbe potuto adottare il suo atteggiamento di sempre, ossia l’assenza, l’indifferenza… La noncuranza? Non sarebbe stato più significativo se avesse mandato un rappresentante al suo posto? Allora sì che avrebbe dato prova di avere a cuore la categoria, le sue sofferenze e il desiderio di rivalsa.

Purtroppo nessun consulente d’immagine o consigliere politico ha avuto la brillante idea di suggerire al nostro presidente l’opportunità di fare un passo indietro. Quel passo indietro che dovremmo fare tutti, per il bene dell’intera categoria. Ma chi ci governa sembra intenzionato a portare a compimento una legislatura fatta di omissis e parate, senza tener di alcun conto ciò di cui ha realmente bisogno la bistrattata base. Così ci ritroviamo con una rappresentanza giuliva quando si tratta di fare concessioni (per noi molto lesive) agli organi ministeriali, ma carente d’iniziativa e di operosità nel momento in cui è chiamata a tenere ben strette le redini della categoria.

È pur vero che viviamo in un’epoca che dà libero spazio a tutto e al contrario di tutto, ma non posso davvero credere che le cose possano continuare a procedere verso una siffatta direzione senza che nessuno si accorga del grave conflitto d’interessi, prima, e di onestà intellettuale, poi, che si sta per verificare in cima ai vertici della nostra categoria. Risulta moralmente difficile accettare che a decidere le nostre sorti siano soggetti che hanno tanto di guadagnato nel dare un giudizio negativo alla faccenda. È mai possibile che non si abbia la percezione dell’estrema delicatezza che ha questo momento? Cosa potrebbe sperare di ottenere la categoria se la futura governance prenderà i natali da giochi di potere, di interessi… Di poltrone? Per questo oggi, più che mai, risulta opportuno che tutti, a partire dai massimi vertici, si facciano un sano esame di coscienza e decidano di farsi da parte, di non interporsi più in questioni dalle quali dipende la crescita, lo sviluppo e il futuro della categoria dei dottori commercialisti e degli esperti contabili.

Perché una lampada continui a bruciare bisogna metterci dell’olio”, affermava Madre Teresa di Calcutta. La nostra categoria desidera continuare ad alimentare la propria fiamma fatta di idee, di uomini e donne che lavorano quotidianamente con diligenza e rigore, di giovani che vorrebbero avvicinarsi a questa professione e di colleghi che vorrebbero davvero lavorare per migliorarla, pertanto facciamo in modo che quest’olio non si esaurisca proprio ora che v’è un evidente bisogno che la lampada continui a far luce.
 © Informati S.r.l. – Riproduzione Riservata
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